torta al cioccolato

Ciambella ricotta, cocco e cioccolato bianco

Ciambella ricotta, cocco e cioccolato bianco
Ciambella ricotta, cocco e cioccolato bianco

CIAMBELLA RICOTTA, COCCO E CIOCCOLATO BIANCO

Una torta soffice e golosa, semplice, delicata, ideale da mangiare a colazione o a merenda, accompagnata da una tazza di the bianco o verde.

Per questa ricetta ho usato farina di cocco, ricotta e yogurt bianco, ma voi potete benissimo utilizzare solo la farina 00 (o la farina di riso, che rende i dolci ancora più soffici rispetto alla farina tradizionale) e lo yogurt al cocco e/o la fialetta di aroma al cocco, in base alle vostre preferenze.

Vi consiglio oltremodo di decorare il dolce con una spolverata di zucchero a velo (come ho fatto io) e di scaglie di cocco (io ho omesso questa variante), così da esaltare maggiormente il gusto della torta.

Ingredienti:

250 gr di farina 00
250 gr di ricotta
100 gr di farina di cocco
125 ml di yogurt bianco
3 uova
50 gr di burro a temperatura ambiente
250 gr di zucchero di canna
100 gr di cioccolato bianco
1 bustina di lievito per dolci
Zucchero a velo e scaglie di cocco grattugiato (q.b. per decorare)

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 180 gradi.
In una ciotola, unire le uova con lo zucchero di canna, lo yogurt bianco, la ricotta e il burro a temperatura ambiente, mescolando bene per ottenere una crema omogenea.
In un pentolino, sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria (in alternativa, scioglierlo al microonde per 1 minuto alla max potenza) e, una volta fuso, unirlo al composto con le uova.
Aggiungere infine la farina 00, la farina di cocco e il lievito in polvere, e mescolare bene per creare un impasto omogeneo e senza grumi.
Versare l’impasto in uno stampo in silicone (o in una teglia rivestita di carta forno).
Cuocere la ciambella in forno caldo a 180 gradi per 1 ora.
Sfornare e lasciar raffreddare.
Prima di servire, decorare la Ciambella ricotta, cocco e cioccolato bianco con una spolverata di zucchero a velo e scaglie di cocco grattugiato.

Rotolo alla marmellata

Rotolo alla marmellata
Rotolo alla marmellata

Rotolo alla marmellata

Il Rotolo alla marmellata è un dolce tipico della pasticceria italiana, amato da tutti, grandi e piccini: una friabile pasta biscotto farcita con marmellata di frutta (io ho scelto la marmellata di fragole ma voi potete usare qualsiasi altra marmellata a vostra disposizione, come visciole, frutti di bosco, ecc.) o generose cucchiaiate di Nutella.

Si tratta di un dolce facile, veloce (si realizza in meno di mezz’ora!) ed economico (pochi ingredienti, uova, zucchero, farina e marmellata) che piacerà sicuramente ai vostri ospiti o che, in alternativa, potrete gustare anche come merenda accompagnato da una tazza di the ai frutti di bosco… che ne dite? Può piacervi?

Questa ricetta può essere servita anche a chi è intollerante al glutine e al lattosio, avendo cura di sostituire la farina 00 con il mix di farine senza glutine.

 

Ingredienti:

4 uova

80 gr di zucchero (di canna o semolato, come preferite)

70 gr di farina 00

1 vasetti di marmellata di fragole (o altro gusto a vostra scelta. Es. frutti di bosco, visciole, ecc.)

zucchero a velo q.b. (facoltativo)

 

 

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 180 gradi.

Rompere le uova e separare i tuorli dagli albumi.

In una ciotola, sbattere i tuorli con lo zucchero utilizzando le fruste elettriche o una frusta manuale, per ottenere un composto spumoso.

Aggiungere la farina setacciata e mescolare per amalgamare bene gli ingredienti.

Montare gli albumi a neve e aggiungerli al  composto con le uova, mescolando delicatamente dal basso verso l’alto, per evitare di smontare gli albumi.

Rivestire una teglia di carta forno e trasferirvi il composto cercando di livellarlo per renderlo piatto.

Infornare a 180 gradi e cuocere per circa 10 minuti, fino a quando la pasta biscotto non sarà diventata chiara e morbida.

Inumidire un canovaccio e stenderlo su un ripiano.

A fine cottura, rovesciare la pasta biscotto sopra il canovaccio e farcirlo con la marmellata di fragole.

Arrotolare la pasta biscotto facendola scorrere con il canovaccio.

Avvolgere il rotolo con la carta pellicola e tenerlo in frigorifero fino al momento di servire, in modo che si compatti.

Servire il Rotolo alla marmellata intero o già tagliato a fette, magari aggiungendo una spolverata di zucchero a velo.

Brownies al caramello salato

Brownies al caramello salato
Brownies al caramello salato

Brownies al caramello salato

Anche se all’inizio non amavo particolarmente il brownies, ora ne sono diventata una fan accanita! Un morbido dessert cioccolatoso, soffice e all’interno ma croccante all’esterno, perfetto da inzuppare nel cappuccino a colazione o da mangiare accompagnato da una tazza ti caffè a merenda.
Questa variante con il caramello salato e’ una vera prelibatezza e, se non volete preparare il caramello, vi consiglio di sostituirlo con la glassa al dulce de leche: otterrete un dessert strepitoso, fidatevi! I vostri ospiti non schioderanno più da casa vostra, quindi, fate attenzione a chi lo servite 😉😉

 

 

Ingredienti per il brownies:

1 tavoletta di cioccolato fondente (io ho usato il fondente al 75%)

100 gr di zucchero di canna

2 uova

50 gr di burro

50 gr di farina 00

1 bustina di vanillina

per il caramello salato:

80 gr di zucchero semolato

50 ml di panna fresca

1 noce di burro

1 cucchiaio di miele

un goccio d’acqua

Un pizzico di sale

 

 

Procedimento:

Cominciare preparando il caramello salato.

In un pentolino, sciogliere a fuoco basso lo zucchero con il miele e un goccio di acqua.

In un’altro pentolino, scaldare la panna con il burro e un pizzico di sale.

Quando lo zucchero sarà caramellato, spegnere la fiamma e versare la panna nel pentolino con lo zucchero, mescolando bene con una frusta per ottenere un composto denso e liscio.

Lasciar raffreddare il caramello a temperatura ambiente.

Nel frattempo, preparare il brownies sciogliendo il burro e il cioccolato in un pentolino a bagnomaria.

In una ciotola, mescolare le uova con lo zucchero e la vanillina, fino ad ottenere un composto spumoso.

Aggiungere alle uova il cioccolato e il burro fusi, quindi mescolare bene.

Aggiungere infine la farina setacciata e amalgamare bene il tutto con l’aiuto di una spatola.

Preriscaldare il forno a 180 gradi.

Rivestire una teglia di carta forno e versarvi il composto livellandolo bene.

Distribuire il caramello salato sulla superficie del brownies.

Cuocere il brownies in forno caldo a 180 gradi per 30-35 minuti.

Sfornare e far raffreddare.

Tagliare i Brownies al caramello salato a cubotti, inserirli nei pirottini e servire.

Fudge

Fudge
Fudge

Fudge

Il Fudge è un dolce della tradizione inglese e americana, dove viene preparato in tantissime varianti, in base alla fantasia dello chef.

Cioccolato al latte, cioccolato bianco, caramello, frutta secca, nocciole, mandorle, aromi, spezie (es. cannella, anice stellato, ecc.) ecc.

In sostanza, si tratta di cioccolatini facili da realizzare, senza cottura, senza stampo (i cioccolatini vengono fatti solidificare in una teglia e poi tagliati a cubotti con un coltello da cucina, come i brownies), economici (servono solo tre ingredienti: cioccolato, latte condensato e burro), e ideali per essere gustati davanti a un film o come dessert dopo cena.

Per questa ricetta ho combinato il cioccolato fondente al 75% e il cioccolato al latte, ma voi potete usare esclusivamente l’uno o l’altro (anche il cioccolato fondente classico, se lo preferite), in base ai vostri gusti.

 

Ingredienti per 10 cioccolatini:

80 gr di cioccolato fondente (io ho usato la tavoletta di cioccolato fondente al 75%)
30 gr di cioccolato al latte
100 gr di latte condensato
10 gr di burro

 

Procedimento:

In un pentolino, sciogliere a fuoco basso il cioccolato al latte, il cioccolato fondente e il burro.

Mescolare bene con un cucchiaio di legno per amalgamare il composto.
Quando il cioccolato sarà sciolto, spegnere il fuoco, aggiungere il latte condensato.

Mescolare bene per ottenere un composto liscio e privo di grumi.
Trasferire il composto ottenuto in uno stampo (io ho usato un contenitore di alluminio per 4 porzioni, ma voi potete usare anche una teglia da forno o un contenitore di plastica).

Livellare bene su tutti i lati.

Coprire con la pellicola e riporre in frigorifero per almeno 3 ore, in modo che il cioccolato diventi solido.
Dopo 3 ore, trasferire il composto su un tagliere e affettarlo con un coltello da cucina, in modo da ottenere dei cubotti.
Infine, servire i Fudge freddi, magari accompagnati da una tazza di the o di caffè.

Le migliori cioccolaterie di Bruxelles

Le migliori cioccolaterie di Bruxelles

Il Belgio è il secondo paese europeo per consumo di cioccolato (8 kg di consumo pro capite annuo) e, difatti, Bruxelles è una città ricca di cioccolaterie (più di 2.000), una più buona e “tentatrice” dell’altra.

Le migliori? Eccole!

 

Le migliori cioccolaterie di Bruxelles

 

Neuhaus (Galerie Royales Saint-Hubert)

Una delle cioccolaterie storiche della città, fondata nel 1857 dal farmacista svizzero Jean Neuhaus. Originariamente, l’attuale negozio era un banale laboratorio per la produzione di caramelle e, solo nel 1912, il figlio di Jean Neuhaus inventò la prima pralina, chiamata “Bonbon 13”, un guscio di cioccolato (bianco, al latte o fondente) ripieno di crema di rhum.

Oggi la cioccolateria offre centinaia di tipi di praline con un buon rapporto qualità-prezzo (le confezioni di cioccolatini partono da un minimo di 16€, le tavolette partono da un minimo di 5€).

Le migliori praline? “Suzanne” (con ripieno di fragola), “Gran Place” (speziata), “Tentation” (con ripieno di crema al caffè).

 

Godiva

Fondata nel 1926 da Joseph Draps, Godiva è oggi presente con vari punti vendita in tutte le città europee e anche negli aeroporti.

Il tratto distintivo di questa cioccolateria?? Le meravigliose fragole al cioccolato, esposte in vetrina insieme a un vasto assortimento di praline, truffles, ganaches, cioccolatini, tavolette di cioccolato e seducenti cofanetti.

Da non perdere la degustazione della Mousse Collection, disponibile in diversi gusti (cioccolato fondente, al latte, nocciola, fragola) e i “Fruits and Nuts”, cioccolatini con frutta secca.

 

 

 

Pierre Marcolini (Rue des Minimes)

La cioccolateria più famosa e lussuosa di Bruxelles, con una vetrina paradisiaca, costellata di cioccolatini tentatori, statue di cioccolato, bon bon, macarons, eclair e torte al cioccolato (prodotte nel laboratorio sito nelle vicinanze).

I prezzi sono super elevati (le confezioni di cioccolatini partono da un minimo di 19€, le tavolette di cioccolato si aggirano sui 8-9€) ma giustificati dalle materie prime scelte, tutte altamente selezionate.

La bontà del cioccolato di Pierre Marcolini parte dall’acquisto delle migliori fave di cacao, passa dalla loro tostatura per giungere ad un prodotto eccezionale.

Praline indimenticabili. Sublimi anche i macarones.

 

 

Wittamer (Place du Grand Sablon)

Nata nel 1910 come boulangerie, nel 1999 la cioccolateria ha ricevuto il titolo di Certified Royal Warrant Titolare del Belgio, a seguito della progettazione della torta nuziale di Philippe e Mathilde del Belgio.

Una pasticceria raffinata, lussuosa, proprio al centro della Place du Grand Sablon.

Le confezioni di cioccolatini partono da un minimo di 13€, mentre le tavolette di cioccolato da 7€.

I cioccolatini sono strepitosi (il pezzo forte sono le praline ripiene di crème fraiche) ma anche i dolci (torta millefoglie e tortino ai lamponi, soprattutto) sono degni di nota.

I prezzi sono sicuramente “da nobili”, ma perché negarvi il piacere di una merenda lussuriosa da Wittamer?!?

 

 

 

 

 

Leonidas

Fondata nel 1913 dal confettiere di origine greco-cipriota Leonidas Kestelides, Leonidas ha più di 1200 punti vendita sparsi in tutto il mondo.

I prezzi sono più economici rispetto alle pasticcerie finora menzionate: le tavolette partono da 2€ e le confezioni di cioccolatini assortiti da 15€.

Le leccornie migliori? Le praline ripiene di crema al burro, le creme spalmabili e le tavolette di cioccolato.

Torta messicana

Torta messicana
Torta messicana

TORTA MESSICANA

Una torta cioccolatosa, avvolgente, conturbante, con una nota di peperoncino che conquista il palato e accende i sensi.

All’apparenza può sembrare una banale ciambella al cioccolato fondente ma, al primo morso, rimarrete conquistati dal retrogusto del peperoncino piccante, e sarete ancor più deliziati se ricoprirete la torta con una glassa di cioccolato al peperoncino, pura libidine! Inoltre, c’è chi sostiene che la combinazione “cioccolato-peperoncino” abbia effetti afrodisiaci: che ne dite di fare da cavie??!

Ingredienti:

120 gr di farina 00

75 gr di cioccolato fondente

65 ml di latte (intero o scremato, come preferite)

60 gr di dolcificante (io ho usato la Stevia) o zucchero semolato/di canna, in base ai vostri gusti

60 ml di olio extravergine di oliva

1/2 cucchiaino di peperoncino tritato

1/2 cucchiaino di lievito per dolci

un pizzico di sale

Una tavoletta di cioccolato al peperoncino (facoltativa, serve per la glassa. Io ho usato la tavoletta Excellence Peperoncino Lindt)

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 170°C gradi.

Sciogliere il cioccolato in un pentolino a bagnomaria, poi aggiungervi il latte e mescolare bene.

Aggiungere il peperoncino macinato, mescolare poi, quando il cioccolato sarà sciolto completamente, togliere il pentolino dal fuoco e far raffreddare.

In una ciotola unire la farina, il lievito, un pizzico di sale.

Quando il cioccolato si sarà raffreddato, versare il composto in una ciotola e aggiungervi anche il dolcificante e l’olio.

Unire ora la ciotola con la farina a quella con il cioccolato e mescolare bene per amalgamare tutti gli ingredienti.

Versare il composto in uno stampo in silicone (o foderare una teglia con carta da forno) e cuocere la torta in forno caldo per 30 minuti.

Sfornare e far raffreddare.

Sciogliere il cioccolato al peperoncino in un pentolino a bagnomaria poi versare la salsa ottenuta sulla torta e far raffreddare, in modo che solidifichi e crei una glassa.

Servire la Torta messicana intera o tagliata a fette.

Dolci della tradizione natalizia

Dolci della tradizione nataliziaDolci della tradizione natalizia

Nel cesto di Natale, oltre a salumi nostrani, formaggi pregiati, olii e conserve, non mancano mai i dolci della tradizione: panettone, pandoro e torrone.

Se quest’anno volete rendere unico e speciale il vostro cesto, vi consiglio di arricchirlo con prodotti tipici regionali, come ad esempio i dolci natalizi.

Quali sono? Ecco a voi la lista delle specialità dolciarie da regalare ai vostri amici.

 

 

Panforte (Toscana)

Uno dei pezzi forte della pasticceria senese: un dolce da forno a base di farina, zucchero, miele, mandorle, frutta candita e spezie.

Un dolce buonissimo, al profumo di cannella e noce moscata, perfetto da mangiare come dessert o a merenda.

Se siete a Siena, acquistate il panforte presso la Pasticceria Bini (in via Stalloreggi) o presso l’Antica Drogheria Manganelli (in via di Città 71), dove potrete acquistare direttamente il panforte o, addirittura, la miscela di spezie per prepararlo a casa.

 

 

Torta Pistocchi (Toscana)

Un’altra delizia della cucina toscana, fiorentina per l’esattezza.

Una torta morbida e cremosa che sembra quasi un grande cioccolatino fondente, prodotto artigianalmente e con pochi ingredienti (senza zucchero, uova, burro e farina): cioccolato extra fondente, cacao amaro in polvere e crema di latte.

Una vera leccornia, perfetta da mangiare a merenda o come fine pasto.

Dove acquistarla? Nella sua casa madre, a Firenze, in Via del Ponte di Mezzo n. 20.

 

 

Parrozzo (Abruzzo)

Il dolce natalizio della tradizione abruzzese: un prodotto da forno privo di lievito, a base di farina di mandorle e aromi naturali, di forma semisferica e ricoperto di glassa al cioccolato fondente.

Un dolce profumato, morbido, la cui copertura al cioccolato si scioglie in bocca, che si sposa bene con vini dolci e profumati, liquori e bevande calde.

Dove acquistarlo? Presso la Pasticceria Luigi D’Amico, a Pescara, nelle migliori botteghe alimentari (come Eataly) e nelle enoteche.

 

 

Pangiallo (Lazio)

Un dolce della tradizione romana e viterbese, molto simile al Panpepato umbro.

Il colore giallo del dolce è dovuto alla presenza di zafferano nell’impasto ma oggi questo ingrediente è scomparso per lasciare il posto a frutta secca: fichi, noci, mandorle, nocciole e pinoli.

Dove acquistarlo? Se siete a Roma, nelle pasticcerie storiche della città come Regoli, Angelo Colapicchioni, Forno Boccione ecc., oppure nelle botteghe alimentari e nelle enoteche.

 

 

Tronchetto di Natale (Piemonte)

Chi non conosce il mitico tronchetti di Natale? Un dolce super calorico, preparato con uova, burro, zucchero, farcito con crema di mascarpone e di marroni, ricoperto di glassa di cioccolato e panna montata.

Esistono molte varianti di questo dolce ma nessuna è buona come l’originale!

Dove acquistarlo? Presso la Pasticceria Venier, se siete a Torino, o nelle migliori pasticcerie italiane.

 

 

Cartellate (Puglia)

A Natale, non c’è casa pugliese nella quale non si respiri il profumo di anice, mosto cotto e cannella.

Deliziose rose di pasta sfoglia fritta in olio bollente, ripiene con miele, mandorle, codette di zucchero e cioccolato, e gustate intrise nel vino cotto.

Per acquistarle, se non siete in Puglia, potete cercare nelle botteghe alimentari o online da aziende specializzate.

 

 

Fichi chini (Calabria)

La perla della gastronomia natalizia calabrese. Di cosa si tratta? Una ricetta conosciuta già all’epoca dei Romani, a base di fichi secchi farciti con mandorle, noci, cioccolato e canditi.

Nel Medioevo, su suggerimento di alcune monache, questi dolcetti assunsero la forma di una croce cristiana, ottenuta sovrapponendo 4 fichi aperti a metà.

Dove acquistarli? Nelle botteghe alimentari calabresi e nelle pasticcerie storiche.

 

 

Ricciarelli (Toscana)

In un cesto natalizio degno di questo nome, non possono mancare i mitici Ricciarelli di Siena, morbidi biscotti a base di mandorle, zucchero e albume d’uovo.

Secondo la leggenda, furono introdotti in Toscana dal senese Ricciardetto Della Gherardesca, al rientro dalle crociate in Turchia.

La versione classica consiste in biscotti morbidi e ricoperti di zucchero a velo, ma esiste anche la variante al cioccolato.

Dove acquistarli? Nelle storiche pasticcerie senesi, nelle botteghe alimentari e anche in alcuni grandi supermercati.

 

 

Panpepato (Umbria)

La perla della pasticceria natalizia umbra, un dolce dal gusto alquanto singolare, agrodolce e talvolta persino piccante.

Un mix eccentrico di aromi, frutta secca e scaglie di cioccolato, si mescolano per creare un dolce gustoso, energetico, perfetto da mangiare come dessert.

Dove acquistarlo? Se siete a Terni, presso la storica Pasticceria Carletti, altrimenti nei negozi di generi alimentari.

 

 

 

 

Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni
Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni

Un tour di 4 giorni immersi nello splendore della capitale ungherese, delle cittadine barocche poste sulle rive del Danubio, dei castelli imperiali e dei bagni termali.

Visitrae Budapest in 4 giorni è possibile, ma solo se ci si arma di scarpe comode!

Budapest in 4 giorni
Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni 

Giorno 1: Budapest

Arriviamo all’aeroporto Budapest Ferenc Liszt con un volo diretto da Roma in tarda mattinata.

L’aeroporto dista 16 km dal centro città, che raggiungiamo prendendo prima l’autobus 200E e poi la metropolitana fino all’hotel (il biglietto per l’autobus 200E costa 1,50€ ed è acquistabile direttamente a bordo).

L’hotel scelto è il Carat Boutique Hotel, nel quartiere di Pest. L’hotel è bello, moderno, in ottima posizione per visitare comodamente la città, a piedi o con i mezzi pubblici.

Le camere sono spaziose, pulite, silenziose, con bagno privato e dotate di tutti i comfort (tv, aria condizionata, frigobar).

La colazione è servita a buffet e c’è di tutto: caffè, latte, cioccolata calda, the, cappuccino, succhi dolci, yogurt, frutta, salumi, pane, frutta fresca, ecc.

Dopo aver fatto il check-in e lasciato i bagagli, usciamo per visitare la città.

Budapest è una delle più affascinanti capitali europee, divisa in due parti dal Danubio: Buda (la parte vecchia della città) situata sulle colline della riva destra, e Pest (la parte nuova) situata sulla pianura della riva sinistra.

Le due rive sono collegate da una decina di ponti, tra cui il Ponte delle Catene, costruito ai piedi della collina su cui sorge Buda.

Decidiamo di visitare il quartiere di Buda, il primo nucleo della città di Budapest, la collina sulla quale si rifugiarono gli abitanti di Pest per fuggire dagli attacchi dei mongoli.

L’arrivo dei turchi nel 1541 trasformò Buda: le chiese divennero moschee e sorsero minareti e bagni turchi.

Nel 1686 gli austriaci liberarono Buda, che venne ricostruita mantenendo il vecchio aspetto.

Il quartiere venne di nuovo distrutto nel 1945 e oggi ospita il Castello di Buda (noto anche come Palazzo Reale), la Chiesa di Mattia, il Bastione dei Pescatori (un fantastico belvedere da cui si gode di una spettacolare vista su Pest), e la piazza della Trinità con la colonna omonima eretta nel 1713 come ex-voto per la fine della pestilenza.

Il Castello di Buda nasce come fortezza nel Medioevo e, durante il regno di Mattia Corvino, viene trasformato in un palazzo rinascimentale.

I turchi distrussero il Castello e, infine, gli Asburgo lo ricostruirono in stile neobarocco.

Per oltre 700 anni, il Castello è stato la residenza dei reali ungheresi, mentre oggi è sede di musei (la Galleria Nazionale Ungherese e il Museo Storico di Budapest) e istituzioni ed è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

Il biglietto di ingresso al Castello costa 3.200 Huf (quasi 8€) ma noi non entriamo a continuiamo il nostro tour.

La Chiesa di Mattia è l’edificio sacro più importante della città, location di numerose incoronazioni e matrimoni reali.

Trasformata in moschea con l’avvento dei turchi, la Chiesa fu poi riportata al suo splendore originario nel XIX secolo.

Ciò che caratterizza questa Chiesa è sicuramente il suo tetto ricoperto da maioliche colorate Zsolnay.

Il biglietto di ingresso alla Chiesa costa 1.500 Huf (quasi 5€) e per la salita al campanile è necessario pagare altri 1.500 Huf.

Il Bastione dei Pescatori è un fantastico belvedere da cui si gode di una spettacolare vista su Pest, costruito su un tratto delle mura del castello.

Il Bastione ha 7 torri di avvistamento che simboleggiano le 7 tribù ungheresi che conquistarono quello che sarebbe diventato il regno d’Ungheria.

Dietro il Bastione si trova la statua equestre di Santo Stefano, primo re ungherese.

Essendo quasi l’ora della merenda, ci fermiamo in una delle pasticcerie storiche di Buda, Ruszwurm, aperta dal 1827 e molto amata anche dalla Principessa Sissi.

Il locale è molto piccolo ma accogliente e ben arredato; ci accomodiamo ai tavolini esterni e ordiniamo due fette di torta e due caffè pagando 2.500 Huf (circa 8,50€).

Io ho assaggiato una fetta di torta Dobos mentre il mio compagno una fetta di torta Esterhazy, entrambe super deliziose!

La torta Dobos è il dessert della cucina austroungarica per eccellenza: sei strati di pan di spagna farciti con una crema di cioccolato e burro, e ricoperta da uno strato di caramello… un dolce raffinato, elegante e sofisticato, per veri golosi!

La Dobos deve il suo nome al pasticcere che la inventò, Jozsef C Dobos.

La torta Esterhazy è un dolce composto da 5 strati di dacquoise alle mandorle e noci, intervallati da una crema al burro aromatizzata al Kirsch e alla vaniglia, ricoperti da glassa di zucchero; la torta deve il suo nome al Ministro degli Esteri per la quale fu creata, il principe Pal Antal III Esterhazy.

Trascorriamo il resto del pomeriggio passeggiando per le vie medioevali del quartiere, attraversando la ex “via Giudaica” con i resti della Sinagoga medioevale, la Porta antica di Buda (chiamata Portone di Vienna), Piazza Kapisztran (ex piazza del mercato).

Giorno 2: Budapest

Dopo aver fatto colazione in hotel, usciamo per visitare Pest, la città nuova.

Il quartiere di Pest ospita atelier di giovani stilisti, boutique di artigianato e negozietti.

Passeggiando nel quartiere, vediamo il Palazzo del Parlamento, il Duomo di Santo Stefano, la Sinagoga e il Museo etnografico.

Il Palazzo del Parlamento fu costruito tra 1884-1892 in stile neogotico, su progetto di Imre Steindl.

Gli interni sono decorati dagli affreschi e dalle statue realizzate dai più famosi artisti ungheresi del XIX secolo.

Il Duomo di Santo Stefano è la più grande Cattedrale cattolica della città, in stile neo-barocco, ospitante al suo interno la reliquia della Sacra Mano destra di Santo Stefano.

La Sinagoga è la più grande d’Europa (può ospitare fino a 3.000 persone), costruita nel 1859 in stile neo-moresco. Il biglietto di ingresso costa 1.600 Huf (circa 7€).

All’interno, la sinagoga è suddivisa in tre navate, illuminata naturalmente grazie alle grandi finestre poste lungo il secondo ordine del matroneo e ai lucernari posti nel soffitto.

Le pareti e il soffitto sono riccamente decorate.

Vi è una suddivisione tra i posti per gli uomini (nella parte bassa) e per le donne (nella parte alta).

Nel giardino della Sinagoga c’è un monumento in ricordo degli ebrei uccisi dai nazisti: è un albero di salice chiamato “Albero della vita”, con foglie di metallo su cui è inciso il nome dei martiri.

Usciti dalla Sinagoga, a sinistra, si erge un’altra sinagoga più piccola, il Tempio degli Eroi, costruito nel 1931 e dedicato agli ebrei morti durante la prima guerra mondiale.

Per il pranzo, andiamo ai Mercati Generali vicino a Piazza della Dogana, aperti dal 1897 e collocati in un edificio in ferro stupendo.

Le botteghe del mercato vendono meravigliosi souvenir e prodotti tipici ungheresi, come il famoso salame, (che approfittiamo per assaggiare), il gulash e i langos.

I Langos sono frittelle calde ricoperte di formaggio, una vera prelibatezza che non potete non assaggiare!!

Nel pomeriggio facciamo un po’ di shopping lungo il Viale Andrassy e Vaci Utca (che unisce Piazza Vorosmarty a Piazza della Dogana), acquistando prodotti tipici ungheresi.

Negozi imperdibili:

  • la Casa dell’artigianato Folkart, dove troverete oggetti d’arte popolare e d’artigianato;
  • Folkart Centrum;
  • Millennium Antik;
  • Porcellane Herendi, Hoiidhazi e Zsolnay.

Concludiamo la nostra giornata nel Quartiere delle Librerie, vicino al Museo Nazionale, ricco di librerie antiche, moderne, piccole, grandi, che vendono libri, romanzi attuali, manoscritti e stampe d’autore.

Non perdete assolutamente il Book Store Alexandra, una lussuosa libreria originariamente progettata per ospitare un casinò: sembra quasi di essere in una stanza reale, con affreschi e decori.

Al piano superiore della libreria c’è una caffetteria raffinata, con tanto di pianista che allieta l’atmosfera e ci riporta con la mente a un’altra epoca.

Per cena, decidiamo di recarci da Csulok Csard, un ristorante tipico nella zona nord di Pest, allestito nei locali di una cantina.

Il ristorante offre i piatti tipi ungheresi e così assaggiamo il mitico gulash, la cotoletta ungherese (molto simile alla viennese) e l’insalata di patate al prezzemolo.

I piatti sono buoni e abbondanti, il servizio cortese e rapido, i prezzi nella media.

Assolutamente consigliato!

Giorno 3: Gita Castello di Godollo + Terme Rudas

Oggi decidiamo di visitare il Palazzo di Godollo, a circa 30 km da Budapest.

Dalla stazione ferroviaria Budapest Keleti prendiamo un treno che ci porta a Godollo in circa 30 km (costo del biglietto circa 3 euro), e da lì andiamo a piedi fino al Palazzo.

Il biglietto di ingresso al Palazzo costa 2.500 Huf (circa 8,50€).

Il Palazzo di Godollo è uno dei castelli barocchi più belli di Ungheria, costruito nei primi anni del XVIII secolo dalla famiglia Grassalkovich.

Il Palazzo era il preferito della Principessa Sissi: infatti, nella seconda metà del XIX secolo, Godollo divenne la residenza estiva della famiglia reale.

Dopo la morte della Principessa, l’Imperatore Francesco Giuseppe non fece più visita a Godollo e, nel 1920, il Palazzo tornò nelle mani dello stato ungherese.

Il Palazzo fu gravemente danneggiato dai saccheggiamenti e dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e, in seguito, occupato dall’esercito sovietico fino al 1990.

Dall’uscita dei sovietici dal Palazzo, sono cominciati i restauri degli appartamenti di Sissi e Francesco Giuseppe, della Cappella, del Teatro barocco, del Parco, le stalle e i maneggi, oggi tutti aperti al pubblico.

Il Palazzo è grazioso, i giardini curati e ricchi di fiori; gli arredi non sono originali dell’epoca ma in piccola parte sono stati riacquistati alle aste.

Poco prima di pranzo, riprendiamo il treno per tornare in città e facciamo uno spuntino leggero con un tramezzino. Il motivo? Stiamo per andare alle Terme!

I romani, consci delle proprietà benefiche delle sorgenti della città di Budapest, fondarono “Aquiuncum”, dei bagni termali.

Noi ci rechiamo alle Terme Rudas, risalenti alla metà del ‘400, site nelle vicinanze del ponte Erzsébet hid.

L’ingresso costa circa 15€ e, con nostra sorpresa, scopriamo che ci sono orari differenziati per l’ingresso di uomini e donne (solo nei giorni feriali).

Fortunatamente, noi siamo andati di sabato e era consentito l’accesso a entrambi i sessi.

Paghiamo l’ingresso alla cassa e ci danno l’asciugamano, la chiave per la cassetta di sicurezza e le ciabattine.

Nella zona termale ci sono diverse vasche: a parte la principale (con una temperatura di circa 36°), tutte le altre le piscine hanno dimensioni ridotte e ognuna ha una temperatura diversa dell’acqua, da 28° a 42°.. stupendo!

In un’altra piccola sala c’è una vasca piccola con acqua fredda (circa 14°), per provocare il famoso shock termico dopo essere usciti dalle vasche con l’acqua calda.

Dopo un pomeriggio di relax e beatitudine, concludiamo la giornata con una cena da Tukory Etterem, un piccolo ma accogliente ristorante che serve cucina tipica ungherese.

Il menu è ampio, i piatti buoni e abbondanti, i prezzi bassi (abbiamo speso circa 35€ in due, pochissimo!).

Piatti consigliati: crepes ripiene di carne e formaggio fritto con marmellata di mirtilli.

Ristorante consigliato!

 

Giorno 4: Ansa del Danubio

Oggi facciamo una crociera a Szentendre, una cittadina barocca sulle rive del Danubio.

L’escursione costa 11€ e dura tutta la giornata.

Il tragitto per andare a Szentendre dura due ore, nel corso delle quali ammiriamo i bellissimi villaggi lungo la riva del Danubio, i paesini di Esztergom (una volta capitale ungherese) e Visegrad.

Szentendre è chiamata la “città degli artisti” per via della nutrita colonia di artisti che vi risiedono, ma anche di musei ed esposizioni.

Arrivati a Szentendre, scendiamo dal battello e passeggiamo nelle viuzze del centro storico, un piccolo gioiello dell’ansa del Danubio, un intrico di vicoli ricoperti di sampietrini e ricchi di negozi di souvenir e prodotti tipici.

Il centro storico di Szentendre è costituito dalla piazza centrale, Fo Ter, attorniata da case barocche e rococò, musei, gallerie d’arte, caffetterie e bar.

La piazza è dominata dalla chiesa barocca Blagovestenska, in stile barocco, con un alto campanile.

Visitiamo il Museo della Ceramica Margit Kovacs, una collezione ospitata in una casa del 1750.

Il Museo raccoglie le opere della ceramista Margit Kovacs, una delle prime donne che fissarono la propria dimora a Szentendre.

Nelle sue opere, l’artista ha unito temi della tradizione popolare ungherese e religiosi, lanciando così messaggi molto profondi.

Le sue opere sono il risultato di una ricerca che comprende un numero ampio di motivi e tecniche; le forme sono vive, i colori delicati eppure decisi.

Una vera chicca questo museo!

Leggermente affamati, ci fermiamo per pranzo da Arany Sarkany, un piccolo ristorante in una viuzza che conduce alla piazza principale.

L’ambiente è accogliente e familiare.

Noi prendiamo due goulash di manzo e una bottiglia d’acqua, spendendo circa 12€ in due. Fantastico!

Nel pomeriggio, visitiamo alcune delle botteghe di artigianato presenti nel centro storico, poi ci fermiamo al Museo del Marzapane.

Il Museo espone creazioni create con i dolci: presepi, fiori, scene di film, personaggi Disney, personaggi famosi (come Lady D., MIchael Jackson), ecc.

Un piccolo museo allestito in una pasticceria che sforna dolci buonissimi, perfetti per la merenda.

Rientriamo a Budapest poco prima delle 19 e, per la nostra ultima cena ungherese, ci rechiamo da Frici Papa Kifozdeje, nel quartiere di Pest.

Una trattoria tradizionale scovata su Tripadvisor che propone propone piatti tipici di buona qualità, serviti in porzioni abbondanti e a prezzi medi.

Il menu è scritto sulla lavagna e l’atmosfera nel locale è molto giovale, il personale è cordiale e ben disposto a spiegare i piatti proposti.

Noi abbiamo speso circa 10€ a testa ordinando un secondo (io pollo alla paprika con patate e il mio compagno manzo al vino rosso) e 2 birre.

Tutto molto buono e servizio rapido. Consigliatissimo!

Mug cake al cioccolato

Mug cake al cioccolato
Mug cake al cioccolato

Mug cake al cioccolato

L’idea della torta in tazza al cioccolato è, secondo me, la genialata del secolo: dopo aver sviluppato una forte dipendenza dalla cioccolata calda, dai “caffè particolari” (si, insomma, quelli che non hanno nulla a che vedere con il semplice espresso perché contengono latte montato, topping al cioccolato, salsa alla vaniglia, granella di nocciole, crema di pistacchio, ECC), dagli yogurt fatti in casa, dai budini e dai preparati in busta, quello che proprio mancava era la ricetta di una torta da preparare in meno di 5 minuti e da mangiare davanti a un film alla TV, magari avvolti in un caldo plaid.

E allora, come potrei non raccontarvi la ricetta di questa torta in tazza pronta in soli 4 minuti?? Bastano pochissimi ingredienti che avrete sicuramente nella vostra dispensar il gioco è fatto! Non ci credete?!? Cominciate a scegliere il film da vedere, io intanto mi metto all’opera!

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