cucina romana

Saltimbocca alla romana

Saltimbocca alla romana

Saltimbocca alla romana

I saltimbocca sono un secondo piatto ricco e gustoso tipico della cucina romana, a base di carne di vitello, prosciutto crudo e salvia.

Di rapida preparazione, sono ideali da cucinare quando si ha poco tempo a disposizione ma si vuole comunque coccolarsi con un piatto prelibato.

C’è chi impana la fettina di vitello nella farina ma in questo modo si appesantisce il gusto finale del piatto e, inoltre, si ottiene un risultato più simile alle scaloppine che ai veri saltimbocca romani.

La ricetta originale impone la cottura dei saltimbocca nel tegame ma, se preferite, potete cuocere i vostri involtini in forno, a 180 gradi per 10-15 minuti, stando attenti a non farli cuocere troppo rischiando di farli diventare troppo secchi e poco morbidi.

L’accompagnamento perfetto per questo delizioso secondo piatto della cucina romana? Un contorno a base di verdure cotte in padella come piselli, patate, o altre verdure che incontrano i vostri gusti.

 

 

Ingredienti per una porzione:

1 fettina di vitello

1 fetta di prosciutto crudo

3 foglia di salvia

1 noce di burro (o un cucchiaio di olio extravergine di oliva)

2 cucchiai di vino bianco

Sale, pepe

 

 

Procedimento:

Chiudere la fettina di vitello tra due fogli di carta forno e batterla con il batticarne.

Dividere la fettina di vitello e il prosciutto in tre parti, in modo da ottenere tre gustosi saltimbocca.

Adagiare una fettina di prosciutto su ogni fettina di carne, poi disporre una foglia di salvia e fermare con uno stuzzicadenti.

In una padella, sciogliere una noce di burro.

Quando il burro comincerà a sfrigolare, adagiare i saltimbocca e rosolare per un paio di minuti per ogni lato.

Sfumare con il vino bianco e lasciar cuocere.

Salare e pepare.

Servire i Saltimbocca alla romana con il sughetto di cottura, accompagnati da  un contorno di verdure cotte in padella (come piselli o patate).

Carbonara

Carbonara
Carbonara

CARBONARA

La carbonara è un piatto tipico romano, anche se in molti sostengono che il piatto sia originario dell’Umbria e che poi, i carbonari, lo fecero conoscere ai romani  nell’Ottocento.

Chi avrà ragione?!? Addirittura, una leggenda narra che il piatto fu inventato dai minatori americani e poi, con il tempo, arrivato a Roma.. Mah!
È una ricetta di facile preparazione e sicura riuscita, nonché numerose varianti: la pancetta al posto del guanciale, la panna da cucina aggiunta al latte per render il composto più liquido, i rigatoni al posto degli spaghetti, il guanciale soffritto con uno spicchio d’aglio, chi la salta in padella a fuoco medio e chi a fuoco spento perché sennò l’uovo si cuoce e di diventa una frittata, chi sostituisce il pepe con il peperoncino, chi aggiunge le zucchine fritte o grigliate, ecc.

Personalmente, la ricetta che vi presento oggi me l’ha data il cuoco di una trattoria romana vicino casa, eh prepara una carbonara deliziosa, priva di grumi e con poco pepe, condita in un recipiente (e non saltata in padella). E voi, come la preparate?

 

INGREDIENTI PER 1 PORZIONE:

80 g di rigatoni (o altro formato di pasta, in base alle vostre preferenze)

1 uovo

30 gr di guanciale

30 gr di pecorino grattugiato (o parmigiano grattugiato)

Sale, pepe, olio extravergine di oliva q.b.

PROCEDIMENTO:

Riempire una pentola d’acqua e portarla a bollore per cuocere i rigatoni?

Tagliare il guanciale a dadini.

In una padella, rosolare i dadini di guanciale con un filo di olio extravergine di oliva fino a doratura.

In un recipiente abbastanza capiente, sbattere un uovo e poi aggiungervi il pecorino, un pizzico di sale e una spolverata di pepe nero macinato.

Quando il guanciale sarà cotto, spegnere il fuoco e tenerlo da parte.

Scolare gli spaghetti al dente e versarli nel recipiente con l’uovo insieme al guanciale, quindi mescolare bene per amalgamare tutti gli ingredienti.

Servire ben caldo, aggiungendo una spolverata finale di pecorino grattugiato e di pepe.

Gnocchi con la crema di zucca

Gnocchi con la crema di zucca
Gnocchi con la crema di zucca

GNOCCHI CON LA CREMA DI ZUCCA

Un primo piatto dal sapore delicato che conquisterà al primo assaggio soprattutto i palati raffinati, senza farvi spendere una cifra esorbitante.

Gnocchi con la crema di zucca, fatti in casa con patate e farina, e conditi con una crema densa a base di zucca e patate;

quindi un piatto facile, colorato e sfizioso, che vi converrà preparare in porzioni abbondanti perché qualcuno di sicuro chiederà il bis. 

 

 

Ingredienti per gli gnocchi:

200 gr di patate

50 gr di farina

Sale

Per il condimento:

100 gr di zucca

30 ml di panna

Qualche foglia di salvia

Sale, pepe

 

 

Procedimento:

In primo luogo, lavare le patate e lessarle con tutta la buccia in una pentola piena di acqua.

Una volta cotte, scolare le patate e pelarle.

Schiacciare le patate con i rebbi di una forchetta o con un passa verdure.

Distribuire una manciata di farina sulla spianatoia.

Incorporare le patate schiacciate con i 50 gr di farina e impastare cercando di ottenere un impasto elastico e consistente.

Prendere un pezzetto dell’impasto, arrotolarlo come un vermicello e tagliarlo in pezzetti con un coltello, per ottenere gli gnocchi.

Riempire una pentola con acqua salata per cuocervi gli gnocchi.

Nel frattempo, dedichiamoci al condimento.

Tagliare la zucca a dadini.

In una padella, scaldare un filo di olio e poi aggiungervi la zucca a dadini, una spolverata di sale e cuocere a fuoco medio.

Quando la zucca sarà cotta, versarla in un recipiente e frullarla ottenendo una purea.

Riversare la zucca in padella, aggiungere la panna e cuocere a fuoco basso.

Quando l’acqua avrà raggiunto il bollore, buttarvi gli gnocchi e cuocerli fino a quando non torneranno a galla, poi scolarli.

Unire gli gnocchi alla zucca in padella e saltarli.

Prima di servirli, decorare con qualche foglia di salvia e una spolverata di pepe nero.

Infine, servire gli Gnocchi con la crema di zucca ben caldi.

Risotto alla carbonara

Risotto alla carbonara
Risotto alla carbonara

Risotto alla carbonara

La pasta alla carbonara è una delle ricette più famose della cucina romana ma, avreste

mai pensato di mangiarla nella versione “risotto”??? Neanche io! E pensare che, in

fondo, in fondo, ciò che cambia è solo il formato di pasta!

Un risotto cremoso, gustoso e saporito, che costituisce un crocevia tra la cucina

romana (patria della carbonara) e la cucina milanese (amante del risotto).

 

Ingredienti per 1 porzione:

80 gr di riso (Carnaroli, Arborio, Vialone, Roma)

50 gr di guanciale o di pancetta a cubetti (affumicata o dolce, in base ai vostri gusti)

1 uovo

1 scalogno

olio extravergine di oliva q.b.

2 tazze di acqua (potete anche usare il brodo vegetale, se preferite)

2 cucchiai di formaggio grattugiato (io ho usato il pecorino abruzzese)

1 cucchiaio di latte

sale, pepe

 

 

 

Procedimento:

In un tegame, rosolare lo scalogno con un filo di olio extravergine di oliva.

Quando lo scalogno comincerà a dorare, aggiungere la pancetta tagliata a striscioline o a cubetti e cuocere per 4-5 minuti a fuoco basso, coprendo il tegame con il coperchio.

Quando la pancetta sarà croccante, toglierla dal tegame e versarla in un piatto.

Nel tegame, aggiungere il riso e farlo tostare per 2-3 minuti.

Aggiungere una tazza di acqua e cuocere il riso mescolando fino al completo assorbimento dell’acqua, quindi aggiungere l’altra tazza e continuare la cottura.

Salare e pepare.

Nel frattempo, rompere l’uovo e sbattere il tuorlo in un piatto fondo insieme a due cucchiai di formaggio grattugiato, due cucchiai di latte e un pizzico di pepe. L’obiettivo è ottenere un composto omogeneo e abbastanza liquido.

Quando il riso sarà cotto, spegnere il fuoco e aggiungere nel tegame il composto di uova e formaggio e la pancetta a cubetti, quindi mescolare con un cucchiaio di legno per amalgamare bene gli ingredienti.

Servire il risotto alla carbonara caldo, magari con una spolverata finale di parmigiano.

 

 

 

La pajata

La pajata
La pajata

La pajata

Un famoso primo piatto della cucina romana, a base di pasta corta (io ho usato i rigatoni) condita con sugo di pagliata di vitello (che non è altro che l’intestino tenue del vitellino da latte), peperoncino piccante e pecorino romano grattugiato.

Trattandosi di filamenti di intestino, la pagliata non è gradita a molti, pertanto, prima di mettervi ai fornelli, vi consiglio di consultare i vostri commensali.

Per la sicura riuscita del piatto, è fondamentale usare vitellino da latte: per questo, rivolgetevi al vostro macellaio di fiducia, evitando accuratamente il banco frigo del supermercato.

 

Ingredienti per 2 porzioni:

200 gr di rigatoni (o altra pasta corta)

400 gr di pagliata di vitello spellata

1/2 cipolla

400 ml di passata di pomodoro

1 gambo di sedano

un bicchiere di vino bianco

olio extravergine di oliva q.b.

una manciata di pecorino romano grattugiato

peperoncino macinato q.b.

sale

 

 

 

Procedimento:

Lavare la pagliata sotto acqua corrente poi tagliarla in strisce lunghe 20-30 cm.

Legare le estremità delle strisce di pagliata formando una ciambella.

Tritare finemente la cipolla.

Tagliare il sedano a rondelle.

Rosolare la cipolla tritata in una padella con un filo di olio extravergine di oliva.

Quando la cipolla comincerà a dorare, aggiungere il sedano e la pagliata, quindi cuocere per una decina di minuti.

Sfumare con il vino bianco.

Quando il vino sarà evaporato, aggiungere la passata di pomodoro e un pizzico di peperoncino piccante macinato.

Cuocere a fuoco basso per almeno due ore, coprendo la padella con il coperchio.

Mescolare di tanto in tanto con un cucchiaio di legno, per evitare che il sugo si ritiri eccessivamente e/o si attacchi al fondo della padella.

Riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocervi la pasta.

Quando l’acqua comincerà a bollire, tuffarvi la pasta e scolarla al dente.

Saltare i rigatoni nella padella con il sugo preparato, mescolando bene per far insaporire la pasta.

Servire La pajata con una spolverata di pecorino romano grattugiato in superficie.

 

 

 

Le migliori osterie di Roma

Le migliori osterie di Roma

Le migliori osterie di Roma

Roma ha una tradizione culinaria fantatisca, che spazia dai primi ai dolci, passando per i secondi e i mitici antipasti come i carciofi alla giudia o i filetti di baccalà.

La vera cucina romana la potrete assaggiare a Trastevere, a Testaccio e a Garbatella, i quartieri “storici”, dove troverete trattorie e osterie popolari, anche se non nei prezzi.

Dove andare? Ecco a voi Le migliori osterie di Roma.

 

Osteria del sole (Via Cesare Baronio 42)

Una delle mie osterie preferite all’Appio Latino: un ristorante accogliente e ben arredato, con un design vintage e colorato che ispira subito allegria e buonumore.

Ideale sia per il pranzo che per la cena, il menu propone piatti di terra e di mare che variano in base alla stagionalità degli ingredienti.

I piatti della cucina romana sono rivisitati in chiave creativa: cacio e pepe al lime, carbonara al nero di seppia, ma anche proposte alternative come i maltagliati in brodo di castagne.

Il tocco in più: nell’attesa della prima portata, vi serviranno dei crostini da pucciare in una mousse fatta da loro, che varia quotidianamente.

Un’idea carina e che aiuta anche a non sentire troppo il tempo dell’attesa.

 

 

Osteria dei Pazzi (Via Enrico Cravero, 22/24)

Nel quartiere Garbatella, l’Osteria dei Pazzi propone ogni giorno è un piccolo gioiellino nascosto: varcato un portone Liberty, si viene accolti in un’atmosfera calda e accogliente, con luci soffuse, ideale per una cena romantica o tra amici.

Il menu propone i piatti della cucina romana rivisitati in chiave creativa, preparati con materie prime eccellenti e sempre fresche, a partire dal pane e dai grissini fatti da loro.

Ampia e ricercata la carta dei vini, alla quale si aggiunge la presenza di un sommelier competente.

I primi piatti meritano un voto in più rispetto ai secondi, ma anche i dolci valgono la pena di essere  assaggiati.

I prezzi non sono proprio da osteria (antipasti 9-13€, primi piatti 12-17€, secondi piatti 14-17€) ma comunque ben rapportati alla bontà e qualità dei piatti proposti.

 

 

Osteria Fratelli Mori (Via dei Conciatori 10)

Aperta dal 2004 e gestita, per l’appunto, da due fratelli, all’Osteria Fratelli Mori viene portata in tavola la tradizione romana familiare e accogliente.

Il locale è molto grande e dispone di oltre 100 coperti, ben arredato e in stile informale, con luci soffuse, tavoli di legno e ambienti accoglienti.

Il menu non è vasto e i piatti variano in base alla stagionalità degli ingredienti, con l’aggiunta dei “piatti del giorno”, consigliati dallo staff.

Fantastici i primi e secondi piatti della cucina romana: coda alla vaccinara, spaghettoni alla carbonara, trippa, polpette di bollito, tonnarelli cacio e pepe, rigatoni all’amatriciana, ecc.

Imperdibile il dolce, La ricotta di Ambrogio, una crema di ricotta di bufala, scorza di arancia candita e pistacchio caramellato, ideata dal papà defunto dei fratelli Mori.

I prezzi non sono economici ma comunque in linea con la bontà dei piatti: carbonara 9€, cacio e pepe 10€, polpette di bollito 15€.

 

 

Sora Lella (Via di Ponte Quattro capi, 16)

Sull’isola Tiberina, Sora Lella è una vera istituzione romana, di proprietà della mitica sora Lella (Elena Fabrizi) e oggi gestita dai nipoti.

Il ristorante si trova all’interno di una torre medievale, a ridosso del Ponte Fabricio, accogliente e ben arredatoVera istituzione di Roma, la trattoria Sora Lella è un luogo caratteristico e accogliente.

Il menu propone i piatti tipici della cucina romana, accompagnati dai salumi di Bernabei, dolci e gelati artigianali.

Tutti i piatti sono preparati anche in versione senza glutine e, oltre al menu à la carte, sono proposti anche “menu degustazione” di carne e di pesce.

Tra i primi, oltre alla cacio e pepe e la carbonara, dovete assaggiare assolutamente i “tonnarelli alla cuccagna”, ideati proprio da Sora Lella, una sorta di carbonara preparata con ben 18 ingredienti, gli gnocchi di patate di Leonessa all’amatriciana, e il polpettone della Sora Lella.

I prezzi non sono proprio da osteria (primi piatti da 16€, secondi da 20€, dolci da 9€) ma per una volta uno strappo alla regola si può fare.

 

Lo scopettaro (Lungotevere Testaccio 7)

Il locale deve il nome al fatto che, prima di essere una trattoria, pare che fosse un laboratorio di scope di saggina acquistate persino dallo Stato Pontificio!

Un giorno la proprietaria del negozio, per accontentare il marito, mise a cuocere in un angolo del negozio una pentola con della pasta e fagioli e poiché tutt’intorno si sentiva un ottimo profumo i passanti si affacciavano all’interno del negozio chiedendo se si potesse mangiare.

Questo fu il motivo per cui la signora cominciò a fare altri piatti tipici romani, e la bottega di scope si trasformò in una trattoria diventata, nel tempo, famosa in tutta la città.

Il locale è arredato in maniera molto semplice, con le tipiche tovaglie da trattoria e le pareti tappezzate di foto di personaggi famosi che hanno visitato il ristorante.

Il menu propone i grandi classici della cucina romana, serviti in porzioni abbondanti dallo staff cortese e disponibile.

Tra i primi piatti consiglio amatriciana, carbonara e tonnarelli, veramente buoni e degni di essere assaggiati. Per i secondi, buttatevi su trippa e saltimbocca, entrambi preparati secondo i dettami della cucina romana.

Per dessert, se vi è rimasto un po’ di spazio nella pancia, potrete scegliere tra tiramisù fatto in casa quotidianamente, crostata, ciambelline al vino, panna cotta e creme caramel.

I prezzi sono nella media della zona: primi piatti 10-14€, secondi piatti 13-20€, dolci 5-6€.

 

 

 

 

Supplì al telefono

Supplì al telefono
Supplì al telefono

Supplì al telefono

I supplì sono un piatto tipico della cucina romana, una polpetta di riso fritta, di forma allungata, condita con ragù e mozzarella, rotolata nel pangrattato e fritta in abbondante olio bollente.
Il nome “supplì al telefono” deriva dal fatto che, per mangiare il supplì caldo, è necessario aprirlo in due e di conseguenza la mozzarella si scioglierà creando “un filo” tra le due parti di riso, dando così al supplì la fisionomia di un telefono.
Questi supplì rappresentano un simpatico aperitivo da servire ai vostri ospiti, o un’alternativa per una cena sfiziosa, magari accompagnata da un’insalata mista, tanto per alleggerire il fritto.

Per restare fedele alla ricetta originaria, ho condito il riso solo con ragù di carne macinata e cubetti di mozzarella, ma voi potete aggiungere piselli novelli, cubetti di prosciutto cotto o di pancetta, ecc. in base alle vostre preferenze.

 


Ingredienti per 5 supplì grandi:

150 g di riso
100 ml di ragù di carne macinata (di maiale o di manzo, come preferite)
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
100 g di mozzarella fiordilatte
1 uovo
100 g di pangrattato
Olio di semi
Sale

 


Procedimento
:

Lessare il riso in una pentola poi scolarlo e farlo raffreddare a temperatura ambiente (o sotto il getto dell’acqua corrente fredda, se andate di fretta).
In una ciotola sbattere l’uovo con il sale.
Tagliare la mozzarella a cubetti non troppo piccoli.
Condire il riso con il ragù facendolo diventare rosso.
Mescolare al riso il parmigiano e cominciare a formare i supplì, raccogliendone un mucchietto nella mano, inserendo la mozzarella e richiudendo l’impasto.
Passare i supplì prima nel l’uovo sbattuto poi nel pangrattato, poi di nuovo nell’uovo e nel pangrattato.
Scaldare una padella con abbondante olio e friggere i supplì.
Scolare i supplì e adagiarli su carta assorbente.
Servire caldi oppure, se li preparate in anticipo, scaldarli 30 secondi al microonde prima di servirli, in modo da creare l’effetto “telefono”.

Tonnarelli cacio e pepe

Tonnarelli cacio e pepe
Tonnarelli cacio e pepe

Tonnarelli cacio e pepe

I tonnarelli cacio e pepe rappresentano un piatto forte della cucina popolare romana, preparati sin dal 1700, quando la pasta veniva condita con burro e formaggio.

Le radici del piatto affondano nella campagna romana dove i pastori, dovendo restare per molto tempo fuori casa, facevano scorta di formaggio di pecora stagionato, pepe nero e pasta secca.

Un primo piatto semplice ma gustoso, perfetto per un pranzo saporito da gustare soli o in compagnia.

Ingredienti per una persona:

Per la pasta:
80 gr di pasta (io ho usato i tonnarelli ma vanno bene anche gli spaghetti o i bucatini)
1 cucchiaio di burro a temperatura ambiente
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 cucchiaio di pecorino grattugiato
Una spolverata di pepe nero macinato
Sale

Per la cialda:
30 gr di parmigiano grattugiato

 

 

Procedimento:

Per la cialda:
Riscaldare sul gas una padellina antiaderente e, una volta calda, versarvi il parmigiano grattugiato in modo da formare uno strato omogeneo e uniforme.
Lasciare sulla fiamma fino a quando la cialda inizia a dorare quindi, con l’aiuto di una spatola, girare delicatamente la cialda sull’altro lato per cuocerla.
Una volta pronta, posizionare la cialda su una ciotola (in modo da darle la forma concava) e lasciarla raffreddare.

Per la pasta:
Riempire una pentola con dell’acqua e portarla a ebollizione.
Quando l’acqua bolle, salarla e buttarvi la pasta e cuocere mescolando di tanto in tanto.
Mentre la pasta cuoce, mettere una padella sul fuoco e sciogliervi un cucchiaio di burro e un cucchiaio di pepe nero.
Scolare la pasta 2 minuti prima del tempo di cottura indicato.
Versare la pasta nella padella con il burro insieme a metà tazza di acqua bollente e mescolare.
Abbassare la fiamma e aggiungere prima il parmigiano e poi il pecorino, mescolando di continuo per evitare che la pasta “si attacchi”.
Servire la pasta nella cialda di parmigiano preparata precedentemente.

Puntarelle alla romana

Puntarelle alla romana
Puntarelle alla romana

Puntarelle alla romana

Le puntarelle sono uno dei contorni più amati della cucina romana, perfette per accompagnare piatti di carne (es. bistecche, fettine di manzo): si tratta delle foglie interne della cicoria spigata, che si trovano facilmente in vendita solo nei fruttivendoli capitolini, mentre nel resto d’Italia sono praticamente introvabili!!!

Le puntarelle si contraddistinguono dalle altre verdure (l’insalata,  ad esempio) per via del sapore leggermente amarognolo ma, come gli altri ortaggi, sono composte prevalentemente da acqua e dunque hanno un basso apporto calorico ma sono ricche di vitamine (A, B, C) e sali minerali.

Alcune ricette prevedono l’uso delle sole puntarelle mentre altre aggiungono anche le alici ed io, amando il sapore di queste ultime, ho deciso di inserirle nella mia ricetta.
Un contorno semplice, economico e veloce, perfetto anche da servire ai vostri ospiti per deliziare i loro palati con un piatto speciale e non “comune”.

 

 

 

Ingredienti:

200 gr di puntarelle fresche

3 filetti di acciughe sotto sale

1 spicchio di aglio

2 cucchiai di aceto di vino bianco

1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

Sale, pepe nero macinato

 

 

Procedimento:

Lavare le puntarelle e dividerle a strisce per usare solo la parte più chiara.

Mettere le puntarelle in ammollo in acqua fredda per 1-2 ore, in modo che assumano il tipico sapore amaro e piccante.

In un mortaio, schiacciare i filetti di acciuga, l’aglio, l’olio, l’aceto, un pizzico di sale e uno di pepe nero; l’obiettivo è ottenere un’emulsione densa.

Se non disponete di un mortaio, potete creare in una tazza un’emulsione a base di olio extravergine di oliva, aceto di vino bianco, sale, pepe e lo spicchio di aglio tritato.

Scolare le puntarelle e condirle con l’emulsione preparata.

Lasciare riposare l’insalata ottenuta per circa 20 minuti (anche di più, se possibile), in modo che si insaporisca bene.

Servire le Puntarelle alla romana per accompagnare secondi piatti di carne (es. bistecche e fettine di manzo).

Fettuccine alla papalina

Fettuccine alla papalina
Fettuccine alla papalina

Fettuccine alla papalina

Come poteva un cuoco degli anni ’50 rifiutarsi di preparare per il Papa Pio XII una “carbonara più delicata” e non chiamarla “alla papalina”?!?

Ecco la storia di questo piatto, fettuccine con prosciutto crudo, parmigiano grattugiato e tuorlo d’uovo, ma che molti realizzano aggiungendo panna, funghi champignon, formaggio pecorino, prosciutto cotto e piselli primavera (come ho fatto io).
Vi consiglio di utilizzare la pasta fresca all’uovo, tanto per rimanere fedeli alla ricetta originale, ma, in mancanza delle fettuccine, potere usare tonnarelli o tagliatelle, purché all’uovo!
Un primo piatto sfizioso, economico e raffinato poiché degno della bocca di un Papa, ideale per un pranzo fugace o da servire ai vostri ospiti insieme ad un bel calice di vino bianco secco.

Ingredienti per una porzione:

70 gr di fettuccine all’uovo
2 fette di prosciutto crudo
20 gr di burro a temperatura ambiente
40 gr di piselli primavera surgelati
1/4 cipolla
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 uovo
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
Sale, pepe nero

Procedimento:

Tritare finemente la cipolla.
Tagliare le fette di prosciutto crudo a striscioline.
In una padella, rosolare la cipolla tritata con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e il burro, poi aggiungere i piselli primavera.
Salare, mescolare e cuocere a fiamma bassa, coprendo la padella con il coperchio.
Quando i piselli saranno morbidi, aggiungere le striscioline di prosciutto crudo, mescolare e far saltare per qualche minuto, fino a quando il prosciutto sarà leggermente croccante.
In una ciotola, sbattere l’uovo con il parmigiano grattugiato, un pizzico di sale e una spolverata di pepe nero.
Riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocervi la pasta.
Scolare le fettuccine al dente e versarle in padella per saltarle insieme al condimento.
Spegnere la fiamma, versare l’uovo sbattuto sulle fettuccine e mescolare bene per amalgamare gli ingredienti.
Servire le fettuccine ben calde, magari aggiungendo un ulteriore spolverata di parmigiano.