Albana rossa

Autoctoni di Romagna: storie di vitigni dimenticati e poi riscoperti
COLLANIMA: LA RIVINCITA DEGLI EMARGINATI
Oggi vorrei raccontarvi la storia di un vino che porta con sé anche una grande lezione di vita.
Parliamo del “Collanima”, opera liquida creata dalle mani di Stefano Bariani, proprietario della cantina Fondo San Giuseppe nella sottozona di Valpiana (Brisighella – RA).
È un vino composto in gran parte dalla rarissima varietà di albana rossa e da una piccola percentuale di centesimino in surmaturazione.
Un prodotto che affascina già alla vista con il suo colore rubino e smaglianti riflessi violacei.

Al naso le note di prugna e di marasca si amalgamano a quelle di viola e sottobosco.
Il tannino è un velluto, la boccata morbida e avvolgente.
Collanima è un vino che non si svela interamente al principio, ma lentamente e piacevolmente.
Un sorso dopo l’altro.
Stefano, saggio traduttore del territorio, durante una telefonata mi ha raccontato come l’albana rossa tradizionalmente venisse venduta in versione sfusa alle famiglie delle città, che poi seguitavano ad imbottigliarsela per conto proprio.
Accadeva però che, per via della commistione “scarsa conoscenza delle corrette pratiche enologiche-albana vitigno grande produttore di zuccheri”, al minimo rialzo delle temperature ripartissero le fermentazione di quei vini messi in bottiglia.
Ne conseguiva una sventurata e indesiderata produzione di fecce puzzolenti e bottiglie che iniziavano ad esplodere all’improvviso.
Le famiglie iniziarono a non avere più il tempo ma soprattutto la voglia di farsi carico di qualcosa ritenuto solo come un grande impiccio da gestire e fu così che l’albana rossa venne piano piano accantonata e dimenticata.
Eppure Stefano ha voluto scommetterci perché ne ha visto il potenziale, è stato lungimirante e ha saputo guardare oltre il solo problema della difficoltà di gestione.
Ne ha avuto, specialmente, grande rispetto.
E mi è venuta in mente di quella volta in cui, durante un viaggio in Sardegna, mi sono trovata al centro equestre la Prugnola e il propietario Giuseppe mi raccontò di come avesse passato la vita a portare a casa cavalli destinati al macello perché giudicati problematici e nervosi.
Erano animali che si imbizzarrivano all’improvviso e che, per questo motivo, nessuno aveva il tempo di prendersene cura.
Giuseppe li ha portati nella sua Sardegna e li ha lasciati in libertà occupandosi di loro attraverso la “doma gentile” e quegli stessi cavalli sono ora i suoi migliori alleati nelle sessioni di Pet therapy dedicate ai bambini, con risultati sorprendenti.
Vi chiederete come siamo finiti a parlare di cavalli all’interno di un articolo dedicato all’albana rossa?
Per mettere in luce quanto possa fare la differenza possedere pazienza, conoscenze tecniche e soprattutto grande rispetto del soggetto su cui si dovrà lavorare.