Crostata alle ciliegie e crema leggera, senza uova con ciliegie di Castegnero
Nel vostro dialetto come chiamate le ciliegie?
Qui a Vicenza si varia da sirese a siarese. In questi giorni tante feste e sagre con le ciliegie vicentine, da Molvena a Mason, passando per Marostica e finendo per esempio alla festa con la siaresa di Castegnero prodotto DE.CO a denominazione comunale, fino al 4 giugno.
Quest’anno la primavera è stata favorevole a questi rossi capolavori della natura e la produzione è ottima e abbondante.
Niente di meglio allora che preparare una crostata con la crema anzi, tante piccole crostatine con le ciliegie di Castegnero.
Qui ho usato naturalmente le più piccoline, le splendide ciliegie cicciottose si gustano a crudo, e le ciliegie gemele si mettono alle orecchie come orecchini, lo facevate da bimbe?
Naturalmente come sempre le ricette in cui trovate zucchero anche se integrale, potete sostituirlo con malto, o se avete problematiche di diabete magari con un pochino di eritritolo.
Potete altresi preparare una frolla con l’uvetta e dolcificare con quella.
Trovate le istruzioni per esempio nella frolla di Berrino.
Crostata alle ciliegie e crema leggera
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- DifficoltàBassa
- Tempo di preparazione20 Minuti
- Tempo di cottura40 Minuti
- Porzioni8 fette
- CucinaItaliana
Ingredienti Crostata alle ciliegie e crema leggera
per la frolla
- 150 gfarina di farro
- 60 gfarina di riso integrale
- 40 gzucchero di canna
- 2 cucchiainilievito per dolci vegan
- 60 glatte vegetale senza zuccheri
- 25 golio extravergine delicato
- 1 cucchiainoBuccia di limone grattugiata bio
- 1 pizzicoSale
- 1 pizzicoCurcuma in polvere (per colorare di giallo la frolla (facoltativo))
per la crema
- 500 glatte di riso (senza zuccheri)
- 50 gfarina di riso integrale
- 3 cucchiaizucchero di canna chiaro
- 1 pizzicoCurcuma in polvere (per colorare di giallo la crema (facoltativo))
per decorare
- 40ciliegie bio
- 1 cucchiainozucchero di canna a velo (facoltativo)
Preparazione Crostata alle ciliegie e crema leggera
Lavate, denocciolate e tagliate a metà le ciliegie e mettete da parte.
In una ciotola versate la farina con la maizena e il lievito, aggiungete lo zucchero, la scorza di limone gratttata e il sale.
Aggiungete latte vegetale e olio e impastate come una frolla fino ad ottenere un composto liscio.
Trasferite in frigorifero mezz’ ora a riposare, se avete tempo.
Nel frattempo preparate la crema: In un pentolino versate il latte vegetale, accendere il fuoco e a fiamma media e scaldare un po’ il latte, a parte sciogliere la farina di riso con poco latte tiepido, e versatelo nel latte assieme allo zucchero o al malto.
Sempre mescolando portare a bollore, abbassate mescolando sempre, fino a che la crema si addensa, ci vogliono circa dieci minuti.
Versate in una ciotolina e mettere a raffreddare
Stendete la frolla fino a mezzo centimetro di spessore e se avete tortiere piccine ricavate tanti cerchi della grandezza esatta perchè adagiando la frolla si riesca a fare anche il bordino. Oliate e infarinate gli stampi, adagiate la frolla, bucherellate, versate la crema tiepida e appoggiate le mezze ciliegie.
Passate in forno a 180 gradi per 40 minuti. Spolverate di zucchero di canna o anche no, a velo e servite fredde.
Siaresa di Castegnero
Il ciliegio è una presenza ormai connaturata alla campagna veneta.
Albero cospicuo, lo si trovava isolato nei campi o associato alla vigna, come capo filare o a segnare un confine.
È il protagonista di un paesaggio collinare particolarmente ameno, impreziosito prima dalla sua bianca fioritura, poi dal fogliame leggero e infine dai frutti che generano la generale aspettativa. La coltivazione moderna richiede impianti intensivi, ma il colpo d’occhio non ne patisce minimamente. Nei Colli Berici il ciliegio occupa una nicchia geografica nel settore sud-orientale: qui, ai piedi delle rupi calcaree della Riviera, il terreno è caratterizzato da frequenti affioramenti rocciosi e da un limitato strato di terreno; ha pendenza cospicua e dunque un’intensa esposizione, che favorisce la precocità del frutto. La coltura, praticata nella stretta fascia di raccordo tra il piano e i versanti del monte Castellaro, ha notevole tradizione e vanta una varietà specifica, la cosiddetta
Mora di Castegnero. L’occhio esperto riesce già a distinguere l’albero, più ‘vestito’ di altre varietà per la fitta gemmazione, ma caratteristico è soprattutto il frutto, una ciliegia a maturazione media-precoce, a polpa tenera e scura, dall’elevato tenore zuccherino. Il grosso pregio della varietà deriva dall’elevata produzione e dal fatto che le drupe, anche in caso di prolungate piogge, resistono alla spaccatura.
Altra varietà locale notevole per la pezzatura dei frutti è la Pollaio, probabilmente derivata da un’ibridazione spontanea, come sembra suggerire con un pizzico d’ironia il nome. In anni recenti, tuttavia, entrambe le varietà autoctone hanno registrato una diminuzione d’interesse a favore di altre d’importazione ma l’auspicio per il futuro è che si possa invertire la tendenza. La “Festa dea Siaresa” si tiene a cavallo tra maggio e giugno. Nello specifico della ciliegia, secondo alcuni la tradizione gastronomica locale affonda le sue radici nella preistoria, visto che noccioli di ciliegia sono stati rinvenuti tra i resti delle palafitte del vicino lago di Fimon. Senza sbilanciarsi a tal punto, resta vivo il ricordo del tempo in cui le ciliegie venivano usate, fresche o secche, nella preparazione di frittate e minestre, e come ingrediente di contorno a piatti di stagione, anche se l’impiego più frequente, soprattutto oggi, resta la preparazione di dolci da forno, di frutta sotto spirito e di liquori.
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Articolo e Foto: Copyright © All Rights Reserved Timoelenticchie di Daniela Boscariolo
Imparo sempre qualche cosa. Non conoscevo affatto la ciliegia di Catastegnero…pensa che sarei dovuta venire a Marostica proprio week end ed ho invece cambiato programma per problemi dell’ultimo minuto.
Adoro le crostate di crema, specialmente se ospitano tali delizie.
Un abbraccio.
Ciao carissima! Si la marosticana è la più conosciuta e anche DOP ma qui abbiamo ciliegie dovunque tutte molto buone… anche io come te faccio delle scorpacciate da indigestione. SOno venuta a sbirciare la tua ciambella all’acqua e sono svenuta, buca lo schermo, fa venir voglia di mollare le scartoffie d’ ufficio e trasformare la penna in un coltello e paletta… gnam. Grazie che sei passata di qui, e se nel futuro fai un giro dalle mie parti avvisami! Un abbraccio
Ciao. Qui a Monza diciamo i scirès!!! Chissà che buone queste torte… Gnam
Posso cogliere l’occasione ed invitarti a partecipare al contest che ho organizzato? Si chiama meat free contest, è itinerante ed, al momento, è sulle ricette con la frutta di stagione. Se vuoi dare un’occhiata in questo periodo lo trovi qui http://blog.giallozafferano.it/cucinachetipassaoriginal/meat-free-contest-maggio-giugno-2017/
ciao!
Ciao Barbara buone in tutti i modi le scires o sirese 😉 certo che vengo a vedere,a vevo partecipato a quello prima…ma con la frutta di stagione certissimo!
Fatto ti ho messo un paio di ricette.
Ma che bontà!!! Prepari sempre delle vere leccornie, grazie per aver inviato la ricetta per il contest!
Grazie Tania e se posso in giugno ne invio qualcun’altra. Un caro saluto