Ho già avuto modo di parlare di trippa
mettendo la ricetta della minestra di trippa
alla bergamasca, piatto che nella mia famiglia piace
Quasi a tutti. Dico quasi perché a me non piace molto.
Anzi se fosse per me non lo cucinerei per niente, non che non mi
Piaccia la trippa, non piace in minestra io la preferisco in umido,
come la ricetta che metterò sotto.
Voglio però sottolineare un artico apparso domenica
15 febbraio scorso sul giornale locale della mia provincia
“L’eco di Bergamo” nella rubrica SAPORI & PIACERI.
Il titolo dell’articolo in questione dai cui faccio degli stralci era:
<“ADDIO ALLA TRIPPA, ERA POPOLARE
ORA E’ PER CULTORI”.
L’articolo sostiene che questo piatto è scomparso
dalle trattorie bergamasche e per mangiarla si va nei ristoranti blasonati.
La trippa, al pari della altre frattaglie o di altri tagli del cosiddetto
quinto quarto, è andato progressivamente scomparendo dalle tavole
dei ristoranti o trattorie. Da piatto povero per eccellenza, servito
nella maggioranza delle osterie e trattorie, ha cominciato ha soffrire
la concorrenza dei tagli più costosi ma più facili da cucinare
durante il boom economico. Il periodo di oblio, meglio dire di rifiuto
per la lunga preparazione, ha di fatto trasformato uno dei piatto più popolari
in un cibo “cult”. Fino a raggiungere il paradosso attuale,
che vede la trippa e le sue varianti venire proposte magari sotto mentite spoglie,
dopo essere stata manipolata dai grandi cuochi, nei locali del lusso culinario>
Ecco alcuni nomi con cui è conosciuta:
BUSECCA: è il nome milanese e più estensivamente lombardo (si usa anche nella bergamasca)
Di una preparazione della trippa (probabile derivazione dal tedesco butze=trippa). La busecca
Più tradizionale prevede l’utilizzo di tutti i tagli dei prestomaci, dello stomaco e perfino della prima parte dell’intestino, quello che i romani chiamano pajata.
CUFFIA: altro nome del reticolo, di forma globosa.
FOIOLO: (o millefoglie, o libro) sono sinonimi che identificano l’omaso, ovvero la parte che molti ritengono la migliore sia in cottura che al gusto (più delicato). Tant’è che i piatti che ne prevedono l’utilizzo esclusivo ne prendono il nome.
LAMPREDOTTO: è il nome tipico fiorentino della trippa ricavata dall’abomaso, ovvero lo stomaco (è un tipico cibo da strada, ideale per farcire panini). Prende il nome dalla lampreda, un’anguilla primordiale di cui ricorda la forma ed il colore.
RICCIA: è il nome più diffuso della trippa ricavata dalla parte più pregiata dell’abomaso (detto anche gala) caratterizzata dalla presenza di creste violacee che conferiscono alla trippa il sapore piu intenso.
E dopo tutto questo preambolo ecco la mia ricetta personalizzata.
Ingredienti:
1 kg di trippa usate quella che più vi piace
e fatela tagliare e pulire dal macellaio
2 carote
2 cipolle
2 coste di sedano
1 scatola di pelati
1 spicchio d’aglio
1 bicchiere di vino bianco
olio evo
sale e pepe q.b.
Procedimento:
Pulire le verdure, fare un trito di cipolle, carote e coste di sedano
con l’aglio e farle colorire con l’olio.
Quando sono colorite aggiungete la trippa tagliata a listarelle,
fate insaporire e sfumate con il vino bianco.
Unite la scatola di pelati regolare di sale e pepe e cuocete per circa 50 minuti finché
la trippa sia morbida aggiungendo se necessario acqua calda.
Servirla calda con abbondante formaggio grattugiato!
Ciao a tutti nella mia trattoria la trippa la cucino ogni giovedì perchè non venite ad assaggiarla ????????? Siamo a Coccaglio (bs) Via Martiri della Libertà 43/a
TRATTORIA MADRIGALE e credetemi non la faccio pagare così cara.
ciao,l’ho stravolta la ricetta dei pizzoccheri vero? pero a noi è piaciuta..il formaggio lo stiamo mangiando anche da solo con il pane è buonissimo…un bacio Tittina
Buon inizio settimana, sei al lavoro? Tittina
questo è un piatto , anche della mia cucina è favoloso, bel blog,
sono passata per caso ,è un piacere conoscerti
ciao army
Mamma mia la trippa….ma da quanto tempo è che non la mangio? Troppo!!!! Siccome a mio marito non piace allora non la preparo mai….ogni tanto me la gusto da mia mamma che la fa tipo la tua ma con l’aggiunta di patate e fagioli…davvero da stare male da quanto è buona! BAci
buon lavoro!!qui è il tipico tempo di marzo..alle 11 pioggia e neve..alle 12 il sole…ho voglia di caldo e sole, la primavera quando arriva? un bacio Tittina
uh luisa che buona è da secoli che non mangio la trippa a me piace , la si faceva spesso coi fagioli, la busecca! brava! giulia
non l’ho mai mangiata ma mi hai fatta venire molto curiosità
A me la trippa non piace, ma la tua sembra l’assaggerei volentieri 🙂 baci
buonissima la trippa fatta cosi’….penso che la rifaro’ quanto prima…..
ciaooo
adoro la trippa e questa ti è venuta proprio bene:-) un bacio
Annamaria
Sai che è da parecchio che non mangio la trippa?
mi sa che dopo esco e la vado a comprare così provo anche la tua ricetta…
baci
che buona la trippa, è una vita che non la mangio!!! Da quanto tempo!!! 😛
ciao Luisa,come stai? la tua mamma va meglio con il braccio? anche qui piove e il tempo non aiuta il morale che oggi è molto giu’…un bacione Tittina
complimentissimi!! il mio nonnno ne va matto ehehe bacini!!!
questo piatto farebbe tanto felice mio marito che ama la trippa io un po meno ma per amore si puo fare:-)bacioni imma e mi segno la tua ricetta:-)
A noi la trippa piace, anche se comunque la cuciniamo due, tre volte all’anno. Ti confermiamo che ora la trippa la si trova nei ristoranti blasonati e che un piatto arriva a costare anche 16 euro, cosa che abbiamo visto e verificato coi nostri occhi. La cosa fa inarcare le sopracciglia e non solo quelle!
Baci da Sabrina&Luca
Che buona la trippa, cucinata così poi é un classico.
Brava Luisa
baci
Eh no! Così non vale! Io vado PAZZA per la trippa…ma son l’unica e non la faccio mai solo per me :-((
Mi fai venire l’acquolinaaaa!!!
Castagna
ciao Luisa, se vede la ricetta Tonino, vuole sicuramente che gliela prepari..io non ci vado matta forse perchè non la so cucinare a dovere,devo provare a fare questa tua che mi sembra molto ben fatta…baci Tittina