Mi sono avvicinata alla cucina coreana nel 2017 leggendo un articolo su un giornale.
Spinta dalla curiosità ho prenotato una lezione dimostrativa di cucina presso l’Istituto Culturale Coreano, il primo piatto che ho conosciuto è il “Gimbap”
Questi roll si distinguono dal futomaki giapponese soprattutto per gli ingredienti usati che sono tutti cotti e non sono accompagnati dalla salsa di soia.
Comunque alla base di questa cucina c’è una filosofia fondamentale, la medicina e il cibo hanno la stessa radice.
Nella cucina coreana sono molti i cibi fermentati e questi 3 condimenti sono fondamentali: “Ganjang” salsa di soia; “Doenjang” pasta di soia; “Gocujang” pasta di peperoncino fermentata.
Poi ci sono gli oli vegetali come:
“Chamgireum” olio di sesamo;
“Kkaesogeum” sale di sesamo;
”Deulgireum” olio di perilla.
Non mancana mai, il cipollotto, aglio e polvere di peperoncino.
Al contrario nella cucina di corte non vengono usati sapori e odori forti.
Si preferisce esaltare il sapore naturale e delicato degli ingredienti, l’armonia dei colori e l’equilibrio degli elementi.
Vi accenno brevemente del kimchi, che è un alimento fermentato, forse il più conosciuto della cucina coreana.
Solitamente preparato con cavolo cinese, ma in realtà si può fare con tanti tipi di verdure, ne esistono molte varianti, cambia da regione a regione, si segue la stagionalità e ogni famiglia ha la propria ricetta.
L’unico elemento in comune è che le verdure sono messe sottosale poi condite con varie salse e fatte fermentare, è un alimento ricco di vitamine sali minerali e fibre ed anche di fermenti lattici.
Si può comprare in scatola già pronto in negozi etnici.
Una bellissima scoperta, infatti nel 2019 sono stata premiata per il mio impegno, questa passione la coltivo tutt’ora.
Rosso Rubinian