Giglietti di Palestrina

Tipici della zona di Palestrina, questi biscotti dalla forma sinuosa e dai biondi riccioli vantano nobili origini. Affondano infatti le loro radici nella gastronomia parigina del 1600 e riprendono il simbolo araldico della dinastia dei Borbone, il giglio appunto.
In questi anni la nobile e potente famiglia Barberini, morto Urbano VIII, zio di Taddeo Barberini Principe di Palestrina, si rifugiò con tutta la sua corte presso l’allora sovrano Luigi XIV per sfuggire all’ostilità del nuovo Papa.
I cuochi e i pasticceri rimasero così incantati da questo biscotto che decisero di riprodurlo una volta tornati in Italia. Sostituirono dapprima il giglio con le api (simbolo araldico dello stemma dei Barberini) ma non ebbero il successo aspettato e così i biscotti tornarono alla loro originaria forma, tramandata fino ai nostri giorni.
I Giglietti di Palestrina sono un prodotto ricco di storia, purtroppo poco conosciuto al di fuori del suo contesto locale e che rischia di scomparire a causa della difficoltà della tecnica. Nonostante la semplicità delle materie prime utilizzate – solo zucchero, uova e farina – e la breve cottura di cui necessitano, la loro realizzazione richiede molta abilità e pazienza, soprattutto nel modellare la caratteristica forma.

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  • DifficoltàBassa
  • CostoMolto economico
  • Tempo di preparazione10 Minuti
  • Tempo di riposo2 Minuti
  • Tempo di cottura10 Minuti
  • Porzioniper circa 20 pezzi
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaItaliana

Giglietti di Palestrina: Ingredienti

  • 3Uova
  • 250 gZucchero
  • 250 gFarina
  • scorza grattugiata di un limone
  • Zucchero a velo (per decorare)

Giglietti di Palestrina: Strumenti

  • Spatola
  • Frusta elettrica

Giglietti di Palestrina: Preparazione

  1. Con le fruste elettriche lavora in una ciotola le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto dalla consistenza densa, spumosa e morbidissima.

  2. Setaccia la farina e uniscila poco alla volta mescolando con una spatola per dolci (fai dei movimenti dal basso verso l’alto per non farlo smontare). Unisci anche la scorza di limone grattugiata e continua a lavorare fino ad ottenere una massa leggera e omogenea. Lascia riposare qualche minuto.

  3. Su una spianatoia ben infarinata versa un cucchiaio di impasto per volta e con la punta delle dita (ben infarinate anche loro!) forma un salsicciotto. Dividilo in tre parti e lavora ognuna tra i palmi delle mani formando dei “serpentelli”.

  4. Sistemali con delicatezza su una teglia foderata di carta forno uno accanto all’altro, pinza le estremità inferiori per unirle e “arricciola” quelle superiori per dare al biscotto la forma dei petali di un giglio. Prima di cuocerli lascia riposare i Giglietti qualche minuto in modo che si adagino.

  5. Inforna a 180°C per circa 10 minuti ( forno statico, preriscaldato). I Giglietti dovranno mantenere il loro tipico colore pallido. Una volta sfornati, lasciali raffreddare su una grata e poi spolverizzali con zucchero a velo a piacere.

Giglietti di Palestrina: conservazione e utilizzi

Conservazione. Una volta freddi, si possono conservare chiusi in sacchetti di plastica fino a 2 settimane, mantenendo inalterata la loro fragranza.

Abbinamenti. I Giglietti di Palestrina sono ottimi da gustare da soli o inzuppati nel latte per colazione o merenda. Inoltre sono perfetti come dolce secco per accompagnare un buon calice di vino rosso.

Possono inoltre essere utilizzati come base per realizzare altre preparazioni di pasticceria come tiramisù, charlotte o zuccotti e sono ideali per accompagnare gelati e creme.

Dal 1998 Palestrina dedica ogni anno ad Agosto a questo dolce una sagra completa di musica, cultura e tante ghiottonerie ed eccellenze del territorio.

Ancora oggi solamente quattro forni tra Palestrina e il comune limitrofo di Castel San Pietro Romano sono in grado di realizzare artigianalmente questi biscotti che si tramanda di generazione in generazione.

Curiosità storiche. Dopo che il Giglietto venne portato in Italia dai pasticceri dei Barberini, le sue tracce si persero per circa un secolo. Si dice che il biscotto ricomparve grazie alle Monache Clarisse del Monastero di Santa Maria degli Angeli di Palestrina, le quali avevano custodito gelosamente la ricetta appresa in Francia. Esse la affidarono ad una famiglia di pasticcieri di Palestrina che iniziò nuovamente la produzione, da quel momento legata alle feste e, soprattutto, ai matrimoni (dato l’alto costo e la scarsa reperibilità delle materie prime con cui era fatto). Sembra infatti che il Giglietto fosse stato servito al matrimonio tra Francesco d’Este e Lucrezia Barberini nel 1654. Oggi in Francia di questo biscotto si sono completamente perse le tracce ed è quindi possibile gustarlo solo nel Lazio, a Palestrina.

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