Fatta questa premessa, vi voglio raccontare un’iniziativa della mia terra per “proteggere” uno dei prodotti base della tradizione e della cucina italiana: il pane fresco. Proteggere la tradizione di un prodotto che nell’immaginario collettivo si associa alla genuinità, che sta alla base delle diete di tutti, che è democratico e onnipresente, perché tutti lo possono acquistare e non c’è un pasto in cui sulla tavola non troneggi un panino, o una focaccia, un filoncino. Il pane è buono e sano, è il salva-pasto per antonomasia: ci metti dentro un insaccato, un formaggio, ci spalmi la nocciola o la marmellata e stai sicuro che il tuo corpo ringrazierà. Nutriente, indispensabile, irresistibile: io adoro mangiarlo senza nulla, mi piace ravvivare il pane non più di giornata tostandolo in forno, ma se il pane è di quello buono, fatto come si deve rispettando i suoi tempi di lavorazione antichi, lenti e delicati, anche dopo due-tre giorni resta morbido, saporito, buono.
Nel 2016 la Regione Sardegna, attraverso una legge specifica, ha avviato un percorso di tutela della panificazione e delle tipologie da forno tipiche sarde, disciplinando le attività di produzione e di vendita del pane fresco. Un percorso con la finalità di tutelare i consumatori, che attraverso un contrassegno di qualità ben riconoscibile che distingue i produttori aderenti all’iniziativa, saranno in grado di capire al volo che il pane da loro acquistato rispetta una serie di protocolli di qualità non solo nella produzione ma anche nelle materie prime, che si tratta di pane fresco e non di pani ottenuti da prodotti semilavorati di origine incerta o peggio, da roba congelata. Un progetto che valorizza i panificatori sardi che svolgono il loro lavoro scegliendo farine di qualità, che puntano a modernizzare e rendere più efficiente il processo produttivo mantenendo un certo livello di qualità e con l’obiettivo di miglioralo, e che aderiscono al marchio collettivo di qualità agroalimentare al fine di garantire la tracciabilità del pane fresco.
Dopo mesi di lavoro, il progetto ha preso il via recentemente, con la pubblicazione dell’elenco dei primi panificatori che hanno aderito all’iniziativa. Sono 76 in tutto il territorio sardo, 76 attività di produzione e vendita che credono che la qualità e la genuinità paghino, che siano da garantire e da perseguire a fronte di prodotti industriali che possono anche costare meno, ma che meno valgono e dell’origine dei quali si sa poco. Il pane è prezioso, ha un immenso valore simbolico e mangiare pane davvero buono fa bene anche al nostro corpo!
In questi panifici e panetterie si troverà il contrassegno identificativo del “Pane Fresco” che certifica la produzione. Questo traguardo è il frutto di un dialogo tra Regione Sardegna e panificatori, anche a fronte del dilagare dei prodotti precotti che se non sono proprio spacciati per freschi, per come vengono presentati a volte tendono a confondere i consumatori.
Il progetto non è chiuso, perché presto sarà aperta una nuova procedura per accogliere le richieste di adesione di altri panificatori sardi, per allargare la diffusione del marchio e della tracciabilità del “Pane Fresco”.
Se vi va, andate a curiosare sulla Pagina Facebook del progetto per conoscere i panificatori e scoprire le attività inerenti!