La diagonale perfetta

di Luciano Ricci

Dedicato a tutte le donne (8 Marzo 2021)

Dopo aver visto, molti anni prima, morire in un incidente Sergio, il suo adorato marito, si era rinchiusa in se stessa, concentrata sul lavoro in un’azienda di ceramiche a Bogliasco e ancor di più su Asia la sua dolce bambina tredicenne. Vivevano in un piccolo ma grazioso appartamento a Pieve Ligure con una splendida vista sul Golfo Paradiso, comodo all’ufficio ma un po’ lontano dalla palestra della figlia.

Aveva seguito Asia, ginnasta molto apprezzata, nel suo percorso sportivo che l’aveva portata a vincere il Campionato Italiano della sua categoria: salti, capriole e volteggi l’avevano trasformata in una ginnasta di livello assoluto; la sua allenatrice, una perfezionista maniacale, le diceva che per essere perfetta avrebbe dovuto migliorare la diagonale che eseguiva con qualche leggera sbavatura.

Alessandra, donna schiva e attraente, non aveva voluto frequentare nessun uomo per molto tempo ma, durante una fiera dell’artigianato ad Albissola, aveva conosciuto Vittorio, un uomo elegante, raffinato, dolce, attento e premuroso. Per un lungo periodo si erano visti in modo clandestino, senza coinvolgere Asia nel loro rapporto, ma rapidamente capirono di essere fatti uno per l’altra e di tanto in tanto parlavano di fare un passo in avanti.

A un certo punto a Vittorio la situazione cominciò ad andare troppo stretta e l’affrontò in modo deciso.

«Alessandra, così non può più andare avanti. Siamo insieme da quasi sei mesi, non mi hai fatto conoscere tua figlia che, tra l’altro, non sa neppure di noi, rubacchiamo qua e là un fine settimana, una serata, un pomeriggio. Capisco che quello che è successo a te e a tua figlia sia stato drammatico, ma è giusto che noi si affronti la situazione: presentami ad Asia e se lei non mi vorrà io uscirò dalla tua vita, ma fammi almeno provare!»

«Lo capisco, non ne puoi più… proverò a parlarle e ti dico. Penso sia arrivato il momento.»

Alessandra fu travolta da un mare di pensieri, ansie e dubbi, ma Vittorio era diventato importante nella sua vita e in fin dei conti non avrebbe tolto nulla ad Asia. Così una sera affrontò l’argomento.

«Asia ti devo dire una cosa importante.»

«Cosa è successo?»

«Niente di grave, stai tranquilla, ti devo raccontare un fatto che mi è successo. Tempo fa, a un’esposizione di ceramiche, ho conosciuto un uomo molto gentile e garbato. Ci siamo poi incontrati per il ritiro di un vaso che aveva acquistato e quel giorno abbiamo parlato a lungo. Poi ci siamo rivisti ogni tanto e mi sono fatta l’idea che valga la pena presentartelo. Non prenderà mai il posto di papà nel mio cuore ma ti posso assicurare che anche lui se fosse qui vorrebbe che io facessi qualche conoscenza al di fuori della famiglia e del lavoro. Cosa ne pensi?»

«Mamma, aspettavo questo momento da tempo. Sei una bella donna e pensavo che gli uomini fossero diventati tutti ciechi per non accorgersi di te. Sono felice ti sia capitata quest’occasione!»

Alessandra non credeva alle sue orecchie: Asia era diventata una donna capace di riflessioni mature, senza egoismo era felice di condividere una parte delle attenzioni e dell’amore della madre per renderla felice.

«Vieni qui, amore mio… Papà sarebbe molto fiero nel sentire quello che hai detto.»

«Mi manca tanto ma so che lui non vuole vederci infelici e quindi cerchiamo di andare avanti, di avere una vita normale, quasi normale.»

«Allora una sera organizzo una cena così lo conosci.»

«Come si chiama e cosa fa questo portento che è riuscito a conquistarti?»

«Che sciocca, non ti ho neppure detto il suo nome: si chiama Vittorio Ramesi, è un avvocato.»

La sera stessa informò Vittorio della risposta di Asia e lui rimase di sasso.

«Complimenti Alessandra per come avete cresciuto vostra figlia: una risposta non certo scontata per una ragazzina. È molto matura per l’età che ha, ti darà tante soddisfazioni.»

La cena andò molto bene e da quella prima volta i tre trascorsero sempre più tempo insieme; nacque così una buona sintonia che sarebbe stato il preludio all’ultimo inevitabile passaggio: provare la convivenza.

Anche in questo caso fu Vittorio a prendere la palla al balzo al rientro da una gara di Asia, cui assistettero, come ormai era consuetudine, sia Alessandra sia Vittorio.

«Asia quello che sto per dirti non l’ho condiviso con tua madre ma so di poter contare sulla tua maturità che hai dimostrato molte volte. Vado diretto al dunque: possiedo una casa nel centro di Genova troppo grande per abitarci da solo: perché non vi trasferite da me? Non mi dovete rispondere adesso, parlatene tra voi e pensateci. Potresti avere una stanza intera da dedicare ai tuoi allenamenti e poi casa mia è molto più vicina alla scuola e alla palestra. L’unica ad allontanarsi dal lavoro sarebbe la mamma ma sono certo che un sacrificio, lo potrebbe fare. Alla mamma non ho accennato nulla perché avrebbe fatto passare un’eternità prima di rispondermi» disse Vittorio accennando un sorriso.

Alessandra, sentendo le parole di Vittorio rimase un po’ contrariata dall’improvvisa sortita: avrebbe preferito essere interpellata prima a quattr’occhi e soltanto dopo semmai lei avrebbe esteso la proposta ad Asia.

«Sì, dici bene Vittorio, ne dobbiamo parlare. Comunque, grazie per l’invito: possiedi una bellissima casa, certo più spaziosa della nostra ma tante cose non si misurano con i metri quadrati. La nostra attuale abitazione avrà tanti difetti ma anche tanti ricordi. Non è facile privarsene.»

Una risposta piuttosto stizzita che non passò inosservata a Vittorio.

«Scusa se mi sono permesso di entrare in questo vostro spazio ma una cosa la devo dire. Io non vi chiedo di dimenticare nulla del vostro passato: Sergio era, è e sarà sempre nei vostri cuori, anche se non abiterete più in quella casa. I suoi insegnamenti, il suo messaggio di amore per voi, saranno indelebili nelle vostre menti. Alla sera prima di addormentarmi penso sempre a voi due e a come sarebbe bello avervi accanto a me prima di spegnere la luce o ritrovarvi al mattino per augurarvi una buona giornata. La decisione però è la vostra, io aspetterò con molta pazienza la vostra risposta.»

Da quella sera passò circa un mese durante il quale Alessandra e Asia parlarono a lungo della proposta ed erano tutto sommato favorevoli.

Alla fine, la mamma saggiamente espose alla figlia una soluzione molto ragionevole.

«Facciamo così: accettiamo per un periodo di prova, lasciando tutto attivo in casa nostra, in modo tale che, se dovessero sorgere dei problemi, facciamo un bel “dietro front” e ce ne ritorniamo qui. Cosa ne dici?»

«Non fa una piega mamma. Proviamo, anche se sono convinta che con Vittorio sia impossibile non andare d’accordo. È un uomo molto riservato, non s’intromette mai nei nostri discorsi e, quando lo fa’, cerca sempre di smorzare le nostre piccole divergenze, mai ad aumentarle.»

«Va bene Asia, proviamo allora questa nuova esperienza.»

Fu così che comunicarono la loro decisione a un entusiastico Vittorio, che si occupò in prima persona del trasferimento degli effetti personali d’entrambe, scoprendo quante cose è capace di comprare e immagazzinare una donna, anzi due! Per sua fortuna la casa era molto grande e riuscì a dare un’adeguata sistemazione a ogni cosa.

La convivenza migliorò la qualità della vita di tutti.

Vittorio andava spesso a prendere Asia consentendo così ad Alessandra di gestire meglio la giornata ma allo stesso tempo beneficiò delle attenzioni culinarie di Alessandra per la figlia, evitando gli acquisti in rosticceria e il ricorso a cene al ristorante, tipico dei single quando alle otto di sera si rendono conto di avere un frigorifero desolatamente vuoto.

Proprio quando tutto sembrava perfetto, accadde un episodio del tutto banale che però provocò una reazione spropositata.

Una sera, mentre stava preparando da mangiare, Alessandra andò in sala per prendere del vino bianco e vide Vittorio con il suo cellulare in mano e la cosa le diede molto fastidio e reagì bruscamente.

«Cosa stai cercando sul mio cellulare?»

«Niente, ha fatto un suono e ho guardato cosa fosse.»

«E cosa hai visto?»

«Un messaggio da un tal Giorgio. Chi è?»

«Ha qualche importanza?»

«Se mi rispondi così, sì. Adesso ha importanza.»

Non aveva mai visto Vittorio così sospettoso e anche un po’ arrogante, il viso alterato; era la prima volta e questo non le piaceva per niente.

Per non rispondere malamente Alessandra si avvicinò a Vittorio per sfilare il telefono dalle sue mani ma lui, per fermarla, afferrò il suo braccio proteso e lo strinse con uno sguardo cupo. La stretta fu così forte da provocarle un senso di dolore e lei reagì gridando.

«Mi stai facendo male, mollami!»

Vittorio fu come scosso da quell’urlo e mollò la presa ritornando a uno stato di maggiore controllo.

«Scusa, non so cosa mi sia successo. Sono molto teso con il lavoro e scatto di niente… ti ho fatto male?»

Vittorio durante l’intera sequenza alternò strane espressioni della faccia, come se fosse uscito da un corpo per entrare in un altro, per poi ritornare in quello di partenza: un repentino cambio di personalità.

Alessandra era attonita: Sergio, suo marito, non l’aveva mai toccata neanche per scherzo e sentire addirittura dolore per la stretta di Vittorio la sconvolse.

Prese il telefono, scappò in camera e si chiuse dentro.

Vittorio bussò più volte alla porta ma lei non aprì.

Fortunatamente Asia era in palestra e, quando ritornò a casa, Alessandra fece finta di nulla, anche se la ragazza si accorse del vistoso livido.

«Ma cosa hai fatto al braccio?»

«Ho preso un colpo contro lo sportello del mobile così forte che mi fa ancora male.»

«Ma mamma! Stai attenta e mettici un po’ di quella pomata che uso io per i miei “atterraggi” poco morbidi» riferendosi ai frequenti colpi che alle ginnaste capita di prendere durante le loro prove.

Fu la stessa Asia, completamente ignara su cosa fosse realmente accaduto, a spalmare per bene la sostanza che avrebbe facilitato il riassorbimento dell’ematoma.

«Sei sicura di star bene? Mi sembri molto tesa.»

«Ma no, figurati. Sto benissimo amore mio» accompagnando la frase con un bellissimo sorriso rivolto a una titubante Asia.

Quando la ragazza andò a dormire, Alessandra e Vittorio rimasero soli e andarono nella loro camera.

Una volta chiusa la porta, Alessandra ritornò su quanto accaduto mostrando i segni sul braccio con rabbia.

«Guarda cosa mi hai fatto! Vittorio non capisco cosa ti sia successo ma ti sembra il modo di reagire? Hai già avuto di queste reazioni?»

«No mai. Devi scusarmi… non so cosa mi sia successo. Sono molto stressato per il lavoro. Ti confesso che ho preso il tuo cellulare in mano quasi senza pensarci e poi ti ho afferrato il braccio impulsivamente. Spero tu mi possa perdonare… Ti assicuro non succederà più» disse un balbettante Vittorio quasi in lacrime.

Alessandra rimase molto colpita dall’accaduto e non volle infierire sul dimesso Vittorio. Se avesse seguito il suo impulso, sarebbe scappata via ma c’era Asia che andava tutelata e lasciata tranquilla: aveva già sofferto abbastanza.

«Spero sia stato un episodio, ma un rapporto a due è fatto di fiducia e sostegno, non di sospetti e prevaricazioni.»

«Ma io non ho alcun sospetto e non voglio prevaricare nessuno. Voglio bene a te e ad Asia e forse ho solo paura di perderti. Sono un po’ stressato. Perdonami.»

Tutto il colloquio però venne ascoltato da Asia che, insospettita dall’atteggiamento della madre, si era alzata e si era messa a origliare dalla porta della camera per poi rientrare nella sua in punta di piedi.

Seguì un periodo di serena convivenza, molte gare di Asia, qualche cena fuori e poco altro, fino a quando Vittorio chiese ad Alessandra di parlare a quattr’occhi.

«Cosa mi devi dire?»

«Ho pensato che, venendo a stare qui, tu ti sei allontanata molto dall’ufficio e tra gli spostamenti, il lavoro in azienda, di tempo a te non ne resta molto. Guadagni poco e sei costretta a trascurare tutte le tue passioni: perché non ti fermi? Io guadagno molto e non avrei alcun problema a coprire tutte le spese della casa e le vostre personali. Così potresti frequentare il corso di Yoga che da tanto tempo non fai più, leggerti finalmente tutti i libri ancora intonsi che hai nella libreria.»

«Ci avevo pensato ma non so. È vero non guadagno molto ma il mio lavoro mi piace. Allo stesso tempo vorrei anche tanto fare mille altre cose che sono incompatibili con i miei orari.»

«Allora prenditi un’aspettativa, ne hai diritto, te ne stai un po’ a casa e provi a dedicare del tempo a te stessa, alle tue passioni, ai tuoi passatempi preferiti. Credo che, se tu assaporerai il piacere di fare delle cose che ti piacciono, sarai felice!»

Dopo qualche settimana di ripensamenti Alessandra pensò che, tutto sommato, non sarebbe stata poi la fine del mondo se si fosse presa un periodo di aspettativa: lo comunicò alla sua azienda che, a malincuore, le concesse di fermarsi a casa.

Vittorio accolse entusiasticamente la notizia e anche Asia ne fu felice perché avrebbe potuto trascorrere molto più tempo insieme alla sua adorata “mammina”, come lei la chiamava.

I mesi trascorsero rapidamente Asia e Vittorio trassero grande giovamento dalla maggiore disponibilità di tempo di Alessandra.

L’unica perplessa era proprio lei che, dopo soli quattro mesi, incominciò a sentire una certa nostalgia del suo lavoro e dell’adrenalina che clienti, fatture, tempi di consegna, spedizioni le davano.

Tra l’altro Vittorio era molto cambiato: dopo l’inizio della convivenza, giorno dopo giorno era sempre più chiuso, appariva geloso, forse ossessionato dal pensiero di poter perdere Alessandra, le era legato in modo morboso, nonostante lei non lavorasse più e frequentasse solo un paio di corsi fuori casa durante la settimana che comportavano piccoli spostamenti per brevi periodi di tempo.

Sembrava lacerato da mille ansie e dubbi, continuamente teso a verificare gli spostamenti della compagna, terrorizzato dal pensiero che qualcuno potesse mettere a repentaglio la sua felicità.

Alessandra non capiva: aveva lasciato un lavoro che, tra l’altro, le piaceva molto ma evidentemente a Vittorio questo non bastava; la chiamava continuamente, le si palesava davanti senza avvisarla per verificare chissà quali complotti lei stesse organizzando alle sue spalle e lo aveva anche sorpreso nuovamente a curiosare nel suo cellulare: si era giustificato dicendo che stava semplicemente guardando l’ora.

Le aveva anche chiesto di creare un gruppo con un’applicazione sul cellulare di supporto agli spostamenti della famiglia ma Ale pensava che il vero scopo fosse di poterla localizzare in ogni momento. Oppressa da questa situazione, iniziò a essere pentita della sua scelta, soffocata dalla morsa inquisitoria del compagno: sentiva l’esigenza di stare fuori di casa, a rimettersi finalmente di nuovo in gioco.

Dopo mille riflessioni, si fece coraggio, approfittando dell’assenza di Asia, impegnata in palestra per i suoi allenamenti, e ne parlò al compagno.

«Vittorio, ho provato questo periodo di aspettativa e devo dire che sono stata bene ma…. non mi basta. Ho pensato che Asia ormai ha tredici anni e può tranquillamente gestirsi da sola: basta lasciarle qualcosa da mangiare, in palestra ci va già autonomamente. Ho telefonato alla mia collega delle vendite e mi ha detto che avrebbero effettivamente bisogno di una persona perché stanno avendo molti ordini. Potrei riprendere a lavorare, magari anche part time. Il mio lavoro mi manca tanto, non pensavo che fosse così importante per me. Cosa ne dici?»

Ad ascoltare quel tenero discorso Vittorio si rabbuiò.

«Speravo di non dover mai sentirti pronunciare questo discorso. Mille euro in più al mese non ci servono: quanto guadagno io basta e avanza. Tu sei più utile a casa che a vendere due ceramiche. Asia è meglio che cresca con una madre presente e vigile.»

Alessandra rimase molto male per quella frase di Vittorio: non capiva perché dovesse banalizzare il suo lavoro e non porsi minimamente la domanda di cosa lei volesse dalla vita e non solo cosa fosse più utile alla famiglia. Cercò di raccogliere tutta la pazienza del mondo prima di rispondere e poi, con molta pacatezza, provò a esprimere nuovamente il suo punto di vista con altre parole.

«Lo so che non ne abbiamo così bisogno di quei soldi ma non si tratta solo di quello: io non posso trascorrere la mia vita soltanto a pulire la casa, a far yoga o a preparare da mangiare a te e ad Asia che peraltro amo più di me stessa. È bellissimo avere tempo per frequentare corsi e dedicarmi ad altre piacevoli attività ma non mi basta. Sono io che ho bisogno di quel lavoro, sono io che voglio sentirmi attiva e ancora utile con la mia professionalità, le mie conoscenze. E non capisco come tu possa dirmi così, come tu non riesca a non vedere la mia inquietudine, la mia necessità di confrontarmi con le mie capacità, vedere anche altre persone!»

«Vorresti dirmi che non mi ami più, che hai bisogno di fare conoscenze nuove: cos’è non ti bastiamo più io e Asia, la tua famiglia?»

«Ho bisogno di respirare l’aria che c’è fuori e non solo tra le mura domestiche. Ma non lo capisci? Ma che modo hai di amare?» disse stavolta alzando la voce e avvicinandosi con la faccia a Vittorio.

Ci sono istanti nella vita di tutti noi che segnano un confine, un cambiamento così netto, così forte, che da quel momento ci sarà sempre un prima e un dopo.

Proprio quello che stava per accadere nella vita di Alessandra perché Vittorio alla domanda perentoria della compagna rispose nel peggiore dei modi: le diede uno schiaffo piuttosto violento che la fece cadere a terra violentemente e del sangue le affiorò dalla bocca.

Vittorio, resosi conto di quello che aveva fatto, con gli occhi sbarrati s’inginocchiò supplicandola di perdonarlo.

«Non so cosa mi sia successo… perdonami, io ti amo, non volevo reagire così; è stato un gesto impulsivo su cui non ho riflettuto, non l’ho deciso coscientemente. Devi credermi io non volevo!»

Alessandra riaprì gli occhi ma rimase molto scossa per l’accaduto, attonita e spaventata. Era successo di nuovo, Vittorio aveva alzato le mani stavolta in modo molto più violento, non era stata una stretta troppo forte: aveva volutamente, deliberatamente colpito il volto di Alessandra. Lui aveva dimostrato per la seconda volta di non saper controllare le sue reazioni, di avere dei momenti in cui, dall’uomo garbato e gentile, si trasformava in uno irrazionale, violento e fuori controllo.

Alessandra tremava, aveva paura, paura di nuova violenza, paura per una figlia da proteggere che aveva coinvolto in questo rapporto e, cosa peggiore, nessuna prova per denunciarlo anche con il terrore di ritorsioni.

Ma pochi istanti dopo sentirono aprire la porta: era Asia, cupa in volto, con uno sguardo minaccioso e non da sola. Era con due poliziotti in divisa.

Corse dalla madre.

«Mamma come stai?» chiese con il tono di chi conosce bene la risposta.

Intervenne Vittorio: «La mamma ha avuto un capogiro ed è svenuta battendo la testa… la faremo visitare! Ma cosa vogliono questi signori?»

Asia guardò con uno sguardo pieno di odio quell’uomo e l’azzittì.

«Tu devi stare zitto. Pensi che io, essendo una tredicenne, sia una sprovveduta ma non è così. Hai colpito mia madre con uno schiaffo talmente violento che l’hai fatta crollare a terra!»

«Ma come ti permetti? Alessandra diglielo anche tu che sta farneticando?»

La piccola ma tenace Asia fece segno alla madre di lasciar parlare lei.

«Vittorio mi fai schifo. Avevo intuito la tua indole violenta quando vidi quel segno sul braccio di mamma e, insospettita, avevo origliato dalla porta un vostro colloquio. Ne ho parlato con un’amica che mi ha suggerito di non perdere un istante, di avvertire immediatamente la Polizia che ha messo delle web cam in tutte le stanze. Abbiamo registrato tutto. Hai finito di farle del male!»

«Signor Vittorio Ramesi: lei è in arresto per lesioni aggravate. Ci segua.»

Una sottilissima linea rossa divide sempre la violenza dall’omicidio di una donna.

L’incubo era finito, la piccola Asia aveva finalmente realizzato la diagonale perfetta, quella che la giuria premia con un dieci.

La diagonale per separare la madre da quello che, con ogni probabilità, sarebbe diventato il suo carnefice.

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Pubblicato da Renata Briano

Nata a Genova (GE) nel 1964, è laureata in Scienze Naturali e ha lavorato come ricercatrice presso l'ITD del CNR e presso ARPA Liguria. Dal 2000 al 2010 è Assessore all'Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile, Caccia e Pesca della Provincia di Genova. Dal 2010 al 2014 ha ricoperto l'incarico di Assessore all'Ambiente e alla Protezione Civile in Regione Liguria. Dal 2014 al 2019 è stata Europarlamentare e Vicepresidente della Commissione Pesca al Parlamento Europeo. Da settembre 2019 è Food Blogger, dopo aver preso il diploma da "Chef fuoriclasse" presso il Centro Europeo di Formazione. Mamma di Francesco, è sposata con Luciano Ricci, scrittore. Non si separa mai dai suoi tre cagnolini.