Stemma Di San Ginesio

La battaglia della Fornarina particolare dello stemma Di San Ginesio

la battaglia della Fornarina
la battaglia della Fornarina

Mia moglie Marina canta in un coro. Piacerebbe tanto anche a me, ma per amore del prossimo mi astengo.

Con gli Spring Time, questo è il nome del coro, si va spesso in giro a fare concerti e quando è possibile ci piace abbinare al concerto una visita ai tesori culturali e/o naturalisti dei luoghi in cui ci troviamo.

Qualche tempo fa siamo stati ospiti degli amici di San Ginesio una accogliente cittadina in provincia di Macerata. Nei momenti liberi abbiamo visitato la Pinacoteca Comunale, e sono rimasto colpito dalla strana forma dello stemma di San Ginesio.

Normalmente negli stemmi si vedono animali feroci oppure delle croci, in questo invece capeggia mezza croce, manca la parte sinistra.

Con la curiosità che mi contraddistingue, ho indagato e ho scoperto che in origine la croce sullo stemma era intera, ma in seguito è stata dimezzata.

Ci sono diverse versioni, la più verosimile credo che sia quella che indica il taglio come conseguenza di una scomunica papale a seguito di un torto subito da un inviato del Papa, ma non sono riuscito a trovare notizie più precise.

Ho deciso di ricreare lo stemma ritratto nel dipinto, completandolo dei segni di fortuna, la mezza corona di alloro e la mezza corona di quercia.

Per poter comporre questo stemma edibile mi serviva

  1. Una parte rossa
  2. Una parte bianca
  3. La parte verde dell’alloro
  4. La parte verde della quercia
  5. La cornice dello stemma
  6. I 3 colori per il fiocco tricolore
  7. La parte verde per il castello apicale
  8. Qualcosa per simulare le ghiande.
  9. Qualcosa per simulare le bacche di dell’alloro

Vi spiego come ho fatto.

Una parte rossa dello stemma. Ho sovrapposto un trito di peperoncini sott’aceto e delle fette di pomodoro
Una parte bianca Cavolo cappuccio bianco sott’aceto
La parte verde dell’alloro Fette di cetriolo in agrodolce
La parte verde della quercia Sedano verde sott’aceto
La cornice dello stemma Fagiolini serpente sott’aceto, ho utilizzato questi anche se costano parecchio, perché per questo scopo sono perfetti. Sono lunghi anche 60 cm e non hanno il filo. quindi si mangiano molto volentieri
I rosso bianco e verde per il fiocco tricolore Rispettivamente peperoncini sott’aceto, Cavolo cappuccio bianco sott’aceto e Sedano verde sott’aceto
La parte verde per il castello apicale Fette di cetriolo sott’aceto e rosso dei peperoncini sott’aceto.
Qualcosa per simulare le ghiande. Carote sott’aceto, non sono marroni ma si avvicinano.

 

Dovendo fare delle prove, ho abbondato, ma tanto le verdure sotto aceto sono cosi buone e croccanti che difficilmente ci sono degli avanzi.

Verdure sott’aceto

La salamoia

  • 1 litro di aceto bianco di vino
  • ½ litro di acqua
  • 150 g. di sale

Verdure Fresche

  • 400 g di pomodori ben maturi i più indicati sono quelli che hanno poca acqua io ho usato dei piccadilly siciliani.
  • 300 g di pane meglio se del giorno prima.

Altro

Non avendo trovato cetrioli da fare sott’aceto, ho comprato un barattolo di cetrioli in agrodolce di una nota casa italiana.

Preparazione

Iniziamo a preparare la salamoia: sciogliete 150 g di sale in 1 litro di aceto di vino bianco, poi fatelo riposare per una  decina di minuti quindi aggiungete l’acqua. La salamoia è pronta. Mi raccomando, usate l’aceto bianco perché quello rosso altera troppo il sapore e il colore delle verdure.
Lavate ½ kg di peperoncini turchi o altri rossi lunghi, e fateli asciugare. Pulite una palla di cavolo cappuccio bianco e tagliatelo a listarelle di circa un cm, metteteli in un grosso vaso che possa contenere tutta la verdura.
Continuate con le carote pulite e tagliate a pezzi di circa 4-5 cm, aggiungete 4 spicchi d’aglio puliti.
Aggiungete i peperoncini che nel frattempo si saranno asciugati.
Con i fagiolini arrotolati fate un altro strato, non dovete rompere i baccelli, terminate con  una corona  di sedano verde, la corona va creata con delicatezza perché serve intera. Oltre ad essere buonissima, svolge il compito di tenere tutte le verdure bagnate dalla salamoia. Utilizzate sia i gambi che  le foglie.
A questo punto mescolate nuovamente la salamoia e versatela nel vaso con le verdure versate fino alla completa copertura delle verdure e tappate ermeticamente.
Ora ci vuole tanta pazienza, sono necessari circa 90 giorni per avere tutte le verdure pronte, l’unica cosa che dovete fare in questo periodo è quella di girare il vaso un paio di volte ogni settimana.

Assemblaggio finale

Tirate fuori tutte le verdure e disponete in diversi contenitori, una per ogni contenitore, assaggiatele e sentirete che bontà! Durante la maturazione avviene un travaso di piccantezza dai peperoncini alle altre verdure, che avranno il loro sapore originale, il retrogusto sapido/acido dovuto al sale e all’aceto e un sentore di piccante che ci sta benissimo.
Ci mancano i pomodori, la cosa più complicata. I pomodori sono composti da circa il 94% da acqua, quindi la rilasciano in quantità.
Quando li uso e non voglio liquidi in giro opero in questo modo: taglio tante fette di pane, ci appoggio sopra le fettine di pomodori e li insaporisco con il sale che aiuta ad espellere i liquidi, mentre la mollica del pane li assorbe, asciugando l’ortaggio che a questo punto è idoneo ad essere usato nella composizione.
Per la composizione dello stemma vi rimando alle foto, è più facile a farsi che a dirsi.

Buon appetito

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Particolare PalaIntera

La Battaglia della Fornarina

Fonti: Biblioteca Comunale “S. Gentili”, M. Severini “Historiae Ginesiae” 1552 – G. Salvi “Memorie Storiche di San Ginesio” 1889.

Storia: Fermo e San Ginesio sostennero una lotta lunga e cruenta, protrattasi dal 1258 al 1306, riesplosa improvvisamente nel 1377 e terminata nel 1484 su diretto intervento di Papa Sisto IV, sollecitato dall’ Archiatra ginesino Giacomo Solleciti. Corre l’anno 1377, la notte lunga, fredda e nevosa del 30 novembre. Suona la quarta vigilia della notte, quando un consistente commando di arditi mercenari fermani raggiunge la cinta muraria ginesina, passa l’incustodita Porta di Brugiano e sale l’erta collina delle Cogge, con l’obiettivo di occupare subito il Colle San Giovanni. Una fornara, accudendo alle incombenze del suo lavoro, ode rumori sospetti, si ferma e teme subito il nemico: ansante corre per il paese destando e gridando aiuto al pericolo della patria, con defensori affronta per prima i nemici gettando loro in faccia la cenere. I primi Fermani sono sopraffatti ed accecati, danno indietro. e così urtano i secondi, questi i terzi sino agli ultimi. Sono tutti in scompiglio, rompono l’ordine, rotolano in più alla costa e si fratturano le gambe per lo scoglio.

La mischia ? accanita e senza scampo, nelle tenebre, assalitori e difensori faccia a faccia, corpo a corpo. Sino all’alba, quando il sole illumina una macabra distesa di guerrieri caduti nel sottostante Piano di sangue. Giacchè il 30 novembre la Chiesa ricorda l’Apostolo S. Andrea, il popolo di San Ginesio gli volle rendere grazie elevandolo a co-patrono, ed il Senato Cittadino decretò di far dipingere molti anni dopo il fatto d’armi nel cosiddetto Quadro di S. Andrea, un tempo nella chiesa di S. Agostino, oggi nella Pinacoteca Comunale sez. antica. Infine nello Statuto si prescrive che il 30 novembre la Magistratura deve recarsi in forma solenne nella Chiesa di S. Agostino all’altare che vi aveva fatto costruire. L’autore del dipinto della Battaglia di S. Andrea ha eternato la Fornarina nel gesto di prendere cenere e pala, isolata nel lato inferiore sinistro rispetto ai guerrieri. Sulla città murata campeggia l’imponente figura dell’Apostolo.

 

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la battaglia della Fornarinalo stemma Di San Ginesio
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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

4 Risposte a “Stemma Di San Ginesio”

  1. Ciao Calogero, ma che bello questo stemma! Hai fatto davvero un’opera faraonica…complimenti per la costanza e la determinazione! 🙂
    Non conoscevo la storia della Battaglia della fornarina, mi fa sempre piacere scoprire aneddoti ed episodi storici…e magari potrei anche approfittare per visitare San Ginesio e Macerata, visto che non ci sono mai stata.
    Inserisco subito la tua ricetta tra quelle partecipanti al contest, davvero bravo per aver ricreato con cura e precisione tutti i particolari dello stemma e per averci raccontato questo episodio di storia italiana.
    Grazie per aver partecipato!
    A presto,
    Alice

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