Sodalizio Mvschiato

Sodalizio Mvschiato

Sodalizio Mvschiato
Sodalizio Mvschiato

Era l’aprile del 1988 e a Livorno si sparse la voce che di lì a pochi giorni si sarebbe avverata la profezia contenuta nella Vaticinia di Nostradamus. Qualche solerte esegeta di quell’oscurissimo testo decretò che la profezia prevedeva un imminente maremoto che avrebbe spazzato via la città di Livorno, e proprio in quei giorni. Memori del maremoto che flagellò la città nel 1742, i livornesi si dettero al panico e allo sgomento.
E’ in momenti calamitosi come questi che gli spiriti forti s’ergon sui pusillanimi e gli uomini di valore additano la via ai tremebondi: si riunirono subito Alberto Fremura, Stefano Caprina, Marcello Sardelli e Federico Maria Sardelli per dare alla luce un numero unico, un giornale che avrebbe dovuto ammaestrare, guidare, esplicare, indirizzare le turbe di fronte alla catastrofe. Fu così che, il 5 maggio 1988, uscì trionfalmente il giornale “Ahiò il maremoto!”, fitto di vignette, proclami, finte interviste al vescovo e alle autorità, consigli su come affrontare la calamità, ricette e giochini. Era fatta: era nato il nucleo primigenio del Sodalizio Muschiato. A cui, di lì a poco, si sarebbe associata un’altra colonna, oggi spezzata, di questo tempio laico della satira: Giorgio Marchetti, ovvero il professor Ettore Borzacchini.

Ma fu una di quelle sere della vigilia di primavera del 1994 che i cinque sodali decisero di disertare il vieto pizzajolo dietro casa Fremura a fine riunione di redazione del settimanale “Ugo”, nato nel frattempo come supplemento satirico del “Tirreno”, e trovar ristoro presso un tortajo posto alle pendici del colle di Montenero, subito dopo la chiesina dell’Apparizione.
Per questo in questi giorni si festeggiano i primi 25 anni del Sodalizio Mvschiato in fondo all’articolo trovate tutta la storia della serata.
Per realizzare questa ricetta, mi serviva lo stemma del sodalizio e 5 ingredienti per i 5 fondatori:
lo stemma del Sodalizio Mvschiato, ho preso in considerazione diversi tipi di preparazioni per raffigurare lo stemma, Marina, mia moglie, mi ha detto: perché non utilizzi La Pasta Matta? Il nome mi è sembrato perfetto allo scopo.
Alberto Fremura, Amava mangiare la pizza piegata in 4.
Stefano Caprina, giocando sul cognome ho utilizzato una crema, preparata con del Caprino un goccio di olio EVO e dell’erba cipollina
Marcello Sardelli, il cognome di fa pensare immediatamente alla sardella calabrese, servita come da tradizione, con la foglia di cipolla di Tropea, da usare come cucchiaio.
Federico Maria Sardelli, potevo fare lo stesso discorso fatto per il padre ma siccome so che non ama il pesce, ho utilizzato l’alternativa di terra della sardella, la nduja, emulsionata in olio evo, servita con della maggiorana fresca.
Ettore Borzacchini, dai racconti dei sodali si evince che fosse “un po’ attento al danaro”, quindi ho utilizzato delle acciughe uno dei pesci più economici e dei dischetti a rappresentare le monete.

Ingrediente per 4 persone

  • 250 g di farina 00
  • 100 g di acqua a temperatura ambiente
  • 4 cucchiai d’olio extravergine
  • 1 uovo
  • 30 g di Caprino
  • 30 g di Sardella
  • 30 g di nduja emulsionata 
  • 1 cipollotto di tropea
  • 2 rametti di maggiorana
  • Alcuni fili di erba cipollina
  • 2 acciughe fresche
  • 1 limone
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Olio EVO q.b.

Preparazione

La Pasta Matta è un impasto di base che ricorda la Pasta Brisée all’olio extravergine. Disponete la farina a fontana, aggiungetevi l’acqua, l’olio e un pizzico di sale, impastate con le mani partendo dal centro e inserendo a poco a poco farina laterale verso le parti liquide.
Impastate fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo, spennellatelo di olio extravergine, mettete in un contenitore, coprite a filo con della pellicola, lasciate riposare 30 minuti.
passati i 30 minuti tirate la pasta con un mattarello, questo tipo di pasta è a elastica e si stenderà facilmente.
Create una sfoglia con uno spessore di circa 3 millimetri, con l’aiuto di coltello ben affilato disegnate lo stemma del Sodalizio Mvschiato, compresa la scritta in alto.
Con un’altra parte della pasta create dei dischetti,
con il resto fate un disco da circa 14 cm, ripiegate i bordi per simulare il cornicione della pizza, poi ripiegate in 4, inserite il pomodoro.
Spennellate tutto con il rosso di un uovo, cuocete la pasta matta in forno a 180° per circa 35 minuti, controllate spesso, i tempi dipendono anche dal tipo di forno.
Pulite le acciughe, togliete la lisca salate pepate dalla parte della carne, strizzate il succo di ½ limone, aggiungete il cipollotto tagliato fine, infine dell’olio EVO, mettete a riposare per qualche ora. Quando pronti avvolgete i filetti in un cucchiaio da finger food e all’interno ponete un paio di monete, preparate con la pasta matta.
Prendete dell’ottimo caprino di Capra, potrà sembrare una precisazione inutile, purtroppo molto del caprino in vendita e preparato con latte vaccino, aggiungete un po’ di olio evo e dell’erba cipollina tagliata fine. Amalgamate la sardella con qualche goccia di olio evo, servite con pezzetto di cipollotto che fungerà da cucchiaio.
Mettete la nduja emulsionata in un cucchiaio e poggiate sopra qualche fogliolina di maggiorana.
Montate il tutto come da foto e

Buon appetito

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Caprino e sardella
Caprino e sardella

Caprino e sardella

pizza
pizza
nduja, acciughe e monete
nduja, acciughe e monete
Caprino ed erba cipollina
Caprino ed erba cipollina

Fu una di quelle sere della vigilia di primavera del 1994 che i cinque sodali decisero di disertare il vieto pizzajolo dietro casa Fremura a fine riunione di redazione del settimanale “Ugo”, nato nel frattempo come supplemento satirico del “Tirreno”, e trovar ristoro presso un tortajo posto alle pendici del colle di Montenero, subito dopo la chiesina dell’Apparizione. Bisogna premettere che il Maestro Fremura soffriva in quei tempi di fastidiose narcolessie: s’addormentava d’improvviso durante le conversazioni, i pasti, i momenti più impensati. Essendo persona intelligentissima e astuta, dopo questi fulminei abbiocchi rincuorava l’esterrefatto interlocutore dicendogli che anche da dormiente egli seguiva perfettamente il suo discorso, e lo pregava di continuare. Ma in realtà, durante le intermittenti cascate di sonno, egli non capiva una sega nulla. Per ovviare a quest’inconveniente, un suo amico medico, di cui taceremo il nome, gli propose una misteriosa cura sperimentale. Quella sera, a cena dal tortajo di Montenero, il Maestro aveva ingurgitato la pillola misteriosa.Una volta al tavolo, nell’angusta saletta del tortajo, furono portate le consuete fogliate di torta e le pizze. Il Maestro Fremura, che di solito piegava in 4 la pizza ingoiandola in un sol boccone, restò muto e svagato davanti al cibo. Intanto gli altri quattro s’ingozzavano e discutevano. Ma era chiaro che qualcosa di strano stava accadendo: il Maestro, colla testa puntellata sui pugni, stava lasciando freddare il cibo. Dopo poco, egli sparì in bagno e i sodali continuarono a ridere e mangiare>.

Fu il misericordioso Capras ad accorgersi, dopo dieci minuti, che il Maestro non era ancora sortito dal gabinetto. E, nell’indifferenza totale degli altri quattro che continuarono a ingozzarsi di torta e pizza, altrimenti esposte al rischio concreto di diacciarsi a fronte di improvvidi impeti solidali, chiese le chiavi della ritirata.  <Alla sua apertura _ riferisce la rigorosa cronaca del Sardelli _ si presentò il tristo spettacolo: il Maestro giaceva riverso sul pavimento in condizioni pietose, coi pantaoni slacciati, gli occhi rovesciati e il volto bianco come la carta. Fu estratto per i piedi dalle angustie dell’immondo ricetto e fu chiamata l’ambulanza. All’arrivo dei soccorsi, il Maestro fu sollevato e adagiato su una lettiga. A quell’operazione egli aprì un occhio, socchiuse la bocca e disse: “Fatemi una foto così”. Un grido di giubilo percorse le stanze:  risorto!, risorto! e subito gli amici si accodarono ai soccorritori fino a formare un corteggio d’autovetture che seguì l’ambulanza fino all’ospedale, fra colpi di clacson e fazzoletti sventolati, saranno state le una di notte. Il conto del tortajo non fu pagato.  Il Maestro fu rilasciato la mattina dopo, sano e salvo, con l’ammonizione di non riprendere più le pasticche maledette>.

Quella notte oscura e trista, la notte del 19 marzo 1994,  si verificò l’evento passato alla storia come M.E.R.D.A.F., Morte E Resurrezione Di Alberto Fremura, destinato a celebrare la nascita ufficiale del Sodalizio Mvschiato.

Nel’agosto del  2017 è venuto a mancare Giorgio Marchetti, alias Ettore Borzacchini. Una perdita dolorosa, da allora segnalata con la colonna mozzata dell’immaginifico tempio dell’amicizia e dell’umorismo scelto come simbolo identitario del Sodalizio.

Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

4 Risposte a “Sodalizio Mvschiato”

  1. Meravigliosa ricetta e tributo al Sodalizio che m’ero perso.
    Grandi elogî al suo creatore e grande riconoscenza da parte di tutti i sodali, adipiscenti & pestamerdæ del Sodalizio.

    Federico Maria Sardelli

  2. Avvertito dal Sodale Federico Sardelli, approdo. questo gustoso blog e mi commuovo nel vedere tanto affetto nei confronti del SODALIZIO MVSCHIATO (sempre sia lodato).
    Con le lacrime agli occhi e l’acquolina in bocca asciugo questi miei umori e vi benedico.
    Grazie e grazie ancora, e spero di risentirvi presto, magari per uno scambio di ricette gastronomico umoristiche che suggellino la nostra neonata amicizia.
    Il Camerlengo Capras
    al secolo Stefano Caprina

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