Sardegna: il futuro passa dalle tradizioni locali

Sardegna: il futuro passa dalle tradizioni locali

A Cheese 2019 si immagina il futuro del cibo
A Cheese 2019 si immagina il futuro del cibo

Slow Food: lavoreremo sodo per rivalorizzare un’economia straordinaria e autentica

3milioni e 200.000 pecore, 12.800 pastori, 33 cooperative. Questi i numeri del principale comparto economico della Sardegna, che sta vivendo un periodo difficilissimo. Tutti ricordiamo la protesta di qualche mese fa in cui fiumi di latte sono stati riversati nelle strade. «Un gesto estremo e offensivo, per cui si soffriva a vedere quelle immagini», commenta Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. «Lì abbiamo capito che non potevamo più aspettare, che Slow Food avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare i pastori sardi e la loro economia». E per farlo è fondamentale rilocalizzare la produzione, rilanciando le tradizioni locali. «Si deve recuperare la capacità di produrre formaggio, perché purtroppo molti giovani pastori si limitano a conferire alle cooperative e hanno perso manualità e tradizioni, mentre la Sardegna è ricca di storie, di formaggi tramandati dalle comunità locali che devono essere tutelati. È un’isola con un patrimonio storico, gastronomico, ambientale meravigliosi ma che pochi conoscono, e purtroppo le dinamiche dell’economia moderna non aiutano a valorizzarlo», aggiunge Stefano Olla, esperto di sviluppo rurale. Il punto è proprio questo: la maggior parte del latte viene conferito alle cooperative o alle aziende private che da anni pastorizzano e trasformano in pecorino romano, votato in maggior parte all’esportazione. E aggiungiamo, pagato pochissimo. «Gli intenditori conoscevano il fiore sardo e poche altre produzioni della zona, ma la produzione sarda è estremamente ricca e variegata, con una diversità tutta da scoprire. Ciò che è fondamentale fare e per cui Slow Food ha già dato un importante contributo è far conoscere queste realtà e convincere i caseifici industriali a differenziare la produzione», continua Olla. Ma noi siamo qui per dare voce ai produttori locali, quelli che con convinzione difendono il loro patrimonio locale. «Da mio padre e dagli anziani ho imparato l’importanza dei pascoli, ho capito come spostando le pecore si ottenevano prodotti diversi, che valorizzavano l’erba di cui si erano nutrite le pecore. Alla fine il sapore del formaggio dipende soprattutto dalla qualità dei pascoli. Noi abbiamo cercato di valorizzare un prodotto della nostra tradizione familiare ma che riporta una storia comune a tutta la Sardegna, che rivalorizza le tradizioni territoriali», testimonia Gianni Mele dell’azienda Casu’e Babbu di Lodé in provincia di Nuoro, che con costanza munge a mano le sue 300 pecore e a cui fanno eco gli altri produttori Rosa Canu, Salvatore Bussu e Giuseppe Iocci. Insomma, la questione è spinosa e non di facile e immediata soluzione, ma non mancano le proposte: «Innanzitutto servirebbe migliorare la qualità dei formaggi rivalorizzando il legame con il territorio. Elemento questo che dovrebbe anche essere preso maggiormente in considerazione dai disciplinari presenti, stringendo le maglie per premiare chi davvero produce un formaggio unico nel suo genere», continua Olla. «Oltre poi alla diversificazione dell’offerta pensando a prodotti innovativi o comunque a recupero di tradizioni che stanno scomparendo, è importante lavorare sull’attrattività della Sardegna, che è molto di più di una costa in cui passare le vacanze estive. Da ultimo servirebbero canali di distribuzione più ampi, come ad esempio i Presìdi Slow Food, per aiutare il consumatore a conoscere questo straordinario patrimonio caseario».

I pastori che trovate a Cheese fino a domani sono davvero esempi di «Resistenza Casearia, per cui Slow Food intende impegnarsi in modo concreto per mettere in atto progetti che possano aiutarli a valorizzare il loro lavoro e i loro formaggi. Ci faremo vivi, ve lo garantisco», promette Piero Sardo.

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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