Non basta amare il cioccolato, ora si ascolta e si ‘sniffa’

Non basta amare il cioccolato, ora si ascolta e si ‘sniffa’

Non basta amare il cioccolato, ora si ascolta e si 'sniffa'
Non basta amare il cioccolato, ora si ascolta e si ‘sniffa’

Clara e Gigi Padovani, si degusta come si fa con un buon vino
Con i primi freddi il cioccolato torna protagonista a tavola e anticipa alcune gioie del Natale. Ma per degustare al meglio il “cibo degli dei” occorre utilizzare i cinque sensi, dicono Clara e Gigi Padovani, autori del libro “L’ingrediente della felicità – Come e perché il cioccolato può cambiarci la vita” (Centauria, 208 pagine, 13,90 euro). “Oggi – affermano – non si mangia il cioccolato. Lo si degusta, come si fa con un buon vino. Si vanno a ricercare i monorigine di un certo Paese e si provano gli abbinamenti, dal rhum al Barolo Chinato al tè. E’ usato in cucina, anche in ricette salate, e addirittura si sniffa, come dimostra il successo in ambienti hipster di mezzo mondo di una produzione americana”.

La richiesta del cosiddetto “oro bruno” nel mondo è in continuo aumento, con un giro d’affari globale pari a 123 miliardi di euro nel 2016, generato dalla lavorazione di 3 milioni di tonnellate di fave di cacao. A sempre più numerosi chocoholic, i cultori della tavoletta come riserva d’energia per gli sportivi e contro la depressione, i coniugi Padovani raccomandano di programmare il piacere. C’è un artigiano, i Fratelli Gardini di Forlì,che propone ‘napolitain’ diverse nell’arco della giornata: al mattino una tavoletta energizzante, nel pomeriggio un blend di cacao ricaricante con un gusto deciso, la sera fragranze avvolgenti per sentirsi in armonia con se stessi.

Il segreto, spiegano i due esperti, “è usare i cinque sensi: alla prova della vista la tavoletta deve essere lucida, a riprova di una buona tecnica di temperaggio. Per le specialità al latte il colore migliore è l’ocra chiaro, mentre per il fondente il mogano, non il nero; a volte può avere riflessi rossastri. E’ invece importante che non abbia affioramenti bianchi o grigi di burro di cacao, indice di una errata conservazione. Spezzando il cioccolatino deve rompersi senza fare briciole e senza presentare bolle, indice di una cristallizzazione non perfetta. Anche le orecchie servono per riconoscere un buon cioccolato: bene il suono netto, quello morbido non sarebbe indice di qualità. Il cioccolato si fonde in bocca alla temperatura corporea ma se al tatto la fusione è troppo veloce vuol dire che è stato aggiunto burro di cacao, e se è in misura eccessiva può coprire aromi e sapori. Al gusto va ricercato equilibrio tra dolce, amaro e acido. Il gusto è importante, ma annusarlo di più: un cioccolato commerciale ha un profumo familiare, di uova di Pasqua, con zucchero e vaniglia che prevalgono. Nel cioccolato al latte si sente invece il caramello. A volte si sente odor di formaggio, quando il concaggio non è perfetto, mentre se sembra affumicato ci potrebbe essere un difetto nella tostatura.

Fonte Ansa.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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