la carruba e Il carrubo, Ceratonia siliqua

la carruba e Il carrubo, Ceratonia siliqua

la carruba e Il carrubo, Ceratonia siliqua
la carruba e Il carrubo, Ceratonia siliqua

Ceratonia siliqua
Il carrubo, Ceratonia siliqua, è un albero sempreverde, prevalentemente dioico (esistono cioè piante con soli fiori maschili e alberi con fiori solo femminili, raramente presentano fiori di ambedue i sessi sulla stessa pianta). Appartiene alla famiglia delle Fabaceae.

Insieme all’Olea europaea è una specie caratteristica dell’associazione fitosociologica Oleo-ceratonion.
È un albero poco contorto, a chioma espansa, ramificato in alto. Può raggiungere un’altezza di 10 m.
Il fusto è vigoroso, con corteccia grigiastra-marrone, poco fessurata.
Ha foglie composte, paripennate, con 2-5 paia di foglioline robuste, coriacee, ellittiche-obovate di colore verde scuro lucente superiormente, più chiare inferiormente, con margini interi.
I fiori sono molto piccoli, verdastri, a corolla papilionacea; si formano su corti racemi lineari all’ascella delle foglie.
I frutti, chiamati carrube o vajane, sono dei grandi baccelli, detti “lomenti” lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, marrone scuro a maturazione: presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti contengono semi scuri, tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, detti “carati” poiché venivano utilizzati in passato come misura dell’oro.

I frutti permangono per parecchio tempo sull’albero per cui possono essere presenti frutti “essiccati” di colore marrone e immaturi di colore verde.
È pianta spontanea nel bacino del Mediterraneo, del Portogallo e Marocco atlantici, vive nelle zone aride di questa regione. In Italia è presente allo stato spontaneo nelle regioni del Sud mentre è naturalizzata in Toscana e a nord di questa, dove peraltro è rara. In Puglia, una legge regionale (Art. 18 L. R. 04/06/2007) la fa rientrare nelle specie protette.
È coltivato specialmente in Nord Africa, Grecia e Cipro e, con minore estensione, in Spagna, Italia meridionale e Albania. In Italia è ancora coltivato in Sicilia, anche se la rilevanza economica di questa produzione è in declino esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano, in queste zone sono ancora attive alcune industrie che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati nell’industria dolciaria e alimentare[1].

La provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione nazionale.

Il carrubo è una pianta rustica, poco esigente, cresce bene in terreni aridi, e anche molto calcarei. La sua crescita è lenta, è una specie molto longeva.
È apprezzata nelle regioni d’origine per l’ombra delle chiome, infatti conservando il fogliame molto fitto produce zone preziose d’ombra in luoghi aridi.
Parte dei succedanei del cioccolato sono ottenuti da pasta o semi di carrube.
Molti addensanti, gelificanti, di prodotti alimentari sono ottenuti da farina di semi di carrube.
Oggi i frutti (privati dei semi) vengono usati per l’alimentazione del bestiame. Un tempo furono usati come materiale da fermentazione per la produzione di alcool etilico. Come uso della tradizione popolare i semi macinati in farina venivano usati come anti-diarroici. I frutti si conservano per molto tempo e possono essere consumati comunemente freschi o secchi o, in alternativa, passati leggermente al forno.
I semi, durissimi, sono immangiabili, possono invece essere macinati ottenendo una farina dai molteplici usi che contiene un’altissima quantità di carrubina la quale ha la capacità di assorbire acqua per 100 volte il suo peso.
I semi essendo ritenuti particolarmente uniformi come dimensione e peso, dal loro nome in arabo qīrāṭ o “karat” è derivato il nome dell’unità di misura (carato) in uso per le pietre preziose, equivalente a un quinto di grammo. In realtà la variazione del peso dei semi di carrubo presi alla rinfusa arriva al 25%.
Tipica è, nelle piante molto longeve, la comparsa, dopo le prime piogge d’agosto, del cosiddetto fungo del carrubo (Laetiporus sulphureus). Seppur consumato in alcune zone della Sicilia e della Basilicata è un fungo tossico che può causare spiacevoli effetti gastro-intestinali.
Il legno di carrubo per la sua durezza veniva impiegato per la fabbricazione di utensili e macchinari in legno soggetti a usura.
In fitoterapia l’estratto secco del frutto (carruba) è utilizzabile, anche assieme allo zenzero, nel colon irritabile ad alvo diarroico.
A causa dell’elevato contenuto in tannino la polpa dei frutti ha effetto irritante, se assunta in grande quantità.
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Buon appetito

calogero@peperonciniedintorni.it
https://www.facebook.com/PeperoncinieDintorni?ref=hl
http://peperonciniedintorni.giallozafferano.it
https://twitter.com/@calorifi
https://www.pinterest.it/calorifi/
https://www.instagram.com/calorifi/
https://www.linkedin.com/home?trk=nav_responsive_tab_home Calogero Rifici

Carruba Disegno
Carruba Disegno
Carrubo Albero
Carrubo Albero

Carrubo Ramo
Carrubo Ramo

Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.