Il Barbiere e il ragù
Voi direte: “cosa hanno in comune il barbiere e il ragù?”
Cerco di spiegarvelo, ma non sono sicuro di riuscirci.
Qualche tempo fa sono andato in Sicilia a trovare i miei, quando vado al mio paesello una tappa obbligata è quella da Giuseppe, il mio barbiere da qualche lustro.
Quando entri da Giuseppe, mentre aspetti, senti le ultime puntate della telenovela del paese, io non riesco a seguire, un po’ perché il gossip non mi interessa e soprattutto perché, essendo in paese solo pochi giorni l’anno, mi sono perso il 95 % delle puntate, poco male.
Finita l’attesa, mai troppo lunga, arriva il mio turno.
Un’ oretta di coccole, massaggi con lo shampoo alla testa, panno caldo sulla faccia prima e dopo la barba, la barba con abbondante schiuma creata con il pennello, un rasoio vero, che tagliava la mia folta barba senza nessuno sforzo. Insomma un’oretta veramente piacevole, il tutto eseguito ad una velocità adeguata al rilassamento.
Tornato a Livorno, dopo un po’ sono andato dal barbiere. Da quando il mio barbiere Renato, marchigiano di nascita e livornese d’adozione, è andato in pensione, non avendo trovato nessun valido sostituto, mi servo da una catena di negozio di parrucchiere.
Mi serve una ragazzina poco più che ventenne, con una capigliatura simile ad un gatto, che ha visto un dobermann all’improvviso.
Anche qui chiacchieravano e la ragazza che mi stava tagliando i capelli era felice perché aveva comprato un pettine e una forbice nuovi. La forbice tirava i capelli mentre li tagliava e il pettine bucava il cuoio capelluto, per non guastare la sua felicità non dico nulla. La maggior parte del taglio è stato effettuato con una macchinetta, stile tosatura delle pecore. Finito il taglio e barba in circa 12 minuti, secondo più secondo meno, pago e vado via. Il costo è paragonabile a quello di Giuseppe, ma che differenza! .
Il barbiere si trova all’interno di un centro commerciale, ne approfitto per comprare un po’ di vino, hanno una cantina molto fornita, lo scorso anno abbiamo fatto diversi servizi come sommelier. Mentre vado verso la cantina, passo nella corsia dei sughi pronti e guardandoli mi viene in mente il barbiere appena lasciato, la domanda nasce spontanea: “ma se questi sughi pronti sono come il barbiere appena lasciato, Giuseppe a cosa somiglia?” La risposta è chiara: ma al ragù della nonna!!!
Nei giorni successivi mi ritorna in mente quel pensiero del ragù e trovo tanti punti in comune:
L’esperienza |
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Giuseppe | Prima di tagliare i capelli un Barbiere deve aver fatto tanta gavetta, all’inizio spazzavi per terra e guardavi, dopo qualche anno, se eri bravo, “ u barbere” ti faceva fare qualche barba, e continuavi a spazzare. Dopo ti facevano tagliare i capelli a qualche “caruso” (bimbo) e dopo, ma molto dopo, potevi tagliere i capelli a qualcuno “Ranni” (adulto) e intanto continuavi a spazzare. |
Ragù
della nonna |
Per imparare a fare il ragù tradizionale erano necessari anni, anche perché si faceva 2 o 3 volte l’anno, la vigilia di Pasqua, per “Santa Tecula” (Tecla) il 24 settembre e infine per la vigilia di Natale. Per i primi anni aiutavi la mamma, magari andando dal macellaio a prendere la carne “ chidda bbona” e poi scegliendo le verdure e stirando i “maccarruna cu’ purtusu” (bucatini). Quindi una bella gavetta, ma che permetteva di fissare i profumi, di capire come doveva essere forte il fuoco, ecc. |
parrucchiera | la ragazzina, mi hanno detto che hanno frequentato un corso intensivo di 3 settimane, l’unica cosa positiva è la democrazia, perché ogni pseudo parrucchiere spazza i capelli dei propri clienti. |
Sugo pronto | Ogni operaio segue il funzionamento di una macchina dopo un corso di 2 settimane, qui però c’è una ditta che spazza per tutti. |
Le materie prime |
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Giuseppe | Intanto conosce tutti i suoi clienti e per ognuno sa come preferisce la temperature dell’acqua se fredda tiepida o calda. Che tipo di capello e quindi che tipo di shampoo utilizzare. Per ogni barba usa un prodotto adatto alla durezza del pelo, ricorda se serve il prebarba, in base alla temperatura ambientale regola la temperatura delle tovaglietta per dilatare i pori, ecc. |
Ragù
della nonna |
Variava i vari tipi di carne in base al periodo, più ovini a Pasqua, più bovini a settembre e a Natale il trionfo del maiale. I pomodori a settembre quelli freschi, a Natale quelli piccoli “appinnuti” (pomodori a grappolo, appesi in una specie di corona, si conservano fino a gennaio e oltre) con l’aggiunta di “astrattu” sugo di pomodoro leggermente salato messo a seccare durante l’estate poi invasato in barattoli e conservato sotto un piccolo strato di Olio EVO, a Pasqua i pomodori pelati preparati alla fine di agosto. Variava lo spessore della pasta, perché in primavera il buco dei maccheroni veniva fatto con un legnetto d’olivo più fine e con il maiale il buco grosso fatto con il ferro per le calze, ecc. |
parrucchiera | Se ti va bene ti chiede se la temperatura dell’acqua è giusta, ma ormai ha finito. |
Sugo pronto | Le materie prime non sono come si vedono nella pubblicità, ho visto autotreni di pomodori fermi sotto il sole per intere giornate, poi per forza devono aggiungere conservanti e coloranti. |
I tempi |
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Giuseppe | Andare dal barbiere è un piacere e tale deve rimanere, occorre calma e non è importante quanto tempo ci vuole, il tempo è relativo quando sei lì. |
Ragù
della nonna |
Per la vigilia era tradizione mangiare i maccarruna, il giorno prima si inziava con l’impastare e tirare la pasta e si metteva in infusione la carne. La mattina presto si iniziava la cottura che quindi durava tutta la giornata. |
parrucchiera | Appuntamenti ogni 10 minuti, al massimo |
Sugo pronto | 40.000 barattoli l’ora tutto il processo si consuma in breve tempo, ma deve durare tanto, quindi, nel migliore dei casi alte temperature, nei casi peggiori abbondati conservanti. |
Un’altra similitudine spesso per i sughi pronti vengono scontati anche il parrucchiere ogni 6 tagli uno è omaggio.
La conclusione di questa dissertazione semiseria è:
Se proprio dovete,…….. andate dal parrucchiere e usate i sughi pronti.
Ma se vi volete godere la vita una visita a Giuseppe e il buon ragù della nonna non possono mancare.
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