I soliti ignoti

I soliti ignoti è un film commedia del 1958 diretto da Mario Monicelli con un cast che non ha bisogno di commenti Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Totò, Claudia Cardinale. Considerato uno dei più grandi capolavori del cinema italiano, si aggiudicò due Nastri d’argento e una candidatura ai Premi Oscar 1959 come miglior film straniero. È stato successivamente inserito, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare. L’idea di base del film e soprattutto il finale sono tratti dalla novella Furto in una pasticceria nell’antologia Ultimo viene il corvo di Italo Calvino. La banda tenta il furto ma finisce in un’abitazione dove trovano della pasta e ceci avanzata e ne approfittano. Visto l’esito del Furto la ricetta era obbligata.
Ingredienti per 4 persone
- 320 g di caserecce di farina di ceci
- 200 g di ceci secchi
- 4 filetti di acciughe sotto sale
- 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 1 peperoncino Rosso a mazzetti dell’Etna
- 3 cucchiai di olio EVO
- 2 spicchi d’aglio
- 2 rametti di rosmarino
- Sale q.b.
- Pepe q.b.
Preparazione
Mettete i ceci in ammollo in acqua fredda per almeno 12 ore, lavateli bene e fateli cuocere con 1 litro e mezzo di acqua fredda, uno spicchio d’aglio e un rametto di rosmarino.
Fate cuocere a fiamma bassissima per almeno 2 ore fino a che saranno teneri, a fine cottura scolateli salate e mescolate i ceci. Come pasta ho utilizzato delle caserecce con il 70 % di farina di ceci e 30 % di farina di riso, quindi questo piatto è adatto anche ai Celiaci.
Scaldate dell’olio in una casseruola e rosolatevi il secondo spicchio d’aglio, il peperoncino e i filetti di acciughe sfilettate, fate rosolare.

Mettete a cuocere le caserecce di farina di ceci in abbondate acqua salata.
Aggiungete nella padella i ceci, le foglie del secondo rametto di rosmarino e il concentrato di pomodoro.
State attenti al sale, perché i ceci li abbiamo già salati per il condimento ci sono le acciughe e il concentrato, quindi il sale non dovrebbe servire.
Fate cuocere la salsa qualche minuto appena i tagliolini saranno cotti molto al dente scolateli e fateli saltare in padella con gli altri ingredienti.
Quando sono pronti aggiustate si pepe e servite.
Buon appetito
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Trama
Cosimo e il vecchio bolognese “Capannelle”, due ladruncoli di Roma, tentano di rubare un’autovettura ma vengono sorpresi dalla polizia: il primo viene arrestato mentre l’anziano riesce a fuggire. Detenuto nel carcere di Regina Coeli, Cosimo apprende da un altro detenuto il piano per un colpo di facile realizzazione presso il Monte di Pietà; incarica così Capannelle di trovare una pecora, termine gergale malavitoso per indicare qualcuno che, dietro compenso, sconti la pena al posto di un altro.
Capannelle si rivolge a degli amici dell’ambiente — il prestante Mario, il siciliano Michele detto “Ferribotte” e il fotografo Tiberio — ma, visto il rifiuto, deve ripiegare tra gli incensurati optando per Peppe “er Pantera”, un pugile suonato che va puntualmente al tappeto. Il commissario tuttavia non si lascia ingannare e lo fa condannare con Cosimo. Durante la detenzione Cosimo accenna a Peppe del piano, poiché costui fa credere all’altro di aver subìto una lunga condanna affinché gli confidi i dettagli; egli in realtà sta per essere scarcerato il giorno stesso, avvalendosi della condizionale. Dovendo restituire agli amici il denaro sottoscritto per l’incarcerazione, decide di assoldarli per il colpo.
Il piano consiste nel raggiungere la stanza del Banco dei Pegni dove si trova la “comare”, ovvero la cassaforte, introducendosi prima nell’appartamento contiguo, ritenuto disabitato, e abbattendo la parete divisoria. Per mezzo di un filmato, fatto con una macchina da presa rubata da Tiberio al mercato di Porta Portese e sottoposto in visione a Dante Cruciani, un noto scassinatore a riposo che svolge oramai il ruolo di “consulente”, la banda viene da questi istruita sulle modalità per realizzare il colpo.
Le cose tuttavia si complicano: nell’appartamento sono nel frattempo andate ad abitare due donne anziane, che hanno a servizio una ragazza di nome Nicoletta. Peppe s’incarica quindi di sedurre la giovane per ottenere informazioni. Nel frattempo Cosimo, uscito dal carcere grazie a un’amnistia, raggiunge la banda per vendicarsi, ma viene tramortito da Peppe con un pugno. Quest’ultimo gli offre di partecipare al furto, ma Cosimo rifiuta per orgoglio e tenta di rapinare da solo il Monte di Pietà. Allo sportello troverà l’impiegato che, per nulla intimorito dalla pistola, gliela sottrae dalle mani e la tratta come un qualunque bene da impegnare per una modesta somma. Successivamente Cosimo si ridurrà a un tentativo di scippo ai danni di una signora, ma nella fuga muore travolto da un tram.
Una sera, approfittando dell’assenza delle proprietarie, arriva per la banda il momento buono per il colpo. Mario però rinuncia e in cambio promette di vegliare su Carmelina, sorella di “Ferribotte”, con la quale è nata una sincera relazione. Dopo aver superato numerose difficoltà, che tra l’altro il povero Tiberio è costretto ad affrontare con un braccio ingessato, risultato dell’incontro con il venditore al quale aveva rubato la macchina da presa, i quattro “soci” rimanenti arrivano finalmente a introdursi nell’appartamento. Qui riescono a demolire quella che pensano sia la parete designata, ma con loro meraviglia si ritrovano nella cucina della casa: infatti le proprietarie avevano di recente cambiato la disposizione dell’arredamento, spostando la camera da pranzo che confinava con il Monte di Pietà. Vista l’ora ormai tarda la banda è costretta a rinunciare, non senza, però, approfittare della pasta e ceci trovata in cucina. Una perdita provocata dai ladruncoli a un tubo del gas, tuttavia, causa un’esplosione, per cui devono battere precipitosamente in ritirata ancora più laceri e disastrati di prima.
Alle prime luci dell’alba la banda mestamente si scioglie. Tiberio prende il tram e va a riprendersi suo figlio, lasciato in custodia alla moglie detenuta a Regina Coeli per contrabbando. “Ferribotte” rincasa, e Capannelle, rimasto solo con Peppe, attrae l’attenzione di due carabinieri in bicicletta con il suono imprevisto di una sveglia rubata nell’appartamento. I due, per sfuggire al controllo, sono costretti a mescolarsi con degli aspiranti manovali che si affollano davanti al cancello di un cantiere; sicché Peppe viene assunto suo malgrado, mentre Capannelle, buttato fuori in malo modo, avverte inutilmente e sarcasticamente l’amico che lì lo faranno lavorare sul serio.
Il giorno dopo, un trafiletto di cronaca su un quotidiano riferisce delle gesta dei “soliti ignoti”, il cui misero bottino rimane un piatto di pasta e ceci.