Festa dei Giudei a San Fratello “sbirrijan”
In occasione della Pasqua L’A.I.F.B., ha pensato di far conoscere le Tradizioni di Pasquali delle varie regioni Italiane. qui potete leggere il pezzo di presentazione, essendo siciliano, ho voluto presentare la Festa dei Giudei a San Fratello, in provincia di Messina.
Quando ho deciso di parlare della Festa dei Giudei, ho voluto consultare i miei ex compagni di scuola, amici e conoscenti originari di San Fratello.
I miei compagni delle superiori mi hanno indicato dei link in cui leggere qualcosa, gli amici mi hanno dato delle informazioni e dei nominativi di persone da contattare.
Antonino Versaci, un artigiano di coltelli della zona, oltre a parlarmi dei sui meravigliosi coltelli, mi ha consigliato di parlare con Fra’ Giuseppe Maggiore. Il religioso mi ha dato tanti spunti e soprattutto mi ha raccontato la storia di San Benedetto il Moro.
Dopo avermi illuminato sul protettore di San Fratello e Palermo, mi suggerisce di parlare con Francesco Di Bella, docente dell’Istituto alberghiero e appassionato di cucina.
Francesco mi ha raccontato dei ricordi della nonna e dell’anziana zia che ci ha regalato la ricetta della storica pastella.
All’inizio volevo parlare del paese di San Fratello, ma ci sono troppe cose da dire, allora ho pensato di creare
un post dedicato, lo potete leggere qui.
Infine Francesco preparerà delle altre ricette classiche del periodo, servite su un ……… lo vedrete dopo.
Di questa festa parla anche il grande Leonardo Sciascia
“…ma una festa religiosa, che cos’è una festa religiosa in Sicilia? Sarebbe facile rispondere che è tutto… E anzi tutto una esplosione esistenziale… esplosione dell’es collettivo di un paese dove la collettività esiste soltanto a livello dell’es… I Giudei (di San Fratello) sono gli uccisori del Cristo, perciò nella rappresentazione della passione di Cristo che viene condannato e crocifisso, essi demonicamente si scatenano… e ci chiediamo se alla formazione di una tale tradizione non abbiano concorso più delle ragioni calendariali e liturgiche, ragioni psicologiche, sociali, storiche.”
La Festa dei Giudei, che si svolge nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì Santo, probabilmente di origini medievali, è una rappresentazione estremamente suggestiva che ricorda i Giudei che percossero e condussero Cristo al Calvario.
Il costume tradizionale è formato da una giubba, da calzoni di mussola rossa e da strisce di stoffa di colore giallo. La testa coperta da una maschera, “sbirrijan”, un “cappuccio” rosso che si slancia con un lungo cordoncino sino ad assottigliarsi per legare la coda, una lingua fatta con pelle lucida, sopracciglia lunghe e arcuate, scarpe di cuoio grezzo e di stoffa, schierpi d’piau, catene a maglie larghe nella mano sinistra, d’scplina; trombe militari con vari ornamenti finemente intarsiati e ricamati, specialmente nella giubba, che ricordano le antiche tradizioni della cultura araba.
Il Giudeo di San Fratello rappresenta il crocifissore, il flagellatore è il soldato che affondò la sua lancia nel costato di Gesù.
I Giudei sono legati a ragioni sociali e, infatti, prima ne indossavano l’abito solo i contadini, i pastori, i mandriani, gli allevatori in genere e non i ricchi proprietari terrieri o gli aristocratici che accettavano di essere scherniti durante i tre giorni della festa con piccoli balletti o scherzi senza nulla di offensivo o di irriverente.
La festa è antica, ma nel corso degli anni ha subito delle modifiche. La più appariscente e rumorosa risale al 1919. Durante la prima guerra mondiale tanti i Sanfratellani furono chiamati alle armi, alcuni entrarono nella banda musicale dell’esercito e impararono a suonare la tromba a un pistone.
Tornati a casa, portarono con sé le trombe che furono subito integrate nella festa. Alcuni anziani hanno detto che fu una simbologia per stigmatizzare e allontanare la spagnola, una pandemia che decimò tante comunità, la storia si ripete.
Per la ricetta ho tentato di ricreare la maschera “sbirrijan”, poggiata su delle frittelle di Cardi selvatici bolliti nel siero di latte e poi fritti in una pastella tradizionale.
Ingredienti per 4 persone
- 1 kg di cardi selvatici
- 1 limone il succo
- 2 litri di siero di latte di mucca
- 200 g di semola rimacinata
- 1/2 cucchiaino bicarbonato di sodio
- 1 spicchio d’aglio
- 1 peperoncino di 7 anni
- 2 peperoni rossi
- 2 peperoncino di 7 anni sottolio per la tromba
- 4 cetrioli sotto aceto grossi
- 50 g di zeste di limone marinati
- Qualche oliva nera al forno
- Qualche fogliolina di origano secco
- Sale q.b.
- Pepe q.b.
- Olio EVO q.b.
Preparazione
Parlando con Francesco, mi dice che sua nonna raccontava sempre che per la festa dei Giudei si preparavano le crespelle di cardi selvatici ed era uso bollirli nel siero di latte, probabilmente per attenuare l’amarognolo che in quelli selvatici è più spiccata.
Io ho trovato dei Cardi selvatici, quindi ho seguito alla lettera la bollitura tradizionale, ho preso del latte di mucca, ho preparato il formaggio e poi nel siero ho cotto i cardi, dopo averli puliti dai fili e dalle spine. Voi potete usare cardi coltivati e bollirli per circa 1 ora in acqua, un cucchiaio di farina e un poco di sale.
Un’antica ricetta anche per la pastella: unite l’acqua, la farina di semola, il sale, il pepe, un aglio tritato grossolanamente, un peperoncino spezzettato e il bicarbonato di sodio, amalgamate gli ingredienti.
La pastella dovrà avere una consistenza media, non molto liquida, nemmeno troppo densa, poi fate riposare l’impasto per circa 30 minuti.
Spezzettate i cardi e tuffateli nella pastella, portate l’olio evo a circa 170 gradi, prendete una cucchiaiata piena di cardi pastellati e friggete fino a far colorare le frittelle.
Una cosa strana che ho notato è che i cardi, dopo la frittura, assumono un colore verde intenso.
Per creare la maschera ho pensato di arrostire dei peperoni, dopo averli privati della pelle avvolgeteli su una sfincia (o frittella), sopra mettete la lingua e le gli occhi con le olive nere al forno.
In cima create il copricapo dei Romani con un cetriolo, infine create la tromba con mezzo peperoncino di 7 anni sott’olio.
Buon appetito
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