Europa: Monsanto batte in ritirata

Editoriali di Carlo Petrini

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22/07/2013L’azienda statunitense ha annunciato il ritiro di tutte le richieste di autorizzazione depositate presso la Commissione europea per coltivare mais, soia e barbabietole geneticamente modificati: «I cittadini europei si sono fatti sentire, influendo sulle scelte dei Mercati. Perché i cittadini, non “consumano”, mangiano. E quando mangiano vogliono sentire che nel cibo ci sono territori, culture, salute, bellezza, futuro, giustizia e gusti. Non vogliono lo stesso tipo di mais in Spagna, in Italia e in Francia ».

 

Quante Europe ci sono? Più d’una, sicuramente. E bisogna stare attenti a non generalizzare, e a non lasciarsi demoralizzare quando qualcosa non prende la piega desiderata, perché qualcuna di quelle Europe funziona, e anche benino, sicché è lecito coltivare qualche speranza sul fatto che possano, le Europe che funzionano, contagiare un po’ le altre.

Questa volta ha funzionato l’Europa dei cittadini. Sono già 8 gli Stati Membri che hanno scelto la clausola di salvaguardia (a proposito: che aspettiamo noi italiani?) e in questa situazione la Monsanto ha deciso che non vale la pena insistere, anche perché più insiste e più il titolo in borsa perde colpi. Non ci dobbiamo dispiacere se le motivazioni di una grande azienda multinazionale sono eminentemente economiche. Non dobbiamo pretendere che la Monsanto diventi sensibile alla tutela della biodiversità o alla protezione della salute pubblica. La Monsanto non è contraria alla biodiversità né è avversa alla salute pubblica. La Monsanto ha un obiettivo: fare soldi. Per questo si dedica agli Ogm. Non per prese di posizione di carattere ambientalista o filosoico. E per la stessa ragione rinuncia agli Ogm se i soldi non arrivano. E’ semplice. E ci dice quanto potere – ovvero quanta responsabilità – sta nelle mani di chi acquista o non acquista i prodotti delle multinazionali.

Sicché qui stiamo: la Monsanto rinuncia alle richieste di autorizzazione su nuovi prodotti Ogm. Ne aveva parecchie in attesa, ma si è stufata. Questa è una vittoria di tutte quelle associazioni che da anni insistono nel fare comunicazione presso i consumatori e presso i decisori politici, chiedendo che vinca la cautela, il buon senso, la tutela della biodiversità, la difesa della sovranità alimentare (che è sovranità nel mangiare e nel coltivare) dei popoli.

Sulla scorta delle considerazioni di cui sopra non ha ritirato – visto che da quella fonte i soldi continuano ad arrivare – la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione sul MON 810, un tipo di mais. Questo non è un dettaglio. Sia perché stiamo parlando del mais OGM più coltivato nel nostro continente, sia perché questo elemento mette a nudo la presenza di una di quelle Europe invece funzionano meno. L’autorizzazione al MON 810 in Europa è del 1998. 15 anni fa. Mentre è di pochi giorni fa un decreto interministeriale che nel nostro Paese vieta la coltivazione proprio di quel mais, che, secondo le più recenti evidenze scientifiche, si presenta come un rischio per l’agrobiodiversità.

Adesso sarà interessante vedere se quell’Europa rinnoverà l’autorizzazione sul MON 810. Perché il divieto che il nostro Paese ha imposto si basa anche sulle valutazioni dell’Efsa. E l’Efsa è una agenzia europea che si occupa di sicurezza alimentare. Sicché se l’Unione Europea decidesse di rinnovare l’autorizzazione al MON 810 dovrebbe farlo grazie a una qualche straordinaria acrobazia logica che le consentisse di dire di sì in considerazione delle stesse valutazioni sulla base delle quali gli Stati stanno dicendo di no. Staremo a vedere. Ma, ripeto, se l’Europa dei cittadini e degli Stati membri è già riuscita a contaminare un po’ l’Europa dei Mercati, forse qualcosa di buono ne potrebbe uscire. Perché se è vero che fino ad oggi l’Unione dei Mercati non ha mai osato mettersi di traverso sulla questione degli Ogm, è anche vero, che quei mercati d’altro non son fatti che da cittadini. I quali non “consumano”, ma mangiano. E quando mangiano vogliono sentire che nel cibo ci sono territori, culture, salute, bellezza, futuro, giustizia e gusti. Non vogliono lo stesso tipo di mais in Spagna, in Italia e in Francia. Quella roba lì, la lasciano ai “consumatori”: che infatti con le loro scelte alimentari consumano, senza ricostituirli, territori, culture, salute, bellezza, futuro, giustizia e gusto. I cittadini sanno che se anche gli Ogm non fossero una minaccia (ma purtroppo lo sono) per la biodiversità, per l’ambiente e per la libertà, resterebbe il fatto che gli Ogm sono un cibo senza storia, senza racconto, senza identità, senza contenuto. Senza senso. E se al cibo togliamo il senso, il sentimento, finiremo per perderlo anche noi.

Di Carlo Pertrini da La Repubblica del 19 luglio

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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