Educazione ambientale nei programmi delle scuole
I Ministeri dell’Ambiente e dell’Istruzione hanno annunciato l’inserimento – dal prossimo anno scolastico – dell’educazione ambientale nei programmi delle scuole materne, primarie e secondarie.
Questa affascinante e trascurata tematica, che sinora aveva impegnato le domeniche dei tanti genitori intenzionati ad insegnare ai propri figli il rispetto della natura che li circonda, diventerà presto materia di studio.
Non si può che accogliere con fiducia la novità: il pianeta dà evidenti segni di cedimento (come ci ricorda l’Intergovernmental Panel on Climate Change nei suoi periodici rapporti) e, molte delle speranze sono riposte nelle giovani generazioni: dovranno sviluppare una coscienza ambientale in grado di valutare la situazione e di attuare tutte le contromisure necessarie, a cominciare dai comportamenti quotidiani dei singoli cittadini.
Questa nuova materia di studio deve dunque contribuire a radicare, nei pensieri dei più giovani, quel senso di appartenenza al mondo che li circonda, vera e ultima risorsa per garantire alle nuove generazioni un futuro in termini di benessere complessivo, salute e giustizia.
In ambito scolastico l’approccio interdisciplinare è una delle vie più sicure, e deve accompagnarsi al pensiero sistemico.
Ne sono un esempio i tanti orti scolastici che, usati inizialmente come strumento per trattare temi ambientali, sono oggi, nella rete Slow Food, anche ilpunto di partenza dei programmi di educazione alimentare. Ma è proprio questo il valore aggiunto: un metodo didattico che consente di affrontare più discipline, di cogliere i collegamenti, di allenare le menti spronandole all’agilità, allenando nel contempo le coscienze alla responsabilità.
L’ambiente, come il cibo, riguarda tutti: in bocca al lupo agli insegnanti, dunque, che in parte hanno già le competenze necessarie e in parte dovranno acquisirle e scambiarsele, attraverso una formazione che sarà, a sua volta, una straordinaria opportunità di crescita non solo dal punto di vista delle ambientale, ma anche da quello pedagogico.
Fonte Annnalisa D’Onorio e Massimo Borrelli
Ufficio Educazione Slow Food Italia
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