Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni

Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni

Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni
Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni

Cavalleria rusticana è un’opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga. Andò in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, con Gemma Bellincioni e Roberto Stagno. Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese.
Nel 1888 l’editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera. I partecipanti dovevano scrivere un’opera in un unico atto, e le tre migliori produzioni (selezionate da una giuria composta da cinque importanti musicisti e critici italiani) sarebbero state rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno.
Mascagni, che all’epoca risiedeva a Cerignola, dove dirigeva la locale banda musicale, venne a conoscenza di questo concorso solo due mesi prima della chiusura delle iscrizioni e chiese al suo amico Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all’Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse Cavalleria rusticana di Verga come base per l’opera. Egli e il suo collega Guido Menasci lavoravano per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline. L’opera fu completata l’ultimo giorno valido per l’iscrizione al concorso. In tutto, furono esaminate settantatré opere e il 5 marzo 1890 la giuria ne selezionò tre da rappresentare a Roma: Labilia di Nicola Spinelli, Rudello di Vincenzo Ferroni e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
Oggi a Livorno si svolgerà un flash mob, promosso dal Teatro Goldoni, per annunciare la Cavalleria rusticana che verrà messa in scena a breve.
* Viva il vino spumeggiante, in fondo all’articolo potete leggere il testo della canzone
** La scherma corta siciliana è un’arte marziale tradizionale che nel corso dei secoli si è sviluppata in Sicilia per i duelli d’onore. In fondo all’articolo potete saperne di più su questa arte.

Ho tentato di ricreare la scena finale del duello, i due coltelli sono a serramanico, quindi la proteina principale è il pesce serra, marinato con spumante, arancia rossa e il peperoncino erotico. Ho inserito anche un germoglio di basilico, perché “cummari Santuzza” sbircia da dietro una pianta di basilico.

Ingredienti per 4 persone

  • 800 g di filetti di pesce serra abbattuto
  • 24 mazzancolle
  • 200 g di pane ai cereali a fette
  • 3 arance sanguinello
  • ½ bicchiere di spumante dell’Etna
  • 1 peperoncino erotico
  • 1 peperoncino a mazzetti rosso Etna
  • alcuni rametti di finocchio di mare sott’olio
  • qualche germoglio di basilico
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Olio EVO q.b.

Preparazione

Tagliate i filetti a fettine, lasciando la pelle del pesce intera, pulite le mazzancolle, mettete tutto il pesce in una ciotola, aggiungete il peperoncino erotico, salate, versate sopra il succo di un’arancia e lo spumante, mescolate coprite con pellicola e conservate in frigo fino al servizio.
Tagliate il pane in modo da creare il manico del coltello, la pelle la sagomate per ottenere le lame da duello, mettete tutto in una teglia coperta da carta forno.
Salate, pepate e date un filo d’olio, una grattatina di peperoncino a mazzetti rosso Etna e infornate per 15 minuti a 150, abbiamo usato questo peperoncino perché resiste bene alla cottura in forno. Invece l’erotico, che abbiamo usato nella marinatura, è più adatto al consumo crudo, specialmente con il pesce.
Fate raffreddare il pane e la pelle, disponete gli ingredienti nel piatto a creare i due coltelli che si incrociano.
Scolate pesce e mazzancolle, condite il pesce con un filo d’olio, deponetelo nel piatto per formare le dita nella mano a destra e il dorso nella mano di sinistra.
Nella parte bassa del piatto delle fette di arancia e il resto del pesce, sopra il finocchio di mare sott’olio e il germoglio di basilico.

Buon appetito

Se volete preparare delle ricette con pesce non perfettamente cotto, qui potete vedere cosa con viene fare per evitare problemi.
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* Testo della canzone Viva il vino spumeggiante (Pietro Mascagni), tratta dall’album Cavalleria rusticana
Intanto amici, qua
Beviamone un bicchiere
Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante
Come il riso dell’amante
Mite infonde il giubilo
Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante
Come il riso dell’amante
Mite infonde il giubilo
Viva
Viva il vino ch’è sincero
Che ci allieta ogni pensiero
E che annega l’umor nero
Nell’ebbrezza tenera
Viva
Viva il vino ch’è sincero
Che ci allieta ogni pensiero
E che annega l’umor nero
Nell’ebbrezza tenera
Viva! Ai vostri amori
Viva! Alla tua fortuna non si può
Viva! Beviam
Viva! Beviam
Rinnovisi la giostra
Rinnovisi la giostra
Beviam, beviam
Rinnovisi la giostra
Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante
Come il riso dell’amante
Mite infonde il giubilo
Viva
Viva il vino ch’è sincero
Che ci allieta ogni pensiero
E che annega l’umor nero
Nell’ebbrezza tenera
Viva il vin, viva il vin
Viva il vin, viva il vin
Viva, viva, beviam
Viva il vin, viva il vin
Beviam, beviam, beviam
Beviam

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** L’arte del coltello in Sicilia.

Un vecchio detto siciliano recitava:” il bastone per l’offesa, il coltello per l’onore “.
La scherma corta siciliana è un’arte marziale tradizionale che nel corso dei secoli si è sviluppata in Sicilia per i duelli d’onore. Oggi quando si pensa al coltello come arma di offesa/difesa spesso lo si associa alla malavita ed alla delinquenza da strada.
In realtà in Sicilia, così come in altre regioni d’Italia, lo studio del coltello come disciplina marziale apparteneva ad una società cavalleresca imperniata fortemente sul senso dell’onore nella quale il coltello, assieme al bastone, rappresentava lo strumento per difendere i propri cari, gli amici e gli indifesi. L’insegnamento di quest’arte è stato considerato illegale fino a non molto tempo fa e per questo tenuto nascosto da chi la praticava.
Anticamente vi erano vere e proprie scuole in tutta la Sicilia, oggi purtroppo quasi tutte scomparse. L’uso del coltello da duello si insegnava clandestinamente nelle cosiddette “sale” che potevano essere depositi, magazzini o civili abitazioni nelle quali quest’arte si trasmetteva ad amici, parenti e persone fidate. Spesso i membri delle varie scuole si incontravano per confrontare i rispettivi stili e avvenivano così vere e proprie gare nelle quali i partecipanti dovevano dimostrare la propria superiorità tecnica usando un finto coltello di legno, “a paranza”, lo stesso usato negli allenamenti.
Comunque ogni scuola aveva sostanzialmente queste finalità.

  • Uso del Coltello con mano destra e/o sinistra
  • Uso del coltello e giacca o altro indumento a protezione
  • Uso del coltello in spazi chiusi
  • Uso del coltello quando si è ammanettati ai polsi,

Notevole è anche la produzione artigianale di coltelli in Sicilia adatti per svariati usi.
La maggior parte sono a serramanico cioè un tipo di coltello la cui lama, quando non in uso, può essere ripiegata all’interno del manico, essendo ad esso fissata per mezzo di un perno sul quale la lama stessa può ruotare. Per questo motivo un coltello a serramanico non necessita di fodero e quindi occupa meno spazio, ciò che ne rende più facile il trasporto anche all’interno di una tasca. La maggior parte dei coltelli di questo tipo è composta da attrezzi da lavoro o temperini da tasca. L’impugnatura viene costruita attorno al meccanismo di chiusura. All’interno possono trovarsi le piastre, elementi laterali che contribuiscono alla robustezza dell’impugnatura stessa. Alcuni coltelli a serramanico includono un sistema di sicurezza per prevenire un’eventuale chiusura della lama che potrebbe causare danni alla mano, o per evitare che la lama si apra da sola.
Come il Caltagirone che veniva usato nella zona, sia nell’agricoltura che nell’allevamento.
La lama è simile a quella dello “Sfilato” anche se leggermente più larga.
Il manico termina invece con una sporgenza che ne rende più agevole l’impugnatura.
Per i duelli di solito veniva usato invece il temibile liccasapuni inventato come si può intuire dal nome allo scopo di tagliare i saponi che, anticamente, si vendevano a peso. Col passare del tempo però, il coltello è andato via via sempre più diffondendosi e, di conseguenza, venne utilizzato anche per scopi diversi come, nella maggioranza dei casi, per difendersi dagli agguati o per attaccare nei duelli data la grande dimensione della lama (dai 18 cm in su di lunghezza), la sua alta penetrabilità e la sua forma affusolata, tanto da essere entrato nell’immaginario popolare siciliano come una sorta di “coltello dei banditi”.
Da menzionare il temibile Coltello Rasolino simile ad un rasoio dalla lama affilatissima, nato come taglia sigari e poi utilizzato anch’esso per i duelli.
Una dura repressione colpì i fabbricanti di coltelli che dovettero subire imposizione sul formato e le dimensioni con la legge Giolitti del 1908.
In generale nei coltelli siciliani la massima cura era posta nel manico e nel meccanismo di scatto o chiusura, le lame erano di buon acciaio temprato e con un tagliente ben affilato. Nei duelli rusticani le lame venivano “avvelenate” con aglio o altre erbe anticoagulanti per provocare emorragie anche con ferite minime.
In questo video una dimostrazione del maestro Bonaccorsi https://youtu.be/UTT3z-m_afY
Fonti catania.carpediem.it ; wikipedia; foto @Danilo Rossi Lajolo

Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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