Biodiversità anno zero: “Adesso si passi ai fatti”
Se la tutela della biodiversità rappresenta una risposta fondamentale alla crisi climatica, come ha sottolineato con forza anche la Fao, in uno dei suoi recenti rapporti, è possibile quantificare dal punto di vista economico il danno che la sua inesorabile perdita comporta?
La risposta a questa domanda l’ha data Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali delle tematiche ambientali e fino allo scorso maggio presidente della Piattaforma intergovernativa promossa dall’Onu sulla biodiversità (Ipbes), in occasione della Aurelio Peccei Lecture, organizzata da Wwf Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, con il sostegno di Novamont.
La perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo (Pil) globale, per una cifra che raggiunge 145.000 miliardi di dollari l’anno. Tra i servizi forniti dalla biodiversità agli ecosistemi sir Watson ha ricordato «l’impollinazione delle colture e depurazione delle acque, che l’uomo sta minacciando, e anche la protezione dalle inondazioni e il sequestro del carbonio”.
Per capire la proporzione del danno vengono in aiuto i dati di un recente rapporto dell’Ipbes (Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), secondo il quale nei prossimi decenni si ha una perdita del 15% della biodiversità con un 1 milione di specie viventi, su una stima di 8 milioni, destinate all’estinzione. Negli ultimi 50 anni l’intervento umano ha trasformato in modo significativo il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche e ha distrutto l’85% delle zone umide.
Quello che è emerso con fermezza dalla Lecture di Sir Robert Watson è che «il 2020 deve essere l’anno zero per la salvaguardia della biodiversità». Il tempo dell’ordinaria amministrazione è finito, occorre mettere in campo misure più incisive. Misure che riguardano anche il sistema di produzione agroalimentare. Non a caso l’agricoltura compare nel decalogo di azioni lanciato al termine della Lecture. Le proposte indicate coincidono con le attività che Slow Food porta avanti da anni, anche attraverso la Fondazione Slow Food per la Biodiversità e sostenendo la transizione verso un modello agroecologico, che superi le monocolture, capace di tutelare la fertilità dei suoli e la biodiversità.
Giorgia Canali slowfood.it
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