Americani stanchi degli Ogm: polenta della Bassa negli Usa
La Grande Ruota di Dello vende farina gialla nell’impero del mais
Mica scemi gli americani. Che richiedono per ogni derrata di farina in arrivo nei loro porti una fitta serie di analisi biologiche e chimiche. Come abbiano fatto i Coffinardi a farsi conoscere negli Usa, una decina di anni fa, resta un segreto del loro talento imprenditoriale. Fatto sta che erano in pochi a credere alla loro scommessa. Nel Nord Italia il mercato delle farine da polenta era a dir poco saturo. La concorrenza agguerrita. Servivano quindi nuove frontiere e rotte commerciali. Perché non provare a ritroso quella intrapresa da Cristoforo Colombo nel 1492, che tornò dalle lontane Americhe con quelle pannocchie che poi colonizzarono le colture di tutta Europa? Detto, fatto. «Abbiamo iniziato con modeste quantità – prosegue Coffinardi – ma negli anni la richiesta è aumentata. E di conseguenza abbiamo aumentato i contratti d’affitto con gli agricoltori della zona, fino ad arrivare agli attuali 300 ettari». In questi campi viene seminata un particolare tipo di mais, adatto per farine da polenta. Non è il mais ceroso destinato all’alimentazione animale. I prezzi al quintale riconosciuti agli agricoltori sono ben più redditizi. Insomma è tutta la filiera a guadagnare dall’export in America. Ma dove finisce la farina bresciana? In ristoranti, supermercati, negozi specializzati. Viene confezionata in sacchetti da due libbre, con tanto di bandiera italiana, che fa tanto «good food».
La storia dei Coffinardi può tornare utile al dibattito in corso sull’opportunità di inserire anche in Italia la sperimentazione delle colture Ogm. Un dibattito sul quale è diviso il mondo agricolo, con la Confagricoltura favorevole e la Coldiretti decisamente contraria. Lo stesso mondo scientifico è spaccato. E sta pesando la richiesta della scienziata (e senatrice a vita) Elena Cattaneo di aprire alla sperimentazione, invitando ad abbandonare «dannosi pregiudizi». Una cosa è vera: se in Italia gli ogm sono vietati per l’alimentazione umana, gli animali d’allevamento sono alimentati con mais e soia transgenica importata dal Nord e dal Sud America. Da qui l’assunto di partenza della Confagricoltura: perché non seminare anche in pianura padana l’Ogm? Per la Coldiretti i vantaggi indiretti dell’ogm sono un falso mito. E ricordano i potenziali danni al made in Italy. Viste le piccole dimensioni delle nostre colture (gli appezzamenti a mais del Bresciano sono 1166 volte inferiori a quelli Usa) sarebbe conveniente puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Come insegnano i Coffinardi.
Fonte PIETRO GORLANI Corriere della Sera
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