Se si pensa alla provincia di Ragusa, non si può non pensare alle scacce!
Le scacce sono una sorta di focacce con ripieni di ogni tipo, per lo più a base di verdure.
Le scacce ragusane nascono infatti come cibo “povero” della tradizione contadina, e vengono tutt’ora farcite stagionalmente a seconda di ciò che la natura offre: coi cavolfiori d’inverno, con le melanzane d’estate, con le fave in primavera e così via.
Generalmente noi siciliani prendiamo il cibo molto sul serio, tanto da far nascere vere e proprie diatribe sulla loro origine: basti pensare all’origine delle arancine contesa fra Catania e Palermo, così come le discussioni relative al loro sesso!
Per le scacce avviene qualcosa di simile ma all’interno della stessa provincia: sia i ragusani che i modicani, infatti, rivendicano l’origine delle scacce e sostengono di saperle fare meglio!
Io, da buona ragusana, non posso che essere della fazione del mio comune, ma nella consapevolezza che anche gli amici di Modica preparano delle scacce da leccarsi i baffi!
Capirete bene che, essendo figlia di francese, non è stato facile per me entrare a contatto con la vera arte delle scacce, se non saltuariamente con mia nonna o, da più grande, osservando le mamme e le nonne altrui.
Pian piano però mi sono perfezionata, anche se riconosco di avere ancora un grandissimo limite nella rifinitura delle scacce, cioè in quello che viene definito u rieficu, che certe signore riescono a ricamare in maniera sbalorditiva.
Per questo, sono stata umiliata dalla zia Maria, prozia di mio marito e “cintura nera” di scacce, che una volta mi ha messa accanto a lei col mio panettino da bimba per cercare di imparare: con l’ansia da prestazione è andata peggio del solito!!!
Le scacce ragusane sono principalmente di due tipi: le ripiene e le arrotolate.
Le ripiene richiamano molto i calzoni al forno, mentre le arrotolate hanno l’impasto sottilissimo: anzi, è proprio dal loro spessore che se ne valuta la qualità! Il classico errore di chi prepara le arrotolate la prima volta, infatti, è di lasciare l’impasto troppo spesso: fra le due, meglio con qualche buco ma tirato sottile, ve lo dico per esperienza!
Come tutti gli impasti tradizionali della mia zona, le scacce si preparano a base di farina di semola rimacinata di grano duro e, perché no, anche con farine di grani antichi.
Anticamente (ma anche adesso le nonne non hanno perso quest’abitudine!) le scacce si preparavano in abbondanza perché si cuocevano nel forno a pietra o a legna, quindi fare le scacce voleva dire una giornata intera di lavoro, ma da buona donna moderna per togliermi lo sfizio io spesso impasto il mio mezzo chiletto di farina e preparo le scacce calde per il pranzo, anche se sono deliziose anche fredde, anzi, c’è chi le preferisce il giorno dopo!
Ecco qui per voi una raccolta delle scacce ragusane più apprezzate e diffuse, provatele!
Ottimo articolo manca solo una menzione alla regina delle scacce, quella pomodoro e cosacavaddu. Il profumo simile al pane con la presenza del pomodoro e basilico ti fanno sciogliere come il caciocavallo al suo interno. Assaporandola calda senti la morbidezza degli strati e il sapore intenso del formaggio seduce le papille gustative in un morbido, caldo e saporito boccone . È un esperienza unica , la guardi, provi a contare gli strati ma non riesci, perché senti il bisogno di un altro boccone. Ti ritrovi a pensare solo al tuo rito, un morso , poi un altro. Questa meraviglia dalla superficie scura quasi brutta nasconde il cuore caldo della tradizione. La regina fa parte di te. Appagato, il tuo spirito esclama ” Miiiii m’ arricriai ” . ( trad ” che goduria” )
Ahahah Rosamaria non ne ho parlato nel dettaglio perché c’è un articolo intero solo su quella 😉
stavo cercando un articulo che parlasse della storia e l’url mi ha portato all’articulo.. ma da dove vengono? mi viene il dubbio perché sono a Vienna E un panificio turco fa cose molto similari (tomasini e scaccie con spinaci entrambi arrotolati). .. sono rimasto sopreso
Ciao Rosario, tanto strano non è se pensi che qua abbiamo avuto la dominazione araba 🙂
Molti anni fa sono stato in Turchia e le fanno anche loro. Ma….parlando con un turco che parlavva solo la sua lingua dovevo pronunciare “ASINO” e non c’era verso di capirci. In vittoriese dissi rivolgendomi a mia moglie “ma comi fazzu a diri sceccu?” il Turco csi illuminò e urlò ESCEK? ESCEK?? e così ci capimmo. Provate col pc a tradurre e avrete la mia stessa sorpresa.
Cocncluse dicendomi amichevolmente STESSA FACCIA…STESSA RAZZA…
Grazie per questo bel contributo sulla nostra cultura <3
Grazie per avermi riportata indientro nel tempo, quando mia madre monopolizzava tutti per preparare le scacce. Naturalmente, essendo i miei genitori di Vittoria, alcune cose le ho trovate diverse, ma sono buone lo stesso! Una cosa che ho notato dalle tue raccomandazioni è che sì, mia madre stendeva la sfoglia fine, ma non finissima, quando l’arrotolava a portafoglio con le melanzane, il pomodoro e la cipolla spalmati sopra, era il pane al suo interno quello che io, da bambina, andavo a cercare… Mi mancano quei sapori, anche se con i miei fratelli abbiamo imparato le sue ricette, non è possibile riprodurre lo stesso sapore… PS. ti comprendo per la depressione che viene quando non si riesce a fare il ricamino di chiusura… ci ho provato tante ma tante volte, ma mia madre era sempre veloce e precisa, io completamente inetta… come anche mia sorella ahahahah!!!!
Che piacere leggerti Elena, grazie mille della tua testimonianza <3