CONCORSO: IL FORMAGGIO DEL CUORE

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Ai primi di ottobre ho partecipato ad un concorso indetto dall’Ecomuseo delle acque del Gemonese e la Condotta Slow Food “Gianni Cosetti”, in collaborazione con qbquantobasta rivista mensile di gusto e buon gusto nell’euroregione. Un concorso che aveva come scopo quello di raccontare la storia, le origini, la tradizione di un formaggio a latte crudo, in via d’estinzione e presente nell’elenco dei prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food, illustrandone caratteristiche, territorio e modalità di produzione.

Mi ha subito attirato l’idea di fare una trasferta e andare in qualche malga a vedere come si produceva il formaggio a latte crudo. Quindi complice un piccolo intervento, il mix antibiotici / antidolorifici e la pazzia che mi contraddistingue, ecco che contatto il presidente del presidio dello Stracchino all’antica delle valli Orobiche ed il gioco è fatto!

Una giornata bella, intensa, a contatto con la natura, iniziata con una pioggia incessante, freddo e nebbia e terminata con un cielo terso, limpido, un sole caldo e ahimè una brutta caduta….Da questa esperienza è nato il mio articolo con il quale ho partecipato al concorso e mi sono classificata terza. Una grande e bella soddisfazione!

Questo è l’articolo integrale, invece se volete scoprire di più sulla giornata passata nella malga, cliccate qui.

Concorso: Il formaggio del cuore – Lo stracchino all’antica delle Valli Orobiche

C’era una volta una malga sul cocuzzolo delle alpi orobiche che produceva un formaggio con il latte delle sue mucche…. Questo sarebbe l’inizio della storia se la malga fosse solo un bellissimo ricordo raccontato dai nostri nonni, invece la storia che oggi vi voglio raccontare inizia così.

C’è una malga sul cocuzzolo delle alpi orobiche, lontana dal caos della città e dallo smog, che produce ancora oggi secondo la vecchia tradizione, un formaggio a latte crudo, con il latte delle sue mucche, che prende il nome di “Stracchino all’antica delle Valli Orobiche”.

Una malga immersa nel verde e senza la possibilità di essere contaminata dal progresso dell’uomo, una malga che può essere raggiunta solo a piedi grazie ad un sentiero un po’ impervio e dopo una scarpinata di 45 minuti si giunge in un vero e proprio paradiso, lontano da tutto e tutti, dove le mucche pascolano felicemente sui loro prati e producono un latte anzi il latte che da vita allo Stracchino all’antica delle Alpi Orobiche.

Lo stracchino era il formaggio preferito di mia nonna, quello che non mancava mai nel suo frigorifero e la sua frase ricorrente nelle feste “grandi”, come le chiamava lei, era: “Vengo a mangiare da te ma voglio polenta e stracchì”, ecco perché lo stracchino è il formaggio del mio cuore!

Lo stracchino, lo conosciamo tutti, perché si trova in qualsiasi banco frigo dei supermercati ma lo Stracchino all’antica delle Valli Orobiche ha una tradizione tutta sua e non ha niente a che vedere con quelli simil spalmabili e quasi privi di gusto che si trovano in commercio.

Lo stracchino, anticamente, era il formaggio principe dell’economia familiare, prodotto utilizzando il latte appena munto, crudo appunto, delle poche mucche che ogni famiglia possedeva. Questo formaggio si produceva durante il periodo della transumanza da qui si presuppone il doppio significato del termine Stracchino ossia “Stracch” che in bergamasco significa stanco ed era dipeso dalle mucche stanche dalla transumanza, oppure dalle erbe non più floride e rigogliose, stanche, del periodo autunnale.

Oggigiorno immaginiamo la stalla solo ed esclusivamente come un luogo per il ricovero degli animali, anticamente, invece, era un luogo equiparato alla casa, un rifugio caldo, grazie al calore emanato dalle bestie, per trascorrere le fredde notti d’inverno, mentre le donne lavoravano a maglia, i bambini giocavano a campana e gli uomini si dedicavano alla produzione del formaggio, dei salumi e quello che serviva per il sostentamento della famiglia.

Il fatto di avere un luogo dedicato alla produzione del formaggio all’interno della stalla, faceva sì che il contadino non dovesse uscire dalla stalla, correndo il rischio di raffreddare il latte appena munto, ma poteva lavorarlo direttamente nella stalla.

Rapportandolo al gergo attuale, si può dire che era un formaggio a Km0!

Lo Stracchino all’antica delle Alpi Orobiche è un formaggio prodotto con latte crudo, in quanto fuoriuscendo dalle mammelle delle vacche ad una temperatura compresa tra i 35° – 37°, può essere lavorato senza essere ulteriormente scaldato, ecco perchè formaggio a latte crudo.

Il contadino, quindi, mungeva le sue mucche e dopo aver messo da parte il latte necessario per l’uso quotidiano della famiglia, il resto lo portava nel suo piccolo caseificio all’interno della stalla e qui aggiungeva il caglio e come per magia dopo una ventina di minuti si formava la cagliata.

Anche il caglio era prodotto direttamente dal contadino, usando l’abomaso, lo stomaco che serviva ai vitellini per digerire il latte materno, i quali venivano macellati a 40gg dalla nascita proprio per evitare che l’abomaso si atrofizzasse e non fosse più utilizzabile per produrre il caglio.

L’abomaso prelevato dal vitellino, veniva riempito con il sale e fatto seccare vicino al camino. Una volta completamente seccato, veniva tritato e utilizzato come caglio.

La particolarità dello Stracchino all’antica delle Valli Orobiche è che la cagliata non viene rotta, ma viene tagliata molto delicatamente in quadrotti piuttosto regolari grossi come una noce, così da separare il siero dalla parte casearia, con degli arnesi chiamati, “basla” una sorta di bastardella senza manici e con fondo tondo, la “spada”, un altro arnese di legno a forma di spada e lo “spino”, un pezzo di ramo del biancospino.

Una volta tagliata, la cagliata viene messa nelle apposite forme di legno rettangolari con le “büsche”, dei fili d’erba privi di foglie che conferiscono la classica rigatura sulla crosta dello stracchino.

A questo punto inizia il periodo della stufatura ossia il tempo di riposo e stagionatura dello stracchino e dopo qualche giorno lo stracchino è pronto per essere mangiato.

Trattandosi di un formaggio che faceva parte dell’economia familiare era consumato assieme ad altri elementi poveri e di facile reperimento come la polenta.

Ed è proprio con l’abbinamento di questi due elementi principe della dieta dei contadini di un tempo che vi presenterò una ricetta tipica delle valli orobiche rivisitata in chiave street food.

Vi propongo i “brüstolot”, delle crocchette grosse quanto un mandarino a base di polenta ripiene di stracchino e cotte sulla brace del camino, abbrustolite quindi, da qui il termine “brüstolot”, io le cuocerò sulla piastra e le abbinerò a della salvia e carote in pastella e dei bocconcini di stracchino sempre in pastella. Un antipasto ricco e golosissimo, in vero e proprio street food style! Per vedere la ricetta clicca qui.

Ecco alcune foto della malga e degli utensili utilizzati per la produzione dello Stracchino all’antica delle Valli Orobiche.

La premiazione è avvenuta domenica 18 ottobre in occasione della manifestazione “Gemona, formaggi… e dintorni” tenutasi a Gemona del Friuli il 17 e 18 ottobre. Un evento ricco di incontri, degustazioni, laboratori e convegni. Purtroppo non ho potuto partecipare all’evento e alla premiazione causa stampelle gentilmente offerte dalla brutta caduta.

Un’esperienza interessante soprattutto perchè ho avuto la possibilità di scoprire e approfondire un mondo, quello della produzione del formaggio, che conoscevo molto superficialmente.

In ultimo, ma non per importanza, dedico questo mio terzo posto a mia nonna Gina, ispiratrice di questa avventura grazie alla sua passione per lo Stracchino.

Elenuar

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Pubblicato da lericettedielenuar

Creare in cucina mi rilassa e mi fa sentire creativa. Amo cucinare per me, la mia famiglia e i miei amici. Ho deciso di creare questo blog per condividere con voi le mie creazioni dolci e salate.