Un fritto di pesce povero che non delude mai il palato.
In Sicilia, come in molte zone marinare del sud Italia, la frittura di paranza è un piatto povero, servito caldo, apprezzato dai turisti come dai locali.
E’ un piatto di riciclo, ma questo non deve ingannare. La sua bontà è indiscussa.
Nella pesca a rete l’obiettivo è il pesce di dimensioni medie o grandi, quello “vendibile”. Ma sovente, piccoli esemplari di merluzzi, triglie, sogliole vengono raccolti in gran numero. Così, le minuscole pezzature venivano portate a casa dai marinai. Nessuna lavorazione; i pesciolini non venivano neppure eviscerati. Interi, con testa e coda ancora al loro posto, passati nella farina e fritti in abbondante olio. E mangiati così come il mare li ha donati.
Il profumo lo sento già. E voi?
Video ricetta del giorno
- DifficoltàFacile
- CostoMolto economico
- Tempo di preparazione1 Minuto
- Tempo di cottura10 Minuti
- Porzioni4
- Metodo di cotturaFrittura
- CucinaItaliana
- StagionalitàTutte le stagioni
Ingredienti
Strumenti
Passaggi
La preparazione è la più veloce che esista. Dopo averli sciacquati velocemente, asciugate bene i pesci.
In un recipiente largo mettete della farina di grano duro e passatevi bene i pesciolini in modo che sia uniforme.
Metteteli in un grosso setaccio e fate cadere l’eccesso di farina.
Fate scaldare abbondante olio di semi in una grossa padella o in una friggitrice. Appena l’olio ha raggiunto il punto di calore, friggetevi i pesci a piccoli gruppi in modo che non si attacchino tra di loro.
Man mano che si cuociono (basteranno pochi minuti), poneteli in una teglia con carta assorbente per togliere l’eccesso di olio.
Salate a piacere e serviteli immediatamente. Vanno mangiati caldissimi!
Potete servire la vostra frittura di paranza così al naturale oppure con spicchi di limone che icommensali potranno usare a loro gusto.
Dosi variate per porzioni