Strozzapreti con pesto calabrese e pomodorini, un piatto con molta storia.

 

Strozzapreti,  una pasta dal nome strano.

Secondo alcune leggende il nome di questo tipo di pasta si rifà alla tra­dizione per cui le donne preparavano que­sto piatto per offrirlo al prete del paese.

Nel frattempo i mariti, evidentemente meno fedeli, auguravano al prete di strozzarsi mentre si abbuffava della minestra.

Ingredienti.

 per 4 persone

Per la pasta:

  • 300 g di strozzapreti freschi

Ingredienti per il condimento:

  • 2 spicchi d’aglio
  • 10 olive nere tostate
  • 2 cucchiai di capperi
  • 10 olive nere tostate
  • 2 cucchiai di pinoli
  • 10 pomodori secchi
  • 200 g di pomodori ciliegini
  • 2 cucchiai di olio d’oliva extravergine
  • 1 mazzetto di basilico sale

Preparazione.

 10′

Cottura.

 20’

  • Lavate i pomodori ciliegia, asciugateli, tagliateli a dadini e metteteli da parte.
  • In seguito ettete a bollire abbondante acqua per la pasta.
  • Soprattutto tritate accuratamente con un coltel­lo o in un mixer l’aglio, i pinoli, le olive, i capperi, i pomodori secchi e il basilico fre­sco.
  • Scaldate l’olio in una padella antiaderente e fatevi saltare i pomodorini a dadini per 1 minuto.
  • Aggiungete gli altri ingredienti e mescolate a fuoco vivo.
  • Allo stesso modo cuocete la pasta al dente, scolatela e fatela saltare in padella con il condimento.
  • Servite gli strozzapreti ben caldi.
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Vino Consigliato: Fiano di Avellino.

Il Fiano di Avellino è un vino bianco secco italiano proveniente dalla Campania, terra di antica tradizione vitivinicola, realizzato principalmente con l’uva Fiano.

Tuttavia il Fiano di Avelino deve essere prodotto con almeno l’85% di uve Fiano. Possono essere utilizzate anche uve Greco, Coda di Volpe bianca o Trebbiano Toscano fino ad un massimo del 15%.

Quanto nutre una porzione.

305 calorie

Fonte.

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2 Risposte a “Strozzapreti con pesto calabrese e pomodorini, un piatto con molta storia.”

  1. Gli strozzapreti sono molto popolari e vengono citati a più riprese dalla letteratura romanesca. Questo goloso formato di pasta nascerebbe dunque come pasta da cuocere rigorosamente nei giorni di festa, ad uso e consumo “esclusivo” della borghesia.

    Essendo un “tipo di maccherone” molto grande e bello pesante, specialmente quando inzuppato di sugo, era considerato un manicaretto un po’ difficile da mangiare. Sì, un po’ difficile da inghiottire anche per i preti, che notoriamente sono considerati dei gran ghiottoni dalla cultura popolare.

    1. Un’interpretazione più linguistica suggerisce che l’etimologia del nome possa essere ricondotta alla loro consistenza, tale da minare anche la fame vorace del prete, notoriamente abile mangiatore, sino a strozzarlo.

      Un’altra diceria lega il nome della pasta al movimento secco e deciso con cui la casalinga romagnola strozzava i listelli di sfoglia per ottenere il tipico formato. Più macabra è la leggenda che paragona la pasta ai lacci per scarpe usati ai tempi dello stato pontificio in epoca anticlericale per strangolare i preti.

      Non finisce qui: c’è anche un’altra tradizione, molto diffusa in Romagna, che afferma che gli strozzapreti vengono preparati quando la massaia rimane senza uova perché il prete le ha rubate tutte quante. La cuoca dunque, mentre preparava la pasta senza uova, imprecava ai danni del prete augurandogli di strozzarsi con il bottino del suo furtarello.

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