Colazione di Pasqua abruzzese

Oggi ti racconto della colazione di Pasqua abruzzese, con ricette tradizionali tipiche della mia regione. Per noi la Pasqua è molto sentita ed inizia dalla mattina. Per prima cosa si va a Messa a far benedire le uova colorate naturalmente o a mano. Durante la funzione si fanno benedire sia le uova che i fiadoni, le pupe ed i cavalli ed altri dolci tipici pasquali abruzzesi.

Dopo la funzione religiosa, si torna a casa o si va a mangiare dagli zii o dai nonni, e si inizia a fare la colazione intorno alle 11, che è una sorta di bruch simile allo Sdijuno abruzzese, che in origine era tutt’altra cosa, ovvero il pasto più forte di tutta la giornata, e si faceva durante la pausa quando si lavorava nei campi, durante la raccolta di ulivo, uva ecc.

Si inizia con la Pizza di Pasqua abruzzese, che è una sorte di pane dolce da affiancare ai salumi. A casa mia si è sempre servito insieme a prosciutto rustico tagliato a mano, salame aquilano o altre tipologie locali, i diavoletti o gli angioletti (sono dei salamini secchi, i diavoletti sono piccanti, mentre gli angioletti dolci) ed in alcune zone utilizzano la mortadella di Campostosto . Oltre a questo lievitato, si aggiunge la pizza rustica salata, ripiena di formaggi, uova e salumi, ad esempio nel chietino si utilizza fare la sfoglia dolce. Mia zia Rita è la maga di questo rustico! Lo prepara con minuzia ed ogni anno andavamo a farle visita nel pomeriggio e ci lasciava tante leccornie, compresa una pupa a testa per noi bimbe, ed un cavallo a testa per i miei fratelli. E questo l’ha fatto fino a quando eravamo abbastanza grandicelli.

Nelle campagne si serve anche la pizza scima con salumi e formaggi, diciamo che diventa una sorta di aperitivo / antipasto pre pranzo.

Non possono mai mancare i fiadoni di tutti i tipi, a seconda delle zone troverai una versione diversa, nel pescarese utilizziamo la versione con pasta con uovo, olio e vino, ripieni di pecorino abruzzese, parmigiano (non essenziale, si utilizza per smorzare il sapore, in passato solo pecorino e formaggio di mucca) e rigatino abruzzese, poco conosciuto e spesso sostituito con altre tipologie. Mentre in altre zone non si utilizza il rigatino, o tutto pecorino oppure altri formaggi di mucca. Ad esempio nel chietino molti utilizzano il formaggio Pamigo, che non è nemmeno abruzzese, ma come si sa, ogni famiglia ha la sua tradizione. E le ricette variano da zona in zona.

Mentre in altre zone preparano i fiadoni con la ricotta, con la pasta dello strutto o con il prosciutto cotto dentro.

Qualche anno fa, ho scoperto anche una versione dolce di fiadoni con zafferano, molto simile ai soffioni, probabilmente una è nata dopo l’altra. Infatti nel lancianese hanno una forma rotonda, con la croce sopra, esistono sia dolci che salati. Ad Ortona (Ch) li preparano con poco aceto. Mentre verso Silvi (Pe) sono con la ricotta e pecorino.

Ai confini con le Marche li preparano simile ai Piconi ascolani.

Invece se si scende verso Vasto la ricetta inizia a somigliare a quella molisana, del resto prima eravamo un’unica regione e le ricette si fondevano tra loro.

Per i dolci si servono le pupe ed i cavalli, ed esistono tantissime versioni. Si regalavano ai bambini e le ragazze regalavano i cuori di biscotto ai loro fidanzati, esiste anche la variante a forma di campana.

E poi ci sono i soffioni o il soffione, è un dolce tipico del chietino, si narra che una signora inventò la ricetta e la donò ad una pasticceria locale e da allora la fanno sempre. Il soffione andrebbe servito con la parte chiusa in basso, e spolverato di zucchero a velo, anche se molti lo servono come in soffioncini.

Inoltre si serviva il vino per gli adulti e per i bambini il succo di frutta, in alcune zone sulla tavola non mancavano mai i Fru frù, ovvero biscotti wafer, anche se non locali, sono diventati parte della nostra tradizione. Di solito si servivano ad eventi, battesimi, matrimoni ed addirittura anche durante cerimonie post funerale, si diceva che si doveva “rinfrescare il morto” una sorta di omaggio al defunto, per ricordarlo con affetto tutti insieme. Ormai è una tradizione consolidata, la prima cosa che ti chiede la nonna quando vai a casa: “Li vù lu fru frù?” Ovvero, ‘Vuoi il wafer?’, una sorta di legame emozionale che ha reso questo biscotto parte delle nostre tavole durante tutte le cerimonie.

Non mancavano mai le ferrettalle, neole, nevole, coperchiole, cancellate, e chi più ne ha ne metta! Una cialda cotta al ferro, che cambia nome in base alle zone, ed anche gli ingredienti. E si servono sia secche, che con farciutura di cioccolato, crema, scrucchiata o quello che più piace. Addirittura si pensa che i Waffle, sia orginario dell’Abruzzo, che una famiglia di minatori li abbia portati in Belgio e da lì hanno cambiato nome e spessore. Anche se nell’aquilano ad esempio si fanno con un ferro simile, e sono molto alti e soffici con lievito, molto simili a quelli belgi. Mentre nel resto della regione solitamente non presentano lievito.

La colazione di Pasqua abruzzese varia da zona in zona, per esempio a casa mia la più gettonata era quella con pupe e cavalli, uova sode benedette, fiadoni e soffioni. Tutto rigorosamente tagliato in modo tale da non abbuffarsi e poter mangiare tutto il resto. Questa colazione si faceva intorno alle 12 dopo la Messa. Ed il pranzo si faceva tardi intorno alle 14, così da “digerire” la colazione importante. Anche perché non si faceva colazione prima della funzione, perché in passato dovevi andare a digiuno almeno 2 ore prima, personalmente non ricordo la motivazione, ma è una questione religiosa.

Ricordo che mamma preparava tutti questi piatti meravigliosi, ed era sempre festa, eravamo felici con poco.

Spero che ti abbia fatto piacere leggere della tradizione della mia regione, a breve ti racconterò altre storie, ora passiamo alle ricette!