Risotto ai Gamberi Lime e Prosecco con Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820

Il Risotto ai Gamberi, Lime e Prosecco con Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820 è un primo piatto elegante e raffinato, perfetto per le occasioni speciali. Un risotto dal sapore delicato ma avvolgente, ideale per chi desidera portare in tavola una proposta gourmet che coniuga gusto e semplicità, capace di sorprendere gli ospiti con la sua armonia di profumi e sapori.

Questa ricetta sprigiona un profumo fresco e intenso, un’autentica espressione della cucina italiana, famosa in tutto il mondo per la qualità degli ingredienti, la ricchezza delle tradizioni e la varietà regionale che trasformano ogni piatto in un capolavoro per gli amanti del buon cibo.

Il segreto di questo risotto sta nella perfetta alchimia tra dolcezza e acidità: il retrogusto leggermente amaro del lime si sposa magnificamente con la dolcezza naturale dei gamberi, creando un equilibrio di sapori che evocano il mare e ricordi d’estate. A completare il tutto, il Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820, con il suo profumo gentile e la vena aromatica che si intreccia alle note fruttate, regalando un sorso morbido e vivace che esalta ogni boccone del risotto.

Il risotto è un piatto iconico della tradizione italiana, amato in tutto il mondo per la sua cremosità e il perfetto equilibrio tra semplicità e raffinatezza. La sua origine è avvolta nel mistero, ma sicuramente affonda le radici nelle regioni del Nord Italia, in particolare Veneto, Lombardia e Piemonte. Questo piatto ha ispirato grandi chef e personaggi illustri, tra cui il compositore Giuseppe Verdi e la sua consorte Giuseppina, ed è persino citato da Carlo Goldoni nella sua commedia La Locandiera.

Ma attenzione: il risotto è croce e delizia di ogni appassionato di cucina! Apparentemente semplice, nasconde insidie nella preparazione, e ogni dettaglio può fare la differenza. Per ottenere un risotto perfetto, ecco alcune regole fondamentali:

  • La scelta del riso: le varietà migliori sono Carnaroli, Arborio e Vialone Nano, poiché rilasciano la giusta quantità di amido per un risultato cremoso e ben legato.
  • Burro o olio extravergine d’oliva? Non esiste una regola assoluta, ma l’olio EVO è un’opzione più leggera e salutare, perfettamente in linea con la dieta mediterranea.
  • Aglio, cipolla o scalogno? La scelta dipende dal tipo di risotto: per i risotti di pesce è preferibile l’aglio, mentre nei risotti ai funghi è meglio evitare la cipolla, che potrebbe coprire il sapore delicato dei funghi. Qualunque sia la scelta, è fondamentale tritare finemente cipolla e scalogno per evitare che si sentano sotto i denti, soprattutto se a tavola ci sono bambini!

Un passaggio fondamentale nella preparazione del risotto è la tostatura del riso, che serve a mantenere la compattezza dei chicchi durante la cottura. Per ottenere una tostatura perfetta, basta versare il riso nell’olio o nel soffritto e lasciarlo scaldare fino a quando diventa quasi trasparente, mescolando continuamente per evitare che si attacchi alla pentola.

Durante la cottura, il brodo va aggiunto poco alla volta, affinché il riso lo assorba gradualmente. La scelta del brodo dipende dal tipo di risotto che stiamo preparando: può essere di carne, di pesce o vegetale.

Per la nostra ricetta, prepareremo un brodo vegetale con sedano, carote e cipolle, arricchito con chiodi di garofano e pepe in grani. A piacere, si possono aggiungere altri ortaggi come patate, pomodori o, se di stagione, la zucca. Il brodo avanzato non va sprecato: può essere congelato in cubetti e utilizzato per minestre, zuppe o spezzatini.

Infine, per gustare il risotto al meglio, è importante servirlo subito dopo la mantecatura, quando è ancora cremoso e avvolgente.

Il riso è l’elemento centrale del nostro piatto, un alimento con una storia millenaria. I primi a consumarlo furono gli Egizi, che lo utilizzavano per preparare un brodo medicinale. Anche gli antichi Greci e Romani ne facevano uso a scopo terapeutico, soprattutto per trattare mal di stomaco e infezioni. Secondo fonti storiche, persino l’imperatore Marco Aurelio Augusto lo impiegava per curare disturbi intestinali.

Se nel 1400 il riso iniziò a essere apprezzato in cucina, nel secolo successivo venne ingiustamente considerato responsabile della diffusione della malaria. Si pensava, infatti, che fosse la causa delle malattie che colpivano i contadini che lo coltivavano. Per questo motivo furono emanate leggi che imponevano di coltivarlo lontano dai centri abitati e, nei territori conquistati, le risaie venivano spesso distrutte. Solo nel XIX secolo i medici del Novarese scoprirono che la vera causa della malattia non era il riso, ma le zanzare anofele che proliferavano nelle acque stagnanti. Da allora, si comprese l’importanza di far scorrere l’acqua nelle risaie per evitare il ristagno e ridurre la diffusione delle zanzare.

Fu nel XVIII secolo che il risotto entrò a pieno titolo nella gastronomia italiana, anche se inizialmente si parlava più di riso in brodo: le ricette dell’epoca prevedevano di cuocerlo semplicemente in acqua, ottenendo una sorta di minestra.

La prima testimonianza di un risotto simile a quello moderno risale al 1779, nel ricettario Il cuoco maceratese di Antonio Nebbia. Qui compare una ricetta in cui il riso veniva soffritto nel burro e nel lardo, con cipolla e “cervellata”, una tipica salsiccia milanese, poi cotto con brodo aromatizzato allo zafferano.

L’uso del vino per sfumare il risotto si diffonde intorno al 1853, come testimonia il trattato Nuovo cuoco milanese economico di Giovanni Felice Luraschi. La vera e propria ricetta del risotto entra definitivamente nei manuali di cucina con il celebre libro di Artusi.

Il piatto di cui parliamo oggi è una rivisitazione di un grande classico della tradizione culinaria italiana, spesso preparato durante le festività natalizie, per occasioni speciali o per cene a lume di candela: il risotto allo Champagne. Questa ricetta, tra le più rappresentative degli anni ’80, è stata poi rivisitata negli anni successivi, con lo Spumante o il Prosecco che hanno sostituito lo Champagne, e realizzata con pochi ingredienti, ma arricchita dalla presenza delle bollicine, che da sole evocano allegria e gioia.

E quando parliamo di “bollicine”, ci riferiamo a Champagne, Spumante, Prosecco e Franciacorta, che hanno una caratteristica in comune: la frizzantezza dovuta all’anidride carbonica trattenuta nel vino. Vini briosi che si distinguono dai vini fermi e che, per noi italiani e per il mondo intero, sono sinonimo di festa, gioia e momenti speciali da condividere con la famiglia e gli amici. Non c’è nulla di più magico del “rumore” di un tappo che salta: la massima espressione di un brindisi alla spensieratezza, dove ogni sorso rappresenta un’esperienza sensoriale unica.

Ma vi siete mai chiesti perché questi vini siano diventati protagonisti di ogni celebrazione? La tradizione che li ha resi simbolo di festa si perde nei secoli, e la vera origine rimane avvolta nel mistero. Alcune fonti storiche fanno risalire le origini alla Francia del XVIII secolo, dopo la scoperta del monaco benedettino Dom Pierre Pérignon, che perfezionò la tecnica dello Champagne. Altri sostengono che fu una fortuita casualità. La prassi popolare di alzare il calice in segno di celebrazione potrebbe risalire agli antichi Greci e ai Romani, che credevano che i vini frizzanti fossero benedetti dagli Dei. Infatti, quando il vino veniva versato dalle anfore nei bicchieri, l’effervescenza era considerata una dimostrazione di ricchezza, salute e buon auspicio per chi lo beveva.

Un altro aspetto curioso legato al brindisi è il classico rumore che si sente quando si stappa la bottiglia. Molte leggende popolari sono nate attorno a questo suono, la più conosciuta riteneva che il “botto” scacciasse la negatività, spaventando gli spiriti malevoli. Ovviamente, questa credenza è stata smentita dal galateo, che sconsiglia il forte rumore, raccomandando di maneggiare la bottiglia con attenzione per evitare danni a persone o cose.

Nel brindisi, nulla è lasciato al caso, nemmeno il colore del vino utilizzato. Il colore del vino è infatti il primo elemento che ci permette di valutare il prodotto che abbiamo davanti. Se il bianco è stato, in passato, simbolo di purezza ed eleganza, l’avvento dello spumante e dello Champagne ha portato ad associare il colore dorato a significati di buon augurio, ricchezza e prosperità per chi lo beve.

E tra le bollicine, il Prosecco si riconferma il “re indiscusso”, con oltre 43 milioni di litri venduti nel 2023 ed è il vino più acquistato dagli italiani. Grazie alla sua nota distintiva di leggerezza e freschezza, nelle sue versioni Brut e Extra Dry, è il più famoso non solo in Italia, ma anche all’estero! La bollicina per eccellenza, perfetta per un aperitivo easy o per una festa da ricordare.

E come tutti i vini, il Prosecco non rappresenta solo una semplice bevuta, ma è un tratto distintivo della nostra civiltà mediterranea, della nostra storia, della cultura, del lavoro e della convivialità. Per racchiudere tutto in una sola frase, potremmo dire: senza Prosecco, che vita sarebbe? Come ci ricorda un passo dell’Antico Testamento: “Che sarebbe la vita senza il vino? Il vino, bevuto nei tempi giusti e nelle giuste quantità, è gioia del cuore, felicità dell’anima…“. Un inno alla sua freschezza, alla sua leggerezza elegante.

Una bevanda che ha ispirato poeti, scrittori, pensatori, filosofi e drammaturghi di tutto il mondo, che ne hanno fatto una filosofia. Il celebre romanziere del Novecento, Hemingway, lo descriveva come “uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo”. Un vino che ha ispirato anche una pellicola cinematografica, con un film presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2017 intitolato “Finché c’è Prosecco c’è Speranza”, diretto da Antonio Padovan, regista, scrittore e sceneggiatore italiano. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Fulvio Ervas, edito da Marcos y Marcos, è ambientato nella campagna veneta, zona di produzione di questo vino, e in questo scenario si svolge un’intrigante indagine di polizia condotta dall’ispettore Stucky, chiamato a indagare sulla sospetta morte per suicidio del conte Desiderio Ancillotto, attivista della coltivazione biologica. L’indagine si complica quando vengono commessi due omicidi…

E non dimentichiamo che il vino ha anche proprietà nutraceutiche. Studi scientifici recenti lo hanno considerato un valido antidepressivo, poiché stimola le endorfine nel cervello e riduce la depressione. Per il vino rosso, sono stati ipotizzati benefici contro la calcolosi e alcuni tipi di tumore.

Oggi vi invito a scoprire il Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820, un Prosecco di qualità ineguagliabile, frutto perfetto delle uve Glera e della maestria nell’arte delle bollicine dell’azienda Tosti1820. Questa bollicina fresca si apprezza al meglio se gustata da sola, ma si sposa alla perfezione anche con piatti delicati di terra e mare. Ideale per un aperitivo, come apertura cena, per un after-hours e perfetto anche con la pasticceria fresca.

Ottenuto da selezionate uve Glera, provenienti dalle province venete di Treviso e Belluno, ha un colore giallo paglierino scarico con riflessi brillanti e la caratteristica effervescenza dei vini spumanti, con piccole bollicine che salgono elegantemente dal fondo del bicchiere fino al bordo.

Al naso sprigiona profumi gentili e freschi, con delicate sfumature fruttate. In bocca risulta ben equilibrato, con una leggera amabilità e una freschezza profumata che dona vivacità, accompagnata da eleganti e intense note fruttate, e un retrogusto piacevole, netto e pulito.

Il Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820 ha ricevuto numerosi premi a conferma della sua eccellenza:

  • 2022 Decanter – Medaglia d’Argento
  • 2022 The Drink Business Prosecco Masters – Medaglia d’Argento
  • 2022 Catavinum – Medaglia d’Oro
  • 2021 The Drink Business Prosecco Masters – Medaglia d’Oro
  • 2020 Catavinum – Medaglia d’Argento
  • 2019 Mundus Vini – 85/100
  • 2019 Decanter – Commended
  • 2019 Catavinum – Medaglia d’Argento
  • 2012 CWSA – Medaglia d’Argento

Un riconoscimento continuo per la qualità e la raffinatezza di questo spumante che continua a conquistare i palati di tutto il mondo.

Il Prosecco DOC Extra Dry Tosti1820 rappresenta l’eccellenza di un’azienda storica nel panorama vinicolo italiano. Fondata nel 1820, Tosti1820 è un’impresa familiare che vanta oltre 200 anni di tradizione nella produzione di vini e spumanti. Situata a Canelli, nel cuore del Piemonte, l’azienda è guidata dall’ottava generazione della famiglia Bosca.

Canelli è riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per la sua vocazione vitivinicola unica al mondo. Tosti1820 si distingue per l’innovazione e la qualità dei suoi prodotti, offrendo una gamma che include spumanti, vini, aperitivi, liquori e amari apprezzati in tutto il mondo.

Oltre alla tradizione, l’azienda dimostra un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione, come evidenziato nel suo bilancio di sostenibilità. Un esempio tangibile di questo impegno è la cantina ipogea “Impronta d’Oro”, progettata dall’architetto Gianni Arnaudo, che combina design contemporaneo e rispetto per l’ambiente.

Per scoprire e apprezzare appieno la qualità dei prodotti Tosti1820, vi invito a visitare il loro shop online, dove potrete trovare il vino o lo spumante ideale per ogni occasione. Sono certa che rimarrete affascinati dalla passione e dall’eccellenza che contraddistinguono ogni bottiglia.

Vediamo ora cosa ci occorre per realizzare il nostro Risotto ai Gamberi Lime e Prosecco con Prosecco DOC Extra Dry- Tosti1820:

Ingredienti:

  • 320 grammi di riso Carnaroli o la varietà che preferite di riso per risotti
  • 600 grammi di gamberi
  • 1 lime
  • 1 cipollotto
  • una pezzetto di burro
  • 30 cl di Prosecco DOC Extra Dry- Tosti1820
  • olio evo
  • brodo vegetale
  • sale

Ingredienti per il brodo vegetale:

  • 1 litro di acqua
  • una carota
  • costa di sedano
  • cipolla
  • un pomodoro

Risotto ai Gamberi Lime e Prosecco con Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820: Ricetta

Prepariamo il brodo vegetale: in una pentola mettiamo 500 ml di acqua, una carota, una cipolla, una costa di sedano e un pomodoro, quindi portiamo a ebollizione.

Laviamo i gamberi sotto l’acqua corrente. Possiamo rimuovere la testa e il filo nero interno oppure, se preferiamo mantenere la testa, solleviamo delicatamente il carapace sotto la testa e rimuoviamo il filo nero con uno stuzzicadente.

Laviamo un lime, asciughiamolo e preleviamo la buccia, facendo attenzione a non intaccare la parte bianca amara. Tagliamola a julienne e sbollentiamola per 5 minuti in acqua bollente. Scoliamola e mettiamo da parte.

In una capiente casseruola, scaldiamo un filo d’olio e facciamo appassire il cipollotto tritato. Aggiungiamo il riso e lo tostiamo, quindi sfumiamo con 30 cl di Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820.

Proseguiamo la cottura aggiungendo il brodo poco per volta, man mano che il riso lo assorbe.

A pochi minuti dalla fine della cottura, aggiustiamo di sale e uniamo le scorzette di lime, i gamberi e un po’ di erba cipollina tritata. Mantechiamo con il burro a fiamma spenta.

Il nostro Risotto ai Gamberi, Lime e Prosecco con Prosecco DOC Extra Dry – Tosti1820 è pronto! Serviamo con un calice dello stesso Prosecco per esaltare i sapori.

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Alla prossima ricetta!

Un abbraccio

Patrizia


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