In cucina con klea

L’orto eroico

L'orto eroicoNelle mie ricette ho più volte fatto riferimento all’orto eroico e credo sia arrivato il momento di parlarvene. Tanti anni fa colui che poi sarebbe diventato mio marito mi ha portato al paese dei suoi genitori, poi, come nei migliori film, mi ha indicato un terreno più in basso dicendomi:”vedi, tutto questo un giorno sarà tuo”. E io ci sono cascata con tutte e due le scarpe. A parte gli scherzi, la sua famiglia ha un piccolo pezzo di terra adibito a oliveto. Ormai avrete capito che siamo in Liguria, un territorio non propriamente pianeggiante, anzi strutturato a “pianelli”, pur senza arrivare ai selvaggi terrazzamenti delle Cinque Terre.

La raccolta delle olive

La raccolta delle olive non è un’operazione banale: non pensate di stendere le reti in un bel prato. Ne occorrono chilometri per tappare tutti i buchi; poi bisogna prevedere l’angolo di caduta e la gittata per evitare che le olive vadano perse quando “si battono” con le canne. Nel corso degli anni la situazione si è ulteriormente complicata, man mano che le fila dei raccoglitori si assottigliavano per sopraggiunti limiti di età e le stagioni imprevedibili ci mettevano il carico da novanta.

Quando io ho cominciato a frequentare la campagna si andava al frantoio fino alla fine di gennaio. Ricordo che nel periodo natalizio noi signore ci lamentavamo, perchè durante il fine settimana stavamo a congelare nei campi anzichè passeggiare in centro ammirando le luminarie e assaporando il clima festivo. Il risultato, però, ci ripagava del sacrificio , sia per il gusto impareggiabile dell’olio, sia per la consapevolezza di consumare un prodotto sicuramente genuino. Per citare ancora una volta mia suocera, lei diceva: “a l’è oro!”. E adesso che le olive cadono a terra prima di maturare a causa del caldo, delle piogge di ottobre e della mosca (ci ostiniamo a non usare sostanze chimiche) e comunque le braccia sono sempre meno e sempre più stanche, siamo noi a ripetere quelle parole.

Ricordi…

Al di là della fatica conserviamo anche bei ricordi, soprattutto legati al fatto che la mia bimba a due zampe era appunto…una bimba. Le piaceva stare all’aria aperta, dove poteva dare libero sfogo al suo lato selvatico. Si divertiva costruendo improbabili tende indiane con i rami che trovava, si arrampicava ovunque, poteva mangiare wurstel cotti alla brace su uno spiedo fatto con i rametti di olivo e chi più ne ha più ne metta.

Con il tempo sono arrivati momenti difficili, nei quali la nostra presenza era più importante altrove e in seguito le imprese sportive della nostra bimba ci hanno allontanato dalla campagna, nonostante le proteste della nonna e le nostre migliori intenzioni. Ma “la Mastra” (questo è il nome della località) è rimasta lì ad aspettarci, come se sapesse che prima o poi saremmo tornati. E aveva ragione. Certo, l’abbiamo ritrovata un po’ trasandata, i rovi avevano preso il posto dell’erba fresca, gli olivi mai potati erano cresciuti altissimi nelle direzioni più disparate.

L'orto eroico Però non ci siamo persi d’animo e ci siamo rimboccati le maniche, cercando di restituirle almeno parte del suo antico splendore, come meritava.

L’orto eroico continua…