Sua maestà il cannolo

Da noi in Sicilia, la pasticceria è la migliore del globo acqueo-terreste e uno dei dolci più amati di sempre è per certo sua maestà il cannolo. In questo articolo farò forse più o meno spietatamente pubblicità all’attività di famiglia in cui hanno lavorato i miei avi, generazione dopo generazione. Il Bar pasticceria Siracusa a Gela, di fronte il Municipio. Mio fratello è sempre stato molto attratto dall’arte pasticcera, che si è diramata sapientemente tra di noi e i nostri parenti.

Difatti oltre a mettersi in gioco come barista, ha anche imparato a fare qualsiasi cosa nel laboratorio dove vengono preparati i dolci da vendere. Per lui, diventare bravo in questo campo, era un sogno che perseguiva da quando era molto piccolo. E non lo dico solo perché lo adoro, ma è davvero bravissimo e ha sempre messo cuore e impegno in ogni cosa che faceva. Per me è stato ed è sempre un eroe, un grande.

La vita però è difficile e in questo periodo non ha forse le idee ben chiare su cosa vuole fare. Sono sicura però che brillerà tantissimo, perché non ho mai smesso un secondo di credere in lui. Ma non voglio intaccare la sua privacy con questo sciocco articolo qui su Giallo Zafferano. Desidero soltanto puntualizzare che non ho dovuto girare tutte le pasticcerie del mondo per mangiare il migliore cannolo che esista al mondo.

Un giorno, infatti, un giorno di quelli in cui il sole illumina tutto il bar, entrando dalla grande vetrata di fronte il bancone, il sorriso di mio fratello era più luminoso della mattina stessa. Era radioso, pieno di gioia e sospinto da entusiasmo e passione, decise di salire su in laboratorio e preparare un cannolo alla ricotta di sana pianta. Non un cannolo qualsiasi, ma veramente sua maestà il cannolo.

Realizzò una scorcina perfetta, fragrante, croccante, chiara, gustosa, leggera. Un capolavoro. La farcì con della ricotta freschissima, lavorata benissimo, raffinatissima, dolce al punto giusto, in cui era un tripudio di gioia incontrare qualche scaglietta di cioccolato. Ornò tutto con qualche granella di nocciole e dello zucchero a velo. Non so spiegare quanto questo fosse un capolavoro dolciario. Non so nemmeno dire a parole quanto era felice del suo prodotto. Sognava di diventare il più grande pasticcere, senza sapere di essere già a buon punto. Sapeva davvero fare tutto. Dai cornetti alle ravioline. Dai dolcini al burro ad ogni fantasia di pasticceria fresca possibile. Sotto le sue mani, la vetrina si riempiva, si colorava, tentava ogni cliente.

Sua maestà il cannolo
Sua maestà il cannolo

Ricordo con commozione quella giornata al bar. Perché in un bar, a volte, può concentrarsi tutta la storia della famiglia che vi passa. Tutto l’amore, i pianti, i sacrifici. Non c’è solo la professionalità, la freddezza dello smerciare roba, per fare soldi. Dietro il lavoro, le mattinate, ci sono anime, c’è vita e umanità. L’umanità che ti fa sorridere a chi entra, pure quando ti sei svegliato con il piede sbagliato. E credetemi non è sempre facile. Mio fratello in questo però era grandioso. Un sorriso bellissimo il suo, pronto ad accogliere ed invitare chiunque.

A lui dedico questo articolo qui. E lo dico sul serio: il più buon cannolo del mondo non lo ha preparato nessun pasticcere affermato, ma lo ha fatto mio fratello, quel magico giorno qualsiasi al bar. Super. Indimenticabile.

Un abbraccio foodlovers. Alla prossima.