Pensieri

Come fai a scrivere se non ti fermi mai e se, mentre stai immobile, non ritrovi un attimo te stesso e non ti chiedi cos’hai da dire oggi? Lì dove affiorano i tuoi pensieri, allora la penna calca il foglio, lo violenta e accarezza. Ti capita mai di sentirti come quella parola alla fine del rigo, che sta stretta e deve andare a capo? Mi è appena successo. A volte c’è tempo e c’è spazio, altre volte bisogna pur ripartire da qualche parte e farlo in fretta. Cambiando rigo. Già.

Mentre ti chiedi chi sei e cosa vuoi, mentre stai attento a cosa desideri, perché è ad un passo da te, scrivendo, sei già andato a capo un paio di volte. Nemmeno ci si rende conto di ciò. L’inconsapevolezza ci porta avanti, perché se solo iniziassimo a prendere atto della frivolezza e della vanità di ciò che ci circonda, di quello che inseguiamo, di questo vuoto immenso che non smette di riempirci, faremmo la fine dei geni catatonici. Per questo forse il mondo non si ferma mai. Perché meno ci si ferma a pensare, meglio si sta.  

Il pensiero è degli artisti, dei filosofi e dei matti. Dei matti, che hanno fatto della loro patologia una professione. Dei ribelli. Di quelli che hanno per casa una stella che brilla più delle altre, ma che nessuno vede poiché splende dietro qualche nuvola buia.

Gli esseri umani sono così fragili che vivono di passato e fanno dei loro ricordi un mito da raccontare con emozione. Nella memoria tutto è selezionato e perfetto. La progettualità del futuro invece richiede impegno, slancio. Per questo sognare è più difficile di buttarsi a capofitto nei meandri della nostalgia.

Per questo sentirsi come quella parola che, stretta alla fine del rigo, deve spingersi a capo, può destabilizzarci. Abbandonarci, da soli, al nuovo, è sempre un atto di coraggio.

Un atto necessario a riempire pagine e pagine… Che meritano, forse, di essere scritte. Di essere piene di parole importanti che vanno…

A capo.

Come me.