Piatto povero della cucina siciliana, la pasta con le sarde scappate a mare, è una variante della più classica versione.
Ora voi chiederete, se è la stessa salsa della pasta con le sarde, perché si chiama con le sarde scappate a mare? La risposta è nella storia e nel carattere dei palermitani, orgogliosi anche nella povertà, che non volendo ammettere che non avevano soldi sufficienti per comprare il pesce fresco, ne usavano la versione salata più economica e dicevano che le sarde fresche erano rimaste ” a mare”, uno stratagemma come un altro per gustare un buon primo di pesce, senza spendere un capitale.
L’uso di pesce conservato non pregiudica la bontà del piatto, il cui ingrediente principale rimane comunque il finocchietto selvatico, che dà il gusto e il profumo inconfondibile.<
dosi per 4 persone
350g spaghetti
1 mazzetto di finocchietto selvatico
1 cipolla media
8/10 acciughe o sarde salate
350g di spaghetti
zafferano
passolini* e pinoli
sale pepe
pangrattato tostato q.b.
La “passolina” altro non è che uvetta di Corinto essiccata e poi lasciata rinvenire nel sugo.
Pulire bene i finocchietti, togliendo le foglie dure. Lessarli in acqua salata per pochi minuti.
Devono rimanere verdi e non perdere il profumo.
Scolare, tenendo da parte l’acqua dove verrà cotta la pasta.
In un tegame mettere olio extrabvergine di oliva e una cipolla tritata. lasciare imbiondire, aggiungendo poca acqua e mescolando spesso.
Aggiungere i filetti di acciuga e lasciare sciogliere per bene con l’aiuto di un cucchiaio.
Versare nel tegame il finocchietto tritato e un poco di acqua di cottura, passolini e pinoli, lo zafferano e lasciare cuocere a fuoco basso per una decina di minuti.
Tostare il pangrattato in una padella antiaderente, rimescolando di continuo. Non appena c’è sentore di pane appena sfornato togliere immediatamente dal fuoco per evitare che abbrustolisca eccessivamente.
Lessare gli spaghetti in una pentola ,dove sarà stato versata tutta l’acqua di cottura del finocchietto, al dente.
Condire con il sugo, cospargere di pangrattato e portare a tavola.
Buon appetito
Che delizia! Anche nella mia famiglia c’è il detto “scappato” ma si riferisce agli uccelli arrosto; scappati perchè non sono stati presi dal cacciatore e quindi ci si rifà con pezzetti di carne. Tutte le regioni hanno qualcosa in comune.
Grazie Ciao Stefania
Tra monti, mari e gravine
ciao e grazie per essere pasata! paese che vai, usanza che trovi 🙂