VII Festival del Giornalismo Alimentare – quali politiche per fare di Torino una vera capitale del cibo

Stamane all’anteprima del Festival del Giornalismo Alimentare si accende il dibattito su cosa manca a Torino per diventare una vera capitale del cibo o una vera “capitale del gusto” come l’ha definita Alessandro Borgia, presidente del Festival e moderatore della mattinata.

Diversi gli ospiti che si susseguono al tavolo dei relatori, da esponenti della Camera di Commercio, dell’Ascom, del CNA e dell’API (associazione Piccole e Medie Imprese) fino a rappresentanti delle istituzioni.

Nonostante Torino sia la prima città che ha messo il diritto al cibo nel proprio statuto e sia stata la sede negli anni passati del Salone del Gusto, si vede relegata ad un ruolo marginale rispetto ad altre città come ad esempio Milano, quando parliamo di capitale del cibo.

La prima considerazione che da più parti emerge è come manchi un coordinamento tra le varie parti coinvolte. Lo sottolinea subito Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di Commercio di Torino. “in vista delle olimpiadi del 2006 Torino ha avviato i primi progetti di promozione delle eccellenze enogastronomiche del territorio ad esempio con il progetto Maestri del Gusto che ha portato le imprese (inizialmente 50 oggi 230) a competere in termini di qualità…quello che manca però è la capacità di intercettare i grandi flussi turistici derivanti ad esempio dalle attività sportive invernali e non, e di offrire pachetti ad hoc che coinvolgano anche i territori limitrofi“. Inoltre secondo Bolatto i prodotti del territorio non sarebbero sufficientemente presenti nelle aziende locali cittadine quali bar, ristoranti, ecc.

Dal lato delle piccole e medie imprese quello che manca secondo Corrado Alberto è un indotto in grado di soddisfare la domanda di servizi e tecnologia che l’industria alimentare richiede, insieme ad una educazione al gusto che porti i cittadini ad diventare “consumatori consapevoli” in grado di distinguere la vera qualità portata avanti da aziende con tradizioni culinarie profondamente radicate sul territorio.

Non mancano per fortuna gli esempi virtuosi, come quello di Exclusive Brands Torino, una rete di imprese accomunate da principi di eccellenza, internazionalizzazione e profondo legame con il territorio. Secondo il suo presidente, Giulio Trombetta, manca la comunicazione: “non basta fare e saper fare, ma occorre anche saper comunicare al mondo il proprio operato. Questo anche per vincere la mentalità di chi ancora vede nei grandi eventi cittadini unicamente una situazione di disagio e fastidio“.

Un altro grande problema, secondo Trombetta, è quello delle professionalità. E’ noto come il settore enogastronomico e turistico si stia misurando in questo periodo con la carenza di addetti, ma qui l’accento è messo sulla mancanza di competenze specifiche, a partire dalla conoscenza delle lingue straniere. Infine l’accento viene posto anche su problemi quali il trasporto e la sicurezza lanciando la sfida ad uno sforzo collettivo tra industriali, istituzioni e cittadini verso l’obiettivo comune.

Di diversa opinione Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom, secondo la quale a Torino l’offerta sarebbe addirittura sovrabbondante e il problema risiederebbe nella difficoltà a sintetizzare la stessa. Inoltre secondo la Coppa mancano da parte delle amministrazioni pubbliche politiche di promozione efficaci e anche il mondo dell’editoria dovrebbe, secondo il suo punto di vista, dare maggior risalto alle piccole imprese che rappresentano le tradizioni enogastronomiche del territorio e concorrono alla qualità della vita dei cittadini.

Per cercare di risolvere il problema della mancanza di addetti del settore l’Ascom ha avviato un progetto di collaborazione con gli Istituti Tecnici Superiori per il rilancio di alcune professioni del settore della ristorazione oggi fortemente in crisi come ad esempio quello dei camerieri.

Anche secondo Andrea Perino di Confesercenti Torino la sfida più importante è quella di coinvolgere i giovani, non relegandoli a ruolo di semplici dipendenti, bensì facendoli sentire parte di un progetto che deve necessariamente partire dalla filiera delle materie prime.

Dalla Camera di Commercio di Torino Elena Schina mette in risalto come nuovamente ci sia un problema di comunicazione, per cui le imprese che utilizzano filiere locali sono molto più numerose di quelle che mettono in risalto questa policy aziendale. Secondo i dati del CNA circa il 20% delle nuove imprese si concentra nel settore degli alimenti, ma troppo spesso mancano i finanziamenti pubblici che sono tarati sulla grande industria e non sulle piccole e medie imprese.

Dalla Coldiretti Roberto Grassi mette l’accento su quello che è stato fatto negli ultimi anni con i mercati di Campagna Amica, che hanno permesso ad un grande numero di aziende agricole di raggiungere direttamente i consumatori tramite 27 mercati dedicati. Ma le aziende che hanno il tempo e le risorse da dedicare all’attività di vendita diretta sono ancora una minoranza, per questo occorre ancora lavorare sulla filiera tra artigiani e imprenditori e da questo punto di vista un ruolo cruciale è giocato anche dal CAAT, Centro Agro Alimentare di Torino.

Il direttore del CAAT Gianluca Cornelio Meglio sottolinea come quotidianamente arrivino nel centro agro alimentare prodotti di eccellenza provenienti da piccole realtà agricole locali e come sia necessario combattere la standardizzazione dell’offerta con un’attento lavoro di promozione del territorio.

Dall’università di Torino Egidio Dansero mette in risalto i progetti che da anni coordina nell’ambito universitario dedicati proprio al settore del cibo, sottolineando come siano molte le città italiane che si stanno impegnando su questo tema. Secondo Dansero però è necessario lavorare in sinergia con tutto il territorio della città metropolitana soprattutto in chiave turistica quando vengono ricercati aspetti ed esperienze che il territorio urbano per le sue peculiarità non è in grado di offrire.

Ma Torino può e deve essere molto di più che una città capitale del cibo, ma deve ambire ad essere una città di elevata qualità alimentare per tutti, ed è in questo ambito che si inserisce l’ultimo intervento della mattinata, quello di Chiara Foglietta, assessora all’ambiente e politiche del cibo della Città di Torino.

Foglietta riporta il focus sul diritto all’accesso al cibo, e potremmo aggiungere al cibo di qualità, che negli ultimi anni, complice la crisi economica conseguente alla pandemia, non è più un diritto inalienabile per molte famiglie torinesi.

Dunque promozione delle eccellenze del territorio si, ma con un occhio sempre attento alla quotidianità dei cittadini che nell’ottica di un pò tutti i relatori devono diventare (o ritornare) ad essere i protagonisti, oltre che i destinatari, del vero processo di cambiamento.

le ambassador del festival del giornalismo alimentare