A Pantelleria, il primo museo del Cappero, il re della Perla Nera del Mediterraneo è un pezzo da museo.
A Pantelleria nel 2021, è sorto il primo museo del cappero al mondo. Si tratta di un museo assolutamente originale ma anche molto piccolo, tanto da far parte di quel circuito nazionale che riunisce tutti quegli spazi museali di piccole dimensioni. Il fiore del Capperò è sicuramente uno tra i miei fiori preferiti e ora che siamo nel mese di Giugno, io ho iniziato la raccolta per le mie scorte invernali da utilizzare per le mie numerose ricette siciliane. Io utilizzo il cappero dalla caponata fino all’insalata Pantesca in numerose ricette siciliane.
L’isola di Pantelleria in Sicilia, è un’isola che emerge dal Mar Mediterraneo nelle acque del Canale di Sicilia. Recentemente Pantelleria e il Parco Nazionale hanno conquistato Forbes, tra le mete naturalistiche italiane assolutamente da non perdere. L’isola, ha una superficie di circa 84 chilometri quadrati e merita una visita soprattutto nel periodo compreso tra maggio e agosto quando si svolge la raccolta dei capperi, il prodotto pantesco per eccellenza.
antelleria, ha origini vulcaniche ed è per questo soprannominata “Perla nera del Mediterraneo “: proprio la presenza del suo terreno vulcanico e il clima particolarmente caldo e secco, ha permesso che sull’isola fosse facilitata la coltivazione della pianta del cappero. Il cappero di Pantelleria è IGP e sull’isola si coltiva la varietà Nocellara, dove il frutto è uniforme, compatto e assai profumato. Quello che mangiamo di questa pianta, come forse in molti già sapranno, non sono i frutti, che sarebbero i cucunci.
Tutta l’isola, e in particolare la parte più meridionale, quella più calda e soleggiata, sono coperte dai terrazzamenti realizzati con i muri a secco per la coltura dei capperi.
La storia della coltivazione del cappero è fortemente legata alla Sicilia, infatti oggi si coltiva solamente nelle sue isole minori, in particolare Pantelleria. La pianta del cappero infatti necessita di condizioni climatiche favorevoli, come il caldo e l’insolazione diretta di Pantelleria che, insieme al terreno di origine vulcanica, rendono quest’isola il territorio ideale per il suo sviluppo. I capperi crescono sui muri o negli spazi vuoti tra i mattoni.
A Pantelleria, il primo museo del Cappero si trova non molto distante da uno dei luoghi più belli di tutta l’isola, il Lago Specchio di Venere, famoso per i fanghi termali sui fondali e per la leggenda dove si narra che Venere facesse il bagno prima di incontrare l’amato Bacco. Io ho l’ho scoperto solo di recente, quasi un anno fa, durante la kermesse gastronomica “Il Piatto del Parco”
Il museo nasce per volere di Gabriele Lasagni del capperificio Bonomo & Giglio d’origine emiliana che ha deciso di investire su questo territorio e di diffondere i capperi di Pantelleria nel mondo.
Sull’isola di Pantelleria, lo scorso mese di Ottobre ho avuto modo di vistare il primo Museo del Cappero, allestito, in un vecchio dammuso di inizio novecento. Il piccolo museo comprende una sala espositiva ed esperienziale, una sala audiovisiva ed una sala “mostra fotografica”, tutte dedicate al cappero di Pantelleria e più in generale alla cultura agricola e contadina dell’Isola.
Anche l’esterno del museo sono presenti alcuni elementi architettonici legati alla tradizione agricola dell’isola tra cui uno “stinniture” (stenditoio per appassimento uva) ed un “furniddu“ (stufa/fornello) in pietra, che veniva utilizzato sempre per appassimento uva.
Il Museo del Cappero ha ottenuto il patrocinio della Regione Sicilia, dell’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria, del Comune di Pantelleria e della CCIAA di Trapani.
L’allestimento del museo è fatto con attrezzi agricoli antichi utilizzati dai contadini panteschi per la raccolta dei capperi e la lavorazione dei terreni, ma anche da attrezzi utilizzati fin dagli anni ‘40 del 1900 nel nostro storico capperificio.
La sala audiovisiva presenta un documentario di circa 15 minuti che racconta l’intero ciclo annuale del cappero: dalla potatura invernale delle piante fino al confezionamento del prodotto maturato a fine anno.
Le esperienze sensoriali permettono di annusare i profumi dei capperi di Pantelleria a confronto con capperi di altre origini e di toccare con mano i diversi tipi di rocce che compongono i terreni in cui i capperi mettono radici e che conferiscono alcune delle caratteristiche peculiari ai capperi stessi.
Il Museo del cappero vuole anche essere luogo di diffusione della cultura agricola dell’isola a disposizione non solo dei turisti ma anche dei giovani abitanti dell’isola per incentivare l’amore per le proprie radici e provare a contribuire ad una rinascita della vocazione agricola dell’isola.
La produzione è inevitabilmente diminuita. Negli anni Ottanta, quando il cappero di Pantelleria attraversava il suo periodo di massima notorietà, venivano prodotti circa 12mila quintali di capperi ogni anno. Di recente non sono mai stati superati i 2mila quintali. I produttori sono circa 400, dal contadino che ne raccoglie qualche chilo da solo, fino alle aziende che arrivano a produrne 80 quintali all’anno.
Il Museo del Cappero fa parte del circuito nazionale dell’Associazione Piccoli Musei Nazionali.
Il cappero di Pantelleria
Il fiore: è chiamato il fiore del tramonto perché sboccia la sera e rimane aperto tutta notte, poi coi primi caldi del mattino appassisce e muore, dando però vita al cucuncio.
Nel giugno 1996 al Cappero di Pantelleria è stato riconosciuto il marchio indicazione geografica protetta (IGP) e dal 2021 esiste anche un museo dedicato ad esso.
Quasi tutti gli abitanti dell’isola ne hanno almeno qualche pianta, anche perché non c’è nulla con cui i panteschi si identifichino di più. Ma nel tempo moltissimi hanno abbandonato questa coltivazione, perché si tratta di una delle raccolte più difficili e faticose che ci sia.
Il cappero è un arbusto con un’altezza media di 30–50 cm con dei fiori molto vistosi bianchi e rosa con punte di viola.
Tra la fine di maggio e settembre comincia la fioritura e con essa la raccolta dei bottoni fiorali non ancora aperti. I capperi, devono essere raccolti in modo tempestivo, prima dell’alba e appena germogliati. Quelli di dimensioni minori divengono, dopo la maturazione, il prodotto migliore.
Una volta raccolti vengono messi a maturare in salamoia in sale marino. La maturazione è un passaggio obbligato, allo stato fresco i capperi sono amari e di gusto sgradevole. I capperi messi a maturare nel sale marino (circa il 40% del loro peso) vi restano 10 giorni durante i quali vengono periodicamente rimescolati. Una volta scolati vengono posti nuovamente sotto sale (circa il 20% del loro peso) per altri 10 giorni. Alla fine di questo secondo passaggio sono pronti per essere consumati.
I capperi di Pantelleria IGP sono rigorosamente conservati al sale marino. Scopri come conservare i capperi sotto sale
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