A Chiaramonte Gulfi, si magnifica il porco e in occasione del Carnevale, si terrà la XLI Sagra della salsiccia.
A Chiaramonte, è divenuta famosa in tutto il mondo per la qualità dell’olio che vi si produce. Ma non si può parlare di Chiaramonte senza parlare del Carnevale, uno tra i più belli e suggestivi degli Iblei con oltre 40 anni di storia, e senza parlare di cibo. A Chiaramonte Gulfi, si magnifica il porco. Qui, già anticamente, tutte le famiglie erano abituate ad allevare i maiali, a non buttarne via niente. Da Nord a Sud, il maiale, è considerato l’ingrediente di base della cucina tradizionale contadina. Immancabile nelle tavole delle osterie non disdegna quelle più raffinate dei ristoranti stellati dove tutte le sue parti vengono interpretate in modo originale. Sono due i periodi dell’anno in cui la tradizione del maiale viene maggiormente esaltata in cucina: le due settimane che si separano dal Carnevale e nei giorni vicini alla festa di San Martino, ossia l’11 novembre.
Ogni anno, in occasione del Carnevale a Chiaramonte Gulfi, viene organizzata anche la Sagra della Salsiccia, dove quest’anno, oltre alla salsiccia alla brace, si potrà gustare anche lo spezzatino di maiale, preparata dal ristorante Majore
Chi viene in questo piccolo borgo, definita il “Balcone di Sicilia” per la posizione panoramica, con vista che va da Gela all’Etna, oltre al mare e ai monti Iblei, deve assolutamente assaggiare la tipica Costata di maiale ripiena alla Chiaramontana, di Salvatore La Terra, titolare del ristorante Majore e depositario della preziosa ricetta, ereditata dal nonno Raffaele.


A Chiaramonte Gulfi, tra le antiche e suggestive viuzze di sapore medievale, poco distante dalla piazza Duomo, si trova il ristorante Majore che dal 1896, continua una tradizione unica nell’arte di cucinare il maiale.
“Qui si magnifica il porco” si legge tra gli affreschi della saletta storica, ad opera del maestro Giovanni De Vita. Un’antica frase che riassume l’impegno costante e il rispetto delle tradizioni qui ancora, vive, nonostante siano trascorsi cento anni e il menù rimanga invariato. Nata come una rivendita e trasformatasi successivamente in una trattoria, qui il tempo sembra essersi fermato.



L’ingresso del locale, direttamente su un ampia cucina “a vista”, totalmente ristrutturata nel 2012, ci riporta indietro nel tempo, come quando la domenica, andavamo a pranzo dalla nonna e trovavamo tante pentole borbottanti sul fuoco e iniziavamo a fantasticare sui segreti che ognuna di esse, racchiudeva.



E qui, dal 1896, officia Majore, che ora, con il signor Salvatore, è alla quarta generazione. Fondata dal nonno Raffaele, erano osti ma anche produttori di semilavorati del prezioso animale. Il loro salame è tra i dieci migliori di tutta Italia, a detta di Paolo Massobrio, noto scrittore e giornalista gastronomico. Di un colore rosso rubino che contrasta con il grasso bianco del maiale, è realizzato con i tagli ultra nobili dell’animale, coscia e pancetta, di maiali accuratamente selezionati. Aromatizzato solo con del pepe nero e stagionato 45 giorni, viene servito tra gli antipasti della casa, imperdibili insieme alla gelatina, preparata con le sole parti nobili del maiale, dalla consistenza cremosa e dal sapore delicato, ai ravioli di ricotta, e al risotto alla Majore.
Nel 1996 il locale è entrato a far parte dell’associazione Locali Storici d’Italia, sotto il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Tra i più importanti ricevuti c’è anche il premio insignito dall’Accademia Italiana della Cucina, il “Giovanni Nuvoletti”
Paolo Massobrio, ideatore del premio “Golosario”, ha premiato Majore nel 2011, come uno dei tre migliori locali italiani per la categoria ristoranti della tradizione.
Majore è un luogo di culto, un locale storico italiano, in cui da sempre si propone imperturbabile lo stesso rito di pietanze. Il menù è pressocchè invariato da oltre cento anni. Anche se da parecchi anni si definiscono “ristorante”, a me piace ancora pensare a questo posto come alla trattoria storica in cui, dal 1896, “si magnifica il porco”.
Nel 1985 il New York Times gli ha dedicato una pagina intera, I turisti arrivano dal Brasile, dal Canada, dal Giappone e da ogni parte del mondo per mangiare dai Majore, la trattoria che declina la cucina tradizionale in una teoria di piatti in cui la carne del maiale, si esalta con semplicità e grande gusto. Perché chi scegliere di mangiare qui, lo fa per magnificare il porco in tutte le sue sfaccettature.