Ingredienti:
una ventina di code di gamberi
un calamaro piuttosto grande tagliato ad anelli (ciondoi)
8 moeche (piccoli granchietti tipici laguna veneziana pescati nel momento della muta)
4 barboni (piccole triglie di fango)
q.b. di farina 00
un cucchiaio di farina da polenta
q.b. di olio di semi di arachide
sale fino
Pulire, togliere il carapace e il filino nero ai gamberi lavarli e lavarli.
Pulire e lavare le trigliette.
Sciacquare abbondantemente le moeche e gli anelli di calamaro.
Asciugare con cura tutto il pesce usando carta da cucina e infarinarlo nelle 2 farine mescolate assieme.
Scaldare abbondante olio di semi di arachide portandolo alla temperatura di 170° circa e tuffarvi il pesce (un tipo per volta). Friggere per pochi minuti, scolandolo dopo la doratura su carta assorbente e tenendolo al caldo fino a completamento dell’operazione.
Cospargere di sale fino e servire accompagnato da verdura fresca.
[avatar user=”eleme” size=”thumbnail” align=”center” link=”attachment”]Semplicità e tradizione in tavola[/avatar]
È proprio una magnifica frittura (che io avrei arricchito -per mio gusto personale- con alcune seppioline). La sto guardando e mi viene l’acquolina in bocca.
La compagnia di qualche amico, un bel piattino caldo di frittura ed un calice di prosecco, sicuramente soddisfano il palato (e secondo me anche l’animo).
Complimenti.
Carlo, adesso non è stagione di seppioline, ma appena arrivano…..
Questo piatto è un vero piacere della vista ma soprattutto del palato. Mi è venuta l’acquolina in bocca. Meglio cambiar pagina.
Grazie Carlo, cambia pagina, troverai qualcos’altro!