Questa dei sanacchiudere è una ricetta tipica tarantina, che le massaie preparano giorni prima del Natale. La mia ricetta prevede che poi vengano tuffati nel miele, ma potete anche immergerli nel vincotto di mele cotogne
Ci sono due leggende su questi dolci:
la prima racconta che la mamma di una famiglia molto povera, un giorno, avvicinandosi il periodo delle feste, per accontentare i suoi bambini, preparò un dolce con i pochi ingredienti che aveva a disposizione. Dapprima impastò la farina con l’acqua, un po’ di olio e dell’aroma di arancia e poi, una volta tagliato l’impasto a pezzi molto piccoli, li mise a friggere. Prese poi le piccole palline fritte e le immerse nel miele, riponendo il dolce completato nella credenza. I bambini, incuriositi e golosi, lo assaggiarono mangiando una pallina dopo l’altra finché la mamma, temendo che il marito di ritorno dal lavoro non li avrebbe mai assaggiati, li mise sotto chiave esclamando: “Chiste s’hanne a cchiudere pe le fa acchià à attanete” (Questi si devono chiudere per farli mangiare a vostro padre).
Un’altra versione di questa storia attribuisce il significato del nome al fatto che la mamma, per calmare i bambini, disse loro che quei dolci, che erano ancora un po’ aperti, potevano essere mangiati solo a Natale perché… s’hanne a cchiudere!
Da qui nascono questi semplici ma deliziosi dolcetti…uno tira l’altro.
Sanacchiudere
Ingredienti:
1 Kg. di farina “00”
250g. olio evo
1 lievito di birra
un pizzico di sale
2 uova
vino bianco tiepido
Inoltre:
1kg. di miele millefiori
olio di semi di arachidi per friggere
confettini di zucchero
Preparazione:
fare una fontana con la farina, e mettere al centro le uova e il lievito e cominciare ad amalgamare, quindi l’olio e il sale. Continuare a impastare, quindi aggiungere pian piano il vino bianco tiepido, fino ad ottenere un impasto elastico e non appiccicoso.
Quindi prendere un pò di impasto e cominciare a fare dei serpentini; da qui ricavare tanti piccoli tocchetti, che rotolerete o sullo strumento che si usa per rigare gli gnocchi o sul retro di una forchetta.
Friggere questi tocchetti (sanacchiudere), in abbondante olio caldo.
A parte riscaldare il miele con mezzo bicchiere di acqua. Versarlo sui dolcetti e mescolare. Una volta freddi, cospargere con confettini colorati.
Ecco come li ho confezionati
Mia mamma da buona napoletana li chiamava “struffoli”…..le tradizioni di casa nostra portano a bei ricordi…:-))
buoniiii!!!
Mmmmmmhhhhhh!!!! Che bontàààà!
Che bella ricetta! E’ bello conoscere anche la storia di come nasce il nome di un piatto, grazie!
Ciao 🙂
che buoni,non ne avevo mai sentito parlare!!!!bravissime
bellissimi i tuoi dolcetti e come li hai confezionati bene!Mi piace molto la prima leggenda relativa a questo dolce,devono essere squisiti
non ne avevo mai sentito parlare quindi tanto meno li ho provati…complimenti per la ricettina!!!
gli struffoli napoletani 🙂 ricetta classica delle feste natalizie! piacciono tantissimo e uno tira l’altro peggio delle ciliegie!! buoniiii! non sapevo si chiamassero così da voi 🙂 ciaoo!
Bravissima!!!!
Buonissimi! Grazie per le leggende, davvero carine ed interessanti. a presto, Babi
Simpatiche entrambe le versioni della derivazione del nome. Grazie per la ricetta!