Tigelle o crescentine

Tigelle o crescentine

Le tigelle o crescentine sono una specialità dell’Appennino modenese, piccole focaccine soffici che ben si accompagnano a salumi e formaggi, alle verdure ma poiché hanno un gusto neutro sono ottime anche con confetture di frutta e crema di nocciole. E se volete gustarle nel modo più tradizionale preparate il pesto modenese con lardo, aglio e rosmarino, tutto tritato finemente a creare una crema (la ricetta la trovate QUI). Le tigelle o crescentine calde vengono tagliate a metà, farcite con il pesto, lasciate riposare un minuto e poi gustate. Il calore scioglierà il pesto e si sprigioneranno sapori e profumi: che bontà! Per cuocere le tigelle o crescentine si trovano in commercio degli appositi stampi in alluminio con la tipica decorazione a fiore che si stampa sulla pasta durante la cottura, ma si può utilizzare tranquillamente una padella antiaderente cercando di dare e di tenere la forma rotonda. Io ho una piastra elettrica a 5 posti e la ricetta delle tigelle è quella che ho trovato sul manuale di istruzioni del produttore.

Tigelle o crescentine Cucina vista mare

Ingredienti

500 g di farina

80 g di strutto

1 cucchiaino di sale

25 g di lievito di birra

200 ml di acqua

1 cucchiaino di zucchero

Sbriciolare il lievito di birra, aggiungere lo zucchero e un pochino di acqua tiepida a ricoprire il tutto. Mescolare per sciogliere il lievito e lasciar riposare pochi minuti, fino a che si formerà la schiuma in superficie. Sciogliere il sale nel resto dell’acqua tiepida. In una ciotola versare la farina, praticare un buco al centro e versarvi lo strutto e il lievito. Iniziare a raccogliere la farina poi aggiungere poca alla volta il resto dell’acqua e lavorare per ottenere un impasto liscio ed elastico. Sistemarlo in una ciotola infarinata, coprire con uno strofinaccio pulito e lasciar lievitare in luogo tiepido al riparo da correnti d’aria per almeno un’ora. Quando l’impasto sarà pronto, stenderlo con un mattarello in una sfoglia sottile tra i due e i tre millimetri di spessore  e ricavare dei dischi con un coppapasta da dieci centimetri. Scaldare la piastra per tigelle o una padella antiaderente poi ungere l’interno con un pochino di lardo, posizionarvi i dischi di impasto e cuocerli per otto minuti girandoli più volte. Tagliare le tigelle a metà, farcirle a piacere e servirle subito ben calde. Questa è la ricetta originale ma io l’ho adattata un po’ e vi lascio anche le mie modifiche: non ho usato il lievito di birra fresco ma una bustina di quello secco. Per preparare l’impasto ho inserito tutto all’interno della ciotola dell’impastatrice in quest’ordine: acqua (non tutta perché a seconda dell’umidità della farina potrebbe non essere necessaria tutta), sale, strutto, farina, zucchero e la bustina di lievito. Ho azionato la macchina e ho lasciato impastare aggiungendo poi il resto dell’acqua. Ho steso l’impasto e ho tagliato i miei dischi con un coppapasta da otto centimetri per poterle inserire all’interno delle cavità della mia piastra elettrica. Le tigelle si conservano per un paio di giorni ben chiuse in un sacchetto. Si possono congelare e in questo caso durano tre mesi ma una volta scongelate vanno consumate subito. Si possono scaldare in forno ma non troppo o seccheranno.

Se la ricetta vi è piaciuta vi aspetto sulla pagina FACEBOOK dove potrete restare aggiornati con la pubblicazione dei nuovi post!

Curiosità

Tigelle o crescentine? Tigelle è il nome degli stampi di terracotta che in passato venivano utilizzati per cuocerle. Erano dischi di terracotta: l’argilla pura prelevata in profondità nei castagneti, veniva poi mescolata con la terra refrattaria e l’acqua e si formavano i dischi che venivano cotti nella cenere ardente. Le tigelle si scaldavano nel fuoco del camino, si prendevano con una molla e vi si metteva sopra una crescentina, un paio di foglie di castagno, un’altra crescentina e via così a formare una torretta e si aspettava la cottura tutti intorno al fuoco. Inoltre il nome varia a seconda della zona e di come le si prepara. Le tigelle, a Modena sono le focaccine che prendono il nome dallo strumento in cui vengono cotte e vengono dette anche crescentine. Mentre le crescentine o crescente a Bologna, lo gnocco fritto a Reggio Emilia e il pinzino a Ferrara hanno un impasto simile a quello della pizza che viene fritta e si accompagna ad affettati, squacquerone e stracchino. Fonte delle informazioni QUI, QUI e QUI.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.