Peposo dell’Impruneta

Il peposo dell’Impruneta è un secondo piatto tradizionale fiorentino: uno stufato di manzo saporito e corposo, cotto a lungo nel vino Chianti e arricchito con pepe in grani. Come per la maggior parte delle ricette regionali le versioni sono più di una: ogni famiglia, ogni cuoco ha la sua e ciò rende difficile riuscire a capire quale sia davvero la ricetta originale. Qualcuno mette l’aglio, altri aggiungono rosmarino, salvia e alloro o sedano e carote ed è possibile trovare ricette che prevedono l’utilizzo di “un poco di conserva” (dunque della passata di pomodoro che però all’epoca non era ancora arrivato in Italia). Probabilmente il moderno peposo dell’Impruneta somiglia più a uno stracotto che all’originale ricetta dei fornacini. Per questo ho scelto la ricetta del disciplinare (carne di manzo allevato in Toscana, pepe in grani, vino Chianti, sale e aglio opzionale) per preparare il peposo dell’Impruneta: semplice e gustoso. Una ricetta antica che ben si adatta alla cottura lenta nella slow cooker. Venite in cucina con me!

Peposo dell'Impruneta Cucina vista mare
  • DifficoltàBassa
  • CostoMedio
  • Tempo di preparazione30 Minuti
  • Tempo di cottura4 Ore 30 Minuti
  • Porzioni4 persone
  • Metodo di cotturaAltro
  • CucinaRegionale Italiana

Ingredienti

  • 1 kgmanzo (muscolo o guancia)
  • 12 gpepe in grani
  • 240 gChianti classico
  • 6 gsale

Preparazione

  1. Tagliare la carne a spezzatino facendo dei tocchetti non troppo piccoli perché con la lunga cottura ritirano.

    Rosolare in padella la carne nel suo grasso senza aggiungere olio. Poi unire il vino (assolutamente un Chianti classico), il pepe in grani (l’aglio se decidete di utilizzarlo) e il sale.

    Trasferire la carne all’interno della slow cooker e cuocere per 4 ore e 30 minuti su HIGH.

    Al termine della cottura la carne risulterà ben cotta e molto morbida. Servire calda con pane toscano tostato.

Note

Per il pepe procedete a gusti tra i 10 e i 15 grammi andrà benissimo.

Per la cottura in forno: la ricetta originale del disciplinare prevede che si scaldi il forno qualche ora prima e che si cuocia il peposo per 3/4 ore finché la carne non diventa una crema. Il pepe può essere inserito all’interno di un sacchetto di garza da eliminare prima di servire in tavola. Io ho preferito lasciarlo libero poiché non risulta fastidioso da accantonare.

Per la cottura in slow cooker i liquidi si dimezzano perciò se decidete di cuocere il peposo in forno dovrete aumentare un pochino la quantità di vino.

La mia slow cooker.

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Curiosità

Il peposo dell’Impruneta chiamato anche peposo alla fornacina o peposo dei fornacini ha una storia singolare. E’ tipico di Impruneta un grazioso paese a quindici chilometri da Firenze, dove si produceva, e si produce ancora oggi il cotto utilizzato per vasi, orci e tegole. I fornacini (gli addetti alla fornace) usavano mettere questa carne in pentole di coccio all’imboccatura delle fornaci dove venivano cotti i mattoni così che cuocesse molto lentamente. L’utilizzo di abbondante pepe era necessario per coprire il sapore della carne non sempre freschissima: ricordiamo infatti che al tempo c’erano problemi di conservazione. Ma si racconta che la storia del peposo si incroci con quella della famosa cupola del Brunelleschi del Duomo di Firenze. Durante la costruzione della cupola il Brunelleschi dovette affrontare un po’ di difficoltà, compresa quella della pausa pranzo degli operai che perdevano tempo scendendo e poi risalendo dalle alte impalcature per recarsi a mangiare nelle osterie e spesso tornavano anche un po’ brilli. L’idea per ovviare al problema gli venne proprio durante una visita all’Impruneta dove appunto si producevano le tegole per la copertura della cupola. Dunque con furbizia allestì la mensa sulle impalcature facendo arrivare il peposo dall’Impruneta insieme ai mattoni. In tal modo gli operai non dovevano più scendere giù con un notevole risparmio di tempo. Ma si racconta pure di una sorta di sciopero degli operai a motivo di paga misera e pasti insoddisfacenti. Dunque il Brunelleschi prese in mano la situazione, raccolse dai macellai un po’ di scarti, ne coprì l’odore pungente con il pepe e riuscì a sfamare gli operai che soddisfatti tornarono a lavoro. Che sia vero o no poco importa quel che conta è che la ricetta sia giunta fino a noi!

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