I pupurati al mosto cotto

Verso la fine di Ottobre è usanza nel mio paese preparare i pupurati al mosto cotto, ‘pupurèt’ in dialetto,  per il 2 Novembre giorno della commemorazione dei defunti, a base di cacao, mosto cotto, mandorle e spezie quali cannella e chiodi di garofano, croccanti fuori e morbidi dentro.
Non vi dico il profumo che si spande per casa e per le strade dato che si fanno in quasi tutte le case, panetterie ecc..profumo che in casa dura per giorni e giorni.
E sono uno tira l’altro!!
Ricordo che da bambina, quando mia madre li preparava in quantità ‘industriale’ senza alcuna impastatrice, io e le mie sorelle non aspettavamo neanche che si raffreddassero, tanto era il desiderio di mangiarli! E oggi avviene praticamente lo stesso in casa mia!
Negli anni, come spesso accade, la ricetta originale è stata un po’ cambiata ma io mi attengo rigorosamente alla ricetta della tradizione che da sempre fa mia madre e prima di lei mia nonna.
Ecco come fare i pupurati al mosto cotto della tradizione di casa mia! Tutti i miei biscotti qui

  • DifficoltàFacile
  • CostoMedio
  • Tempo di preparazione50 Minuti
  • Tempo di cottura15 Minuti
  • Porzioni2/3 teglie
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaItaliana
  • StagionalitàAutunno

Ingredienti per 2/3 teglie

I pupurati al mosto cotto

1 kg farina tipo 1 (oppure 00)
4 uova (medie)
300 g zucchero
150 g olio di oliva
150 g vino cotto (mosto)
250 g cacao amaro in polvere
Mezza bustina chiodi di garofano
Mezza bustina cannella in polvere (o poco più)
300 g mandorle (con la pelle tostate e tritate grossolanamente)
1 bustina lievito in polvere per dolci
scorza di mandarino (o arancia grattugiata)
50 g latte (da usare se l’impasto è duro)

Strumenti

Spianatoia
oppure Planetaria

Preparazione dei pupurati al mosto cotto

Versione impasto con planetaria

 -Mettere le mandorle nella teglia da forno e abbrustolirle con la funzione grill per qualche minuto e non appena fredde, tritarle grossolanamente, mettendole tra due canovacci e passandoci sopra con una certa pressione il mattarello o una bottiglia (metodo antico) .. il batticarne.

– Setacciare in una capace bacinella, la farina, il lievito per dolci, le spezie e il cacao; mescolare affinché si mischino tra loro e mettere da parte.

– Versare nella bacinella della planetaria, le uova con lo zucchero, poi unire l’olio, il mosto cotto e iniziare a mescolare; quando il composto diventa granuloso, aggiungere il latte.

– Quando la pasta inizia a compattare, aggiungere la scorza del mandarino e le mandorle tritate precedentemente (o le gocce di cioccolato pari peso delle mandorle)

– Stendere la pasta (non occorre riposo) e con la rotella dentellata, creare i rombi. (in foto impasto con le gocce di cioccolato).

– Adagiare i pupurati sulle teglie ricoperte di carta forno o tappetini microforati e cuocere in forno caldo a 180°C per 15′ circa.

Versione con la spianatoia

– Sulla spianatoia fare la fontana con la farina setacciata, e il cacao e mettere al centro le uova, l’olio, le spezie e la buccia grattugiata di agrume, il mosto cotto, lo zucchero e il lievito e con olio di gomito iniziare ad impastare aggiungendo se necessario poco latte.

– Inserire le mandorle tritate e finire l’impasto che dovrà comunque risultare liscio e lucido.

– Stendere l’impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e con la rotella dentellata formare dei rombi oppure, formando dei cilindri spessi un dito, fare dei taralli.

– La cottura è sempre in forno caldo a 180° per 15′ circa.

Consigli:

Nella versione senza mandorle, sostituire pari peso con gocce di cioccolato.

Potrebbe servire poco latte, (circa 50 g) nel caso in cui le uova fossero piccole o per via del poco assorbimento della farina.

Conservazione:

Si conservano in una scatola di latta o contenitore ermetico per molto tempo.

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5 Risposte a “I pupurati al mosto cotto”

  1. Tipici dolci di San Nicandro riconosciuti dal CNA di Foggia. Si preparano con miele di fichi e non con vino cotto. Non sono assolutamente originari di San Severo.

  2. Forse è la variante negli ingredienti che fa si che siano originari di un paese piuttosto che di un altro. Mia nonna e prima di lei, sua madre li faceva così … Questo accade spesso tra paesi limitrofi … L'importante è che siano buoni e che manteniamo le tradizioni 🙂

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