Tarme della pasta come debellarle definitivamente. Ongi tanto ci ritroviamo nei contenitori della pasta o altri alimenti le famose “farfalline” o tarme della pasta, che diciamola tutta suscitano un senso di ribrezzo e di conseguenza buttiamo l’alimento infestato, La Cucina Italiana ha esposto delle domande al riguardo alla ricercatrice Luana Izzo di Chimica degli Alimenti presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, la quale ha così risposto.
Cosa sono le tarme della pasta?
«Sono le tarme delle pasta o “tignole fasciate del grano”. Il nome scientifico è “Plodia interpunctella”. Sono lepidotteri e quindi hanno un ciclo vitale caratterizzato da quattro stadi: produzione di uova, larva, crisalide e forma adulta. Quest’ultima è la forma che talvolta si trova nella pasta. La femmina depone dalle 100 alle 400 uova che sono più piccole di 0,5 mm, che in meno di due settimane, in base alla temperatura, portano alla formazione di larve vitali fino a dieci mesi. Va detto subito: debellarle non è facile, è più facile prevenire».
Le farfalline o tarme nella pasta sono pericolose?
«No, non producono sostanze pericolose per la nostra salute: non sono dei parassiti dell’uomo. E la quantità che può essere presente nella pasta è talmente risibile che anche l’eventualità di una reazione allergica è decisamente remota. Il problema è la sensazione di disgusto che possono provocare».
Da cosa dipende la presenza delle farfalline nella pasta?
«Questi insetti possono essere nei silos del grano, dove depositano le uova che rimangono vitali durante tutte le fasi della lavorazione fino alla produzione finale. Dato che nella lavorazione della pasta non si raggiungono temperature abbastanza elevate (ovvero 75 gradi, il massimo per preservare le qualità organolettiche e nutrizionali della pasta, ndr), le larve talvolta non vengono completamente distrutte, e quindi possono sopravvivere».
Come fanno a sopravvivere nella dispensa, le farfalline della pasta?
«Il caldo è senz’altro un fattore influente per la contaminazione, così come l’umidità, tipiche di un ambiente come la cucina».
Si possono formare anche in altri alimenti?
«Certo, le larve prodotte dalla tignola fasciata del grano sono in grado di infestare oltre alla pasta anche altri alimenti come frutta secca, cereali, cariossidi di cereali, semole, riso, biscotti secchi, semi, spezie e vegetali essiccati».
Come si fa a eliminarle definitivamente?
«Anzitutto si previene: si fa un’accurata disinfezione della dispensa periodicamente, si separano tra loro riso, pasta e pacchi di farine e possibilmente si cerca di non aprire contemporaneamente tanti formati diversi di pasta. Sarebbe opportuno utilizzare contenitori con chiusura ermetica che non lasciano spazio alle invasioni. Talvolta, se hanno già invaso la dispensa, potrebbe essere utile utilizzare le trappole a base di ferormoni, che liberano sostanze non tossiche per l’uomo, ma in grado di attrarre le farfalline. Sono efficaci anche le foglia di alloro, in grado di allontanarle grazie all’odore aromatico caratteristico. Le tarme non amano odori forti come gli oli essenziali di agrumi o di menta e l’aceto (che per questo – aggiungiamo noi – potrebbe essere il miglior detergente naturale per pulire la dispensa, anche nella fase “preventiva”)».
Se ci sono le farfalline la pasta (o gli altri cibi) va buttata via o si può ancora mangiare?
«Non c’è pericolo, quindi si possono mangiare. Resta la barriera culturale: in Italia non siamo abituati a mangiare insetti, ma in altre parti del mondo è consuetudine. Inoltre l’Unione Europea ha inserito il Tenebrio molitor, tarma della farina, tra i “novel food” e questo piccolo coleottero è entrato a far parte della lista degli alimenti di cui è possibile il consumo».
Fonte: lacucinaitaliana.it
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