Pasta al tarassaco

Luciano Tajoli – Fiorin fiorello

ormai questo è diventato uno degli ingredienti più gettonati del momento..

l’abbiamo messo in insalata, nella frittata… come non fare una pasta…

  •  400 gr pasta
  • una confezione panna da cucina
  • 1 confezione di prosciutto a dadini
  • tarassaco
  • sale
  • olio

Tritare grossolanamente il tarassaco, e unirlo al prosciutto già passato in padella con l’olio, unire la panna e el sale.

(volendo potete aggiungere al sughetto anche del formaggio, come fontina, scamorza…ma io la prefresico così).

Tito

Dopo un viaggio in Trentino, quella che era nata come una ninna nanna per la bambina del futuro autore di ‘Papaveri e papere’ si trasformò gradualmente, dopo qualche passeggiata nella campagna che circondava Trento, in un quadretto che, come dice il Dizionario della Canzone Italiana (elleu multimedia), “nasceva negli anni della disillusione contadina, e si proponeva di raccontare come il deludente impatto con la città, da parte di chi abbandonava la campagna, provocasse nella maggior parte dei casi la nostalgia per quel paradiso perduto”.
In pratica, il ricco filone cui appartenevano anche ‘Reginella campagnola’, ‘Campane’, ‘Amor di pastorello’, ‘Rosabella del Molise’, ‘Se vuoi goder la vita’. Infatti, mentre in quel periodo brani come ‘La piccinina’ o ‘La gelosia non è più di moda’, firmati da Mario Panzeri, rappresentavano un’adesione entusiasta allo stile di vita moderno e metropolitano, il regime fascista incoraggiava gli autori a celebrare quei valori rurali che in quel momento erano in sintonia con le direttive del periodo autarchico. L’idea di fondo era che la vita in città non era sana, e l’Italia aveva bisogno di gente che lavorava la terra, resistendo ai modelli anglosassoni – specialmente quelli femminili: donne il meno possibile emancipate, comprese nei ruoli di contadine, mogli e madri. Mascheroni e Peppino Mendes all’epoca non erano certo tra gli oppositori del governo, visto che avevano da poco pubblicato la fieramente fascista ‘Indovinalo un po” e l’apologia (un po’ scollacciata) del colonialismo ‘Ziki-paki Ziki-pu’ (curiosamente, negli anni ’50 il comune amore per i ‘nonsense’ e le canzoni leggere portò Mascheroni a collaborare proprio con colui che più volte fu accusato di scrivere le canzoni della ‘fronda’ antifasciste, Mario Panzeri: i due firmarono ‘Casetta in Canadà’ e ‘Papaveri e papere’).

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