Che questo di Gingerbread sia l’ennesimo blog di cucina? Può darsi..
Una valida terapia per il recupero cognitivo per la sottoscritta? Certamente.
Per me cucinare è stata prima una scoperta, divenuta poi passione fomentata da fantasia, creatività e un po’ di ardimento, ma soprattutto dall’Amore di Dare. Sì, Dare: piacere, gusto, sollievo, sorpresa, soddisfazione..tanto. Tutto. Tutto ciò che Gingerbread può Dare, lo dà con il Cuore. Perchè ciò che fai con il Cuore, lo fai ancora meglio 🙂
Quanto segue è un viaggio che parte dal giorno in cui ho deciso di aprire questo Blog, con la presentazione che feci per presentarmi a voi tutti e prosegue con un aggiornamento dei due successivi anni, con un evento che mi ha segnata in ogni senso, cambiando i miei “punti di vista”, un po’ i gusti ed anche il carattere; sono più “insofferente” e combattiva, ora che ho sfiorato l’aldilà per un soffio.. Sono stanca, questo sì, ma ringraziando il Cielo, i medici che mi stanno seguendo, la mia famiglia, il mio Grande Amore Luigi e la mia testardaggine, SONO ANCORA QUI, aggrappata a questa Vita ed alla mia più grande passione, la Cucina.
Un post un po’ lungo, questo; se vi va, accomodatevi sul divano e leggetemi: io sono qui..
BUONA LETTURA.
5 Luglio 2011 – Gli inizi di Gingerbread
..SCRISSI..
Sperimentare.
Rivisitare.
Cucinare.
Creare.
E’ un po’ come dare la vita, senza paragoni di alto rango..
Ciao a tutti, mi sono finalmente decisa ad approdare anche io nel mondo GialloZafferano, dopo mesi e mesi di continua presenza incognita fra le pagine del sito..
Il mio rapporto con la cucina è iniziato all’età di 20 anni quando, lasciato il nido di casetta mia (e quindi pure l’ottima cucina di mamma e papà), per frequentare l’università, mi sono ritrovata a condividere un appartamento a Venezia con altre 4 ragazze: Elisa, Jessica, Silvia e Lucia.
Ero timidissima, data la mia adolescenza trascorsa tra studio, casa e niente altro.. Non sapevo come rapportarmi al mondo e certo Venezia non è proprio un luogo “normale”, dove stabilirsi e conoscere il mondo al di fuori della campana di vetro sotto la quale si è stati per vent’anni..
Non è stato semplice integrarmi con le mie compagne di studio. Hanno avuto pazienza, sono state delle ottime amiche, poi. Ed i momenti in cui ci si ritrovava attorno alla tavola apparecchiata o di fronte ad un bicchiere di buon vino ecco, in quei momenti mi sentivo bene, provavo sempre un forte piacere all’altezza del cuore. E sicuramente non era per le porcherie che ci ritrovavamo nei piatti..
Ammetto che ogni volta lasciavo casa dei miei con zaino per vestiti e mega trolley colmo di ogni delizia, ma le bocche affamate ed assatanate delle mie coinquiline erano velocissime a riempirsi e quindi a finire tutto quanto!! Che poi, fossimo state davvero solo in cinque… Quella casa era un porto di mare.. Ogni giorno non mancavano orde di amici di questa o quella, che magari si fermavano pure a pranzo o a cena e poi nei fine settimana, a turno, arrivavano i fidanzati.
Ecco. Appunto. Il mio fidanzatino di allora, non aveva mai modo di assaggiare nulla di ciò che portavo da casa mia, Rimini ed eravamo sempre costretti a mangiare schifezze in giro per la città. Aggiunto poi il fatto che, al termine delle scorte, si andava per giorni a minestre e zuppe liofilizzate, beh… vi lascio solo immaginare quali dolori!!!
Sicché un giorno mi sono decisa e mi sono posta una sfida: preparare quello che poi è diventato uno dei miei piatti forti, le 4P. Di cosa si tratta? Beh, di Pollo, Panna, Peperoni e Porri!! Un piatto inventato al momento, proprio per il mio fidanzatino che, giunto a trovarmi, è rimasto stupito ed entusiasta di questa mia prima creazione.
Mamma mia.. sono passati 16 anni da allora.. ed ancora ricordo quanto mi tremassero le mani, mentre affettavo i porri, scolavo i peperoni sottaceto, rosolavo i pezzi di pollo, preparavo il brodo di verdure, mentre gli ingredienti si fondevano tra di essi ed un gustosissimo profumo si spandeva per la cucina.. e tutto come se lo avessi fatto da sempre, con molta attenzione, ma estrerma naturalezza. Tremavo sì, ma di piacere e stupore.
Quello stupore che si prova quando si scopre di avere finalmente qualcosa tra le mani che ti permette di comunicare senza usare le parole, di uscire dal guscio della timidezza e dire “ehi, gente! qui ci sono anche io e guardate cosa so fare!”
Le 4P divennero il piatto di “Gattabuia”, così si chiamava quell’appartamentino buio e stretto tra le calli veneziane. E da questo piatto trassi spunto per altri esperimenti, sempre improvvisati (scordiamoci internet, ancora) e sempre con il pollo come ingrendiente base: pollo al curry, ricetta altrettanto rivisitata con aggiunta di banane, cocco, zucchine e gamberetti, pollo alla grappa, pollo ripieno alle mele, pollo arrosto con patate, pollo alla birra…. Mangiammo veramente pollo in tutte le salse per no so quanto tempo!
Ma mi cimentai anche in primi piatti, da prima semplici, poi sempre più “studiati” e costruiti, ottenendo altrettanti successi anche tra gli amici delle mie coinquiline.. ma Gingerbread era ancora lontana.
Il tempo trascorse fra studio e cucina, il mio fidanzatino divenne ex ed un giorno di novembre del 1996 vennero a trovare Jessica due suoi amici, Gigi ed Ivan. Tutta la compagnia uscì, incluse le ragazze ed io rimasi sola in casa, l’unico posto che mi faceva sentire al sicuro, protetta fra le sue mura mezze incrostate. Decisi di fare loro un regalo: una sacher torte, la mia prima sacher torte.
Ricordo che mescolai tutti gli ingredienti con inaspettata certezza, servendomi del bel cucchiaio di legno regalatomi da Silvia, la quale me lo diede dicendomi “Ricorda Sara: una torta viene tanto più soffice, quanto più tu l’accarezzi con il legno. L’impasto va massaggiato con delicatezza e mi raccomando, gli albumi vanno amalgamati lentamente, dal basso verso l’alto e con movimento rotatorio”. Lo feci. Lo faccio tuttora.
Andai a dormire, lasciando la torta ancora tiepida sul tavolo ed un biglietto “questa è per voi, bentornati!”. Alle 3 del mattino mi bussarono alla porta: era uno degli amici di Jessica che, aperta la porta, mi disse solo: “Sei stupenda” e se ne andò a dormire.
Per circa quattro anni fummo una bellissima coppia. Ed in questi anni continuai a fare pratica su vecchi e nuovi amici, conquistando cuori e palati e mettendo la mia anima in ogni mio piatto, per ognuno di loro. Non importava cosa cucinassi né come fosse il piatto: anche un semplice ragù godeva dei migliori commenti, quasi avessi stregato i miei commensali.
Invece, non avevo stregato proprio nessuno. Mi resi conto che, finalmente, avevo anche io degli amici che mi apprezzavano per ciò che ero e che amavano la mia cucina, perché era “proprio lo specchio della mia anima e del mio umore del momento”, così mi dissero.
Sebbene romagnola, dopo gli studi sono rimasta in Veneto. Mi ero innamorata dei suoi colori e odori, della sua costa, dei suoi sapori… Passai da Venezia alla provincia di Treviso, dove trovai lavoro e restai sino ad ottobre 2009. E Gingerbread stava prendendo vita..
Tra un lavoro come commessa, poi impiegata ed anche barista e aiuto cuoca in un piccolo bistrò, ho avuto piccole occasioni per dare sfogo alla mia creatività: mi sono inventata “cuochina a domicilio” per passione e solo per le amiche o amiche di amiche. Quando avevano necessità di organizzare pranzi, cene, feste in genere, mi contattavano ed io ero già pronta con mille idee in testa. Proponevo loro alcune possibili variazioni, stilavo il menù, la lista della spesa e poi andavo ad acquistare i prodotti, trasferendomi a casa loro con metà della mia cucina in valigia. Mi mettevo all’opera e alla fine di tutto ripulivo e giravo i tacchi verso casa.
Altre volte, mi sono ritrovata alle 2 di notte ancora a farcire piadine e tramezzini mentre più di 80 persone mangiavano, bevevano, ballavano e facevano festa. Sì, nell’appartamento di fianco al mio: una festa che coinvolse (per evitare fastidi) amici e…. condomini!!
Quella notte capii che i grandi numeri non mi spaventavano. Andai a letto distrutta, ma felice e pienamente soddisfatta: GINGERBREAD era nata.
Marzo 2012
..PROSEGUII SCRIVENDO..
I questi lunghi anni molte cose sono cambiate: ho cambiato città, posti di lavoro, amicizie, case, abitudini e gusti, ma non ho mai cambiato le mie passioni, che sono sempre state e sempre rimarranno il buon cibo ed il buon vino, in buona compagnia. Raramente ho scritto le mie ricette su carta, tanto meno l’ho fatto via web. Ho comunque centinaia di articoli raccolti in anni e anni di sperimentazioni; articoli che conservo e che per la maggior parte non ho mai provato.. Sinceramente, ho sempre lavorato di testa ed è qui che serbo tutto il mio piccolo/grande sapere.
Ed il bello è, che nemmeno io so quale sia, perché ancora oggi, a 36 anni, mi ritrovo a sperimentare, rivisitare, cucinare, creare piatti che mai ho fatto prima.
Grazie, Amore mio.. sei sempre la mia più bella e grande fonte di ispirazione!!
E’ proprio vero: cucinare è Vita! Già, quella Vita che ho rischiato di perdere, che ABBIAMO rischiato di perdere, Luigi,Vita Mia..
25 gennaio 2013
..SCRIVO..
Un rientro in moto da casa dei miei genitori, Riccione, a casa nostra, Lecco. Il traffico autostradale intenso del rientro dal weekend della “Notte Rosa”, 8 luglio 2012. Il sole ancora alto, alle 19.30.
Poi i volti dei miei genitori, mio padre a sinistra, mia madre a destra, che mi accarezzano la testa e mi chiamano “Amore mio”. Il nulla.
L’immagine sfuocata dei medici in Pronto Soccorso. Il freddo. Il dolore incoscio delle ferite sedato dalla morfina e dall’intontimento. Confusione, vuoto direi.
Poi quella domanda, la prima cosa che ricordo chiaramente, mentre dopo 5 giorni di coma, dalla rianimazione mi portavano in stanza: “E Luigi?”. “Sta bene”, mi dissero. “Giura”, risposi all’infermiera, puntandole il dito.
Sì, grazie al Cielo e a tutti i nostri Angeli, Santi e Nonni, stiamo bene.
Sono quasi trascorsi 7 mesi, ancora siamo presi con terapie di vario genere atte a sistemare le varie rotture di ossa che abbiamo avuto. Lui più di me.
Io ho battuto la testa, ho avuto una crisi epilettica sull’asfalto, ho rotto qualche osso qua e là, ma il danno più ingente l’ho avuto proprio alla testa. Un dramma. Non ricordo nulla di quanto accaduto e nei primi giorni dopo l’incidente, non ricordavo proprio nulla di me, tranne il mio nome, quello della mia famiglia e Luigi. Luigi..sono certa di essere viva per merito suo.
Mi sono stupita, quando mi hanno parlato della mia passione per la cucina. “Chi? Io? Sono brava in cucina? Ma se non so nemmeno fare un piatto di pasta!”.. Mi dissero che avevo iniziato a tenere un blog, che a casa avevo centinaia e centinaia di articoli, stampe e fotografie di cucina e che dovevo sbrigarmi a guarire, perché tutti volevano tornare ad assaggiare i miei piatti, i miei pasticci, i miei esperimenti, ma io non ricordavo..
Poi un giorno, uno a caso, dei 3 mesi trascorsi in Romagna fra ospedali e da Luigi a Cesenatico, vado dalla zia Lolli, che mi mette a fare il tiramisù. O per lo meno, ci prova.. perchè davvero non ricordo nè cosa occorra, nè come farlo.. Risultato: assemblo tutto, crema un po’ liquida, “ma si addenserà in frigo”, penso. Poi mi volto e vedo il contenitore degli albumi ancora da montare.. Dimenticati.
Dolce già assemblato in monoporzioni.. “Siamo sicuri che mi piaccia davvero cucinare?” domando.
Alla fine, più per pietà e tenerezza che per altro, tutti BEVONO la loro porzione ed io mi prometto che non farò mai più nulla in cucina, per rispetto al mondo intero.
Poi torniamo a casa, la nostra casa che a settembre avrebbe dovuto essere ristrutturata, ma che vedrà tutti i lavori iniziare questo giugno; fatico a ricordare le cose, tra esse, le password per accedere al pc e al mio blog. Gli esercizi con la neuropsicologa stanno decisamente portando i loro buoni frutti e dopo qualche tempo si sono socchiusi alcuni cassetti della memoria, permettendomi di rientrare qui, ma ahimè senza ricordare ricetta alcuna, di quelle pubblicate.. Pazienza, ne aggiungerò di nuove, dai! 🙂
E’ da circa venti giorni che ho ripreso in mano pentole, padelle, robot e attrezzi vari e pure la macchina fotografica. Piano piano ho visto che, se la memoria di quei piatti non è tornata, è comunque accesa la fantasia, cosa che mi ha dato nuovo slancio per ripartire.
Eccomi. Sono cambiata, sono segnata sia fisicamente che mentalmente, ma resto sempre Gingerbread.
Buon nuovo viaggio, in compagnia della nuova me.
Ogni ricetta, così come la vita, ha i suoi ingredienti dolci e i suoi retrogusti amari, ma tutti insieme, questi elementi creano un magnifico primo piatto, da gran chef! Grande Chef Sara!!
Il paragone tra vita e cucina è sempre bene azzeccato, caro Ale.. E talvolta gli accostamenti possono sembrare talmente bizzarri da far storcere il naso alla sola idea di un primo assaggio: basta solo un pizzico di quel coraggio che anche nella vita aiuta ad approcciarsi a nuove realtà, magari dapprima “complesse ed inaffrontabili”, ma che poi divengono quel qualcosa di particolare grazie a cui otteniamo una marcia in più e non temiamo più tali accostamenti o almeno, non li troviamo più tanto inusuali e temibili.. 🙂 Per restare in tema culinario, presto pubblicherò una ricetta che sicuramente farà storcere il naso a qualcuno: basterà però solo provare un piccolo assaggio ed ogni dubbio svanirà, per lasciare spazio all’acquolina! Di cosa parlo? Beh.. delle melanzane al cioccolato… Provare, per credere!!!
TI DICO SOLO CHE NON LEGGO MAI QUELLO CHE SCRIVONO GLI ALTRI NEI LORO BLOG …E NON SO NEANCHE COME HO FATTO AD APRIRE QUESTO , A VOLTE IL CASO CI PORTA NEL POSTO GIUSTO FORSE….. BHE STO PIANGENDO , HO LETTO TUTTA LA TUA STORIA . NON SO NEANCHE PERCHE TI STO SCRIVENDO QUA , NON è PENA LA MIA ,NON PENSARE MALE: MA SOLO , COME LO CHIAMO IO NEI MIEI PENSIERI, UNO STARE VICINO AL CUORE E AI PENSIERI DI UN ALTRA PERSONA INDIPENDENTEMENTE DA QUANTO QUESTA SIA LONTANA O VICINA NELLA REALTA’ ….. IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO Syb
Un IMMENSO GRAZIE tutto per te… Mi avevi scritto il giorno in cui ho scoperto di aspettare la piccola Angelica, che proprio oggi fa 23 mesi <3 Ti ho sempre pensata, mi sono sempre ripromessa di scriverti, ma vuoi o non vuoi credermi, mi sono spesso dimenticata di farlo, nonostante l’importanza che aveva per me. A distanza di di ormai 2 anni e mezzo, direi che fortunatamente ormai il più è fatto e che “ora sono così”: sbadata, rallentata, differente e mi devo accettare. Prefererirei avere qualche cicatrice in più.. ma la testa, no, non toccatemela.. Il percorso durerà per tutta la vita, e mi auguro sia TANTO lunga, da permettermi di veder crescere la nostra monella Angelica e chissà, di diventare la nonna che mette all’ingrasso i nipotini 🙂 Spero tanto tu stia bene, cara Sybil916 e che possa perdonare questo mio ritardo, uno dei tanti, ma quello che sentivo di più, dentro.. Un abbraccio!
non mi ricordo come ti ho trovata sul web e come sia finita sul tuo blog, questi social
network fanno davvero brutti scherzi ma come faremmo se non ci fossero? forse rimarremmo nel nostro angolino a pensare alle nostre cose e a nessuno con cui
condividerla. Hai una bellissima storia e leggendola mi hai fatto capire ancora di più quanto sia
importante avere delle passioni perché sono quelle ci salveranno anche nei momenti
più bui. ti auguro tante cose belle!
Grazie di tutto cuore.. Le passioni sono aria pura, boccate di Vita e fonte di Vita, l’ho vissuto sulla mia pelle, sebbene – come scritto – avessi dimenticato quale fosse la mia, regredendo da ogni punto di vista intellettivo e cognitivo.. Fortunatamente, ho una famiglia super e il mio compagno è stato molto paziente (anche perchè pure lui aveva il suo da fare, in quel momento..) e mi è stato accanto durante tutta la ripresa. Non è stato facile, ma ho vinto io 😉 Un abbraccio forte, grazie di esserti fermata :*