Ieri si è svolto a Roma un altro appuntamento di GoWine dedicato ai vini del Veneto, una delle regioni con la produzione maggiore, ricca di terroir differenti e di vitigni autoctnoni, in grado di regalarci un percorso enoico forse tra i più variegati nel territorio nazionale.
La selezione di cantine presenti nella suggestiva location dell’Hotel Quirinale ha fornito un ottimo spaccato di quanto c’è di meglio in questa regione nella quale tra l’altro è nata mia nonna e quindi vi sono particolarmente legata.
Il Pinot Nero è considerato il vitigno nobile per eccellenza e allo stesso tempo uno dei più difficili da coltivare e necessita di mani sapienti che sappiano sprigionare tutta l’eleganza che questo vitigno può offrire. La cantina Ancilla Lugana di Villafranca con questo vitigno produce un brut rosé metodo classico con sboccatura dopo 18 mesi sui lieviti dal perlage fine ed elegante. Ho trovato anche molto interessante il brut Blanc de Noir, sempre di pinot nero in purezza, metodo classico con una spiccata fragranza di crosta di pane. Continuando sulle bollicine, ho apprezzato particolarmente quelle proposte dalla cantina Loredan Gasparini, Cuvée Indigene, un Asolo Prosecco Superiore DOCG, frutto di una vigna del 1975 che viene vinificata separatamente e spumantizzata partendo direttamente dal mosto. Sempre della stessa cantina, Il Venegazzù “della Casa” è nato negli anni cinquanta come risultato della massima selezione dei grappoli dell’azienda agricola, senza dubbio rappresenta ancor oggi un’avanguardia nell’interpretazione del taglio di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Malbec. Affinato per 18 mesi in grandi botti di rovere, morbido e vellutato
Sosta d’obbligo al banco del Consorzio Tutela Vini Soave dove ho potuto godere di un bel percorso tra i migliori Soave, un vino che gradisco particolarmente e che trovo molto femmina. Prodotto nella provincia di Verona, il disciplinare detta che sia prodotto con la Garganega tra il 70 ed il 90% ed il Trebbiano di Soave o nostrano tra il 10 ed il 30%.
Curiosando tra i tavoli, sono stata attratta dal sorriso di Francesca Bixio. Abbiamo chiacchierato un pochino e mi ha ammaliato con i suoi racconti. Si percepiva quanta passione e quanto amore ha per la sua terra e il suo lavoro. In uno degli angoli più affascinanti della regione si trovano due delle tenute: quella di Badin nel comune di Marano e quella di Desmontà nella zona di Arcole. Si racconta che Napoleone dopo la battaglia di Arcole nel 1796, restò colpito dal paesaggio e smontò dal suo famoso cavallo bianco Marengo per passeggiare tra vigneti e ciliegi in quella natura rigogliosa; da questo episodio nasce il nome “Desmontà” che in dialetto significa appunto sceso da cavallo. Nei luoghi incantevoli dove risiedono le tenute di proprietà Bixio, nascono dei vini pregiati come l’Amarone Classico, il Valpolicella Classico Superiore Ripasso, il Soave ed altri grandi classici. Ma questa cantina è anche innovativa, infatti nel 2007 presso la tenuta Desmontà è stato riconosciuto ufficialmente il Nero d’Arcole uno splendido vino di un bel granato ed un profumo intenso di liquirizia, prugna con una buona persistenza gusto-olfattiva. Ho trovato l’Amarone Bixio molto suadente i cui sentori olfattivi ricordano frutta matura e confettura di amarene, al gusto rotondo ed opulento. Questa cantina produce anche il Denxo IGT premiato come 3° miglior vino rosso da Luca Maroni con 96 punti guida 2016, medaglia d’oro Mondus Vini che non ho avuto il piacere di assaggiare…..ma chissà cosa ci riserva il futuro!
Al tavolo di Alessandro D’Armini ho potuto degustare una vera particolarità prodotta dalla Villa Angarano di Bassano del Grappa, Il Ca’ Michiel, uno chardonnay in purezza dalla coltivazione molto romantica e affinato per 9 mesi in piccole botti di rovere. Ha un bouquet gradevolissimo di vaniglia ed albicocca, al gusto aromatico e vellutato con una buona acidità. Veramente interessante come l’iniziativa promossa dagli abitanti e dalla sezione degli alpini di Bassano del Grappa a cui era abbinato. Vi ricordate il famoso Ponte di Bassano noto per la canzone popolare spesso nel repertorio dei cori degli alpini? E’ un ponte in legno la cui storia risale al 1209, quando si hanno le prime notizie attendibili dell’esistenza del ponte. Nei secoli è stato oggetto di molte vicissitudini, ricostruito più volte, vi passeggiò anche San Francesco d’Assisi. Nella storia più recente, possiamo ricordare che nella Prima Guerra Mondiale fu il punto di passaggio per le truppe del Generale Cadorna che andavano ad affrontare la battaglia nei sette Comuni dell’Altopiano e per questo gli venne dedicato il famoso canto popolare. Nel 1945 un soldato tedesco fece brillare delle mine e saltare il ponte per ritardare gli alleati. Infine nel 1948 fu ricostruito per volontà degli Alpini ed è per questo che ora viene chiamato “Il Ponte degli Alpini”. Come tante opere pubbliche e artistiche italiane, il Ponte ha bisogno di pesanti ristrutturazioni ed è ammirevole che la popolazione si sia mobilitata per una raccolta di fondi per far fronte alle spese. E’ stato pubblicato anche un libro scritto dal dott. Bortolo Zilio, bassanese doc, con cenni storici e architettonici corredato da riproduzioni del ponte nei secoli i cui proventi vengono devoluti a questa causa. Aiutiamo il Ponte di Bassano!

Una curiosità su un famoso vino veneto? Nel libro il Silenzio degli Innocenti, il raffinato Hannibal Lecter beveva Amarone, anche se nella versione cinematografica gli fanno bere un Chianti.
Chi vuole preparare dei piatti prelibati non può esimersi dal conoscere e studiare il vino affinché i suoi commensali siano appagati.
La vita è troppo breve
per bere vini mediocri.
Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832)