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Legàmi
… le nostre mani si muovono attente tra le foglie verdi per sistemare i tralci.
Le nostre braccia sembra che si uniscano ad altre braccia: i tralci della vite.
E, sempre con il naso all’insù, a vedere se piove o se fa bello
si pena tanto nelle cattive annate, ma forse altrettanto nelle buone,
perché allora dipende solo da noi…
(Marco Capitoni)
In una tiepida giornata di settembre Sabrina Rinaldi ed io siamo andate a visitare la Cantina Capitoni di Pienza.
Una natura che è pura poesia. Dolci colline dorate che si susseguono a perdita d’occhio rigate elegantemente dai classici cipressi, gli alberi blu. Vi ricordate la scena de Il Gladiatore in cui Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe) in un meraviglioso paesaggio agreste immagina di rincontrare il figlioletto e la moglie? Ridley Scott scelse proprio la dolcezza della Val D’Orcia come sfondo di una dimensione paradisiaca senza spazio e senza tempo.
In questo contesto serafico si trova il Podere Sedime di Marco Capitoni, dal latino “Luogo dove tutto si ferma, si placa e riposa” registrato come proprietà fondiaria della famiglia Gherardi nel 1692. La tenuta è di circa 50 ettari di cui la maggior parte a seminativi, boschi ed ulivi. Il vigneto è di 5 ettari e verso la fine degli anni 90 si è deciso di imbottigliare ed iniziare a produrre qualità.
Ci siamo addentrati nei vigneti e il terreno è punteggiato da conchiglie del Pliocene. Basta chinarsi per trovarne una bella manciata in pochi metri quadrati. Il casale è stato tutto ristrutturato e nelle stalle dove prima c’erano belle mucche chianine, ora troneggiano rotondeggianti barriques.
Marco ci parla del suo lavoro rapito dall’amore che ha per la sua terra. Gli occhi gli brillano quando prende un grappolo di Sangiovese. Ci spiega che tutto viene fatto a mano, nel massimo rispetto della natura, facendo arrivare nella bottiglia un vino più che biologico, anche se non ha chiesto la certificazione per meri motivi burocratici.
Ad aiutarlo nei vigneti c’è anche il su’ babbo che, pedalando lentamente, risale il viale e viene verso di noi. Splendido personaggio di altri tempi con il viso segnato dal tempo e dal sole, ma ancora inarrestabile. Ha compreso e sostenuto il cambiamento che il figlio ha voluto portare all’azienda e collabora con lui con la saggezza propria della sua età. Uno spettacolo!
Come simbolo dell’azienda, è stata scelta la cariatide della Pieve di Corsignano (sec. VIII), antico nome di Pienza. La campana della Pieve da secoli scandisce il lavoro nei campi dei contadini. Si recavano alle funzioni lì perché era più vicina alle loro case ed inoltre si sentivano più a loro agio, visto che potevano essere sporchi e avere l’odore del loro duro lavoro. Sopra alla porta principale, c’è la bifora sostenuta dalla cariatide, simbolo austero di prosperità e fecondità.
Il vigneto più vecchio è del 1973 ed è di un ettaro, per lo più Sangiovese, un po’ di Canaiolo e pochissimo Colorino è destinato alla produzione del Frasi , Orcia D.O.C.: un vino romantico di cui Marco Capitoni è particolarmente orgoglioso. Non ci sono tutte le annate del Frasi perché viene imbottigliato solo se raggiunge determinati canoni stabiliti dall’enologo e da Marco in fase di lavorazione.
Per ogni annata, Marco sceglie per l’etichetta una frase (da cui deriva appunto il nome), metafore che raccontano la filosofia produttiva o talvolta il carattere di una vendemmia e gli stati d’animo di un anno di vita.
“La soddisfazione della fatica,le speranze ed i risultati…Orgoglio”
Annata 2007
La raccolta delle uve è manuale in ceste. Dopo la diraspatura, avviene la fermentazione in acciaio. La trasformazione degli zuccheri in alcol avviene naturalmente, senza aggiunta di lieviti, enzimi o altro, al fine di valorizzare caratteristiche e particolarità proprie delle uve. Il mosto rimane a contatto con le bucce per circa 20 giorni. Durante tale periodo ad intervalli di 6 ore sono alternati rimontaggi e follature manuali.
Dopo la svinatura, viene fatta ancora una sosta di 2 settimane in acciaio per agevolare la sedimentazione delle fecce grossolane. Poi il vino viene travasato nella botte di legno, in rovere provenienza Allier, capacità 33 hl: lì rimane per 24 mesi.
Quindi si versa nel calice, si lascia respirare un attimo, anche più di uno. Si ammira il bel colore rubino, si annusa il profumo intenso e mutevole: subito frutta rossa, prugna, ciliegia e poi caffé tostato, tabacco.
Ecco, si lascia parlare il Sangiovese ricco e generoso. Il primo sorso conferma quello che ci aveva promesso il naso: una morbidezza avvolgente di un vino fatto da chi ama la sua terra e che lo firma con frasi autentiche e genuine come l’uva selezionata per arrivare al calice che tieni tra le dita.
Negli altri 4 ettari di vigneto viene prodotto il Capitoni, Orcia DOC, Sangiovese 80% e Merlot 20% che vengono vinificati separatamente per poi essere uniti in cantina. La raccolta è sempre manuale e i chicchi vengono selezionati a mano.
Dopo la diraspatura, gli acini vengono leggermente pressati con la pressa pneumatica in cui una membrana viene gonfiata con aria compressa schiacciando così gli acini senza stressarli troppo. Quindi si passa ad una fermentazione in acciaio a temperatura controllata per 18 giorni e poi in affinamento in barriques per 12 mesi.
Lo versiamo nel calice e ammiriamo il frutto del lavoro in vigna ed in cantina. La luce attraversa il vino rubino dai riflessi granati.
Come suo fratello, anche Capitoni ha sentori di frutta rossa ed anche qualche spezia colpisce l’olfatto. Tannini morbidi, affatto aggressivi, molto piacevoli. Un calice gradevolissimo, con vivida freschezza ed un corpo robusto che accompagna facilmente tante pietanze succulente.
Arriviamo al terzo vino che ho trovato molto divertente ed intrigante, come il suo nome Troccolone. In dialetto veniva chiamato così il commerciante che si spostava da un podere all’altro vendendo furbescamente un po’ di tutto, piccoli utensili, articoli di merceria barattandoli con polli, conigli ed altri prodotti. Era utile ma anche scaltro affarista ed anche un po’ marpione con le belle donne che trovava magari sole nei poderi. Un piacione simpatico.
Marco ci racconta che, avendo notato che le uve di una particolare porzione di vigneto avevano delle caratteristiche peculiari, ha avuto l’idea di valorizzarle e vinificarle separatamente.
Terra di Etruschi quindi di terrecotte, arriva l’idea di provare ad utilizzare le anfore di Impruneta realizzate “a colombino”, senza nessuna vetrificazione o smaltatura. L’anfora consente un’ossigenazione inferiore a quella di una barrique ed essendo un materiale inerte, non modifica il gusto dell’uva che mantiene inalterati tannini ed aromi. La terracotta inoltre offre un ottimo isolamento termico. Il colore del vino è differente, quasi con dei riflessi aranciati, ambrati. Bellissimo, con un fascino veramente particolare. Un Troccolone, insomma. Ma al palato è una vera sopresa!
Profondo e speziato, avvolgente e dal sorso leggero gustosissimo. Innamorata! La produzione ancora è di pochissime bottiglie, solo 1300, ma spero che Marco l’aumenti.
Dopo la degustazione in cantina, abbiamo potuto apprezzare i vini a pranzo accompagnandoli agli ottimi piatti del ristorante La Porta di Monticchiello. Un pranzo perfetto con sapori armonici in pieno equilibrio. La guanciola di manzo stufata con il Frasi del 2008 è stata una vera goduria.
La giornata si è conclusa con una bella passeggiata a Pienza e la visita alla Pieve di Corsignano.
Il vino ti porta a conoscere anche posti e persone meravigliose come Marco Capitoni, signore di altri tempi, con un piede nella tradizione e l’altro nella modernità che ti parla della storia della famiglia ma anche di marketing, packaging e consulenze enologiche. Genuino ed autentico romantico che ama la sua vigna e ne parla come di un figlio.
Se avete in programma una gita in Toscana, mettete nel vostro itinerario una tappa in questa cantina dove Marco Capitoni e sua moglie Antonella vi accoglieranno nel loro podere. Sarà un’esperienza che ricorderete.
Capitoni Marco Azienda Agraria
Podere Sedime 63,
53026 – Pienza (SI)
cell. 338.8981597
email: info@capitoni.eu