Carissimi, ben ritrovati. 😊 Siete pronti per la seconda puntata della nostra nuova rassegna cine-culinaria? 😀 Per la serie Ricette tratte da film romantichelli oggi ho preparato per voi degli scones bicolore.
Questi:
Per farli ho seguito la mia già collaudata ricetta solo con la piccola variante di colorarli. Usando i colori naturali (lamponi e mirtilli), come autorevolmente ci consiglia lo chef del film Amore a quattro mani, il romatichello che io e Lucius Etruscus abbiamo scelto di recensire oggi.
Al contrario di quanto accaduto con la prima ricetta di questa rassegna – dove la fortuna del principiante mi aveva sorriso, facendomi replicare la ricetta in modo fedele – gli scones bicolore di oggi non mi sono riusciti altrettanto somiglianti a quelli del film. 🙆♀️ Però mi picco di affermare che sono uguali nel sapore (anche se non lo sapremo mai! 😅).
Ma per prima cosa dobbiamo partire dall’inizio, e cioè dal film:
IL FILM DI OGGI: Amore a quattro mani (Kiss the Cook)
Per una volta tanto il titolo italiano di questo film mi piace di più di quello originale. 🙂 Che significato abbia quel “Bacia il cuoco” del titolo inglese… be’, non lo so ma non mi convince. Pur dopo aver visto il film due volte, e dopo averne scritto a biro il riassunto su due interi fogli protocollo (eh sì, faccio ancora i riassunti su carta! 😅), io continuo a preferire il titolo italiano.
Ma troverò le risposte a tutti i miei dubbi, ne sono certa, nella recensione ‘tecnica’ che Lucius ci sta offrendo or ora nel suo blog Il Zinefilo al quale rimando anche voi.
Per chi non avesse ancora letto il primo articolo di questa nostra rassegna e non sapesse ancora chi è Lucius, ve lo dico subito: è il primo responsabile di queste mie recensioni con ricetta, la mente di tutto, l’ideatore di questo viaggio semiserio alla scoperta dei film romantichelli a tema culinario, con cui vi terremo compagnia ancora per qualche settimana.
Siete curiosi di sapere la trama di questo bellissimo Amore a quattro mani? Sono sicura di sì!
LA TRAMA:
Per aumentare il giro d’affari della propria casa editrice, un editore propone ad una famosa foodblogger da 1,5 milioni di followers di pubblicare un libro di ricette. Solo dopo però l’editore si rende conto che le ricette della blogger, bellissime da vedere, colorate e spiritose, hanno un piccolo difetto: sono cucinate male. Insomma, belle sì, ma tutta apparenza. Stabilito da lui medesimo il dogma che le ricette per poter essere pubblicate in un libro devono essere «elevate a ricette gourmet», l’editore impone alla blogger l’indispensabile collaborazione con uno chef, che guardacaso è il proprio amato nipote. Il quale, ri-guardacaso, ambisce a scrivere un libro di ricette tutto suo, dedicato alle ricette della mamma. Il nipote-chef sta passando un momento difficile, ha bisogno di «ritrovare la voglia di essere felice» dopo le delusioni collezionate lavorando per un ristoratore incompetente e, in precedenza, come proprietario di un ristorante a km 0, purtroppo fallito dopo la stroncatura, ingiusta, di un critico enogastrononico egocentrico e senza scrupoli. Naturalmente tutta la vicenda finirà nel migliore dei modi, dopo che lo chef e la blogger avranno visitato fattorie, raccolto verdure e fiori, selezionato fotografie, preparato degustazioni, e affrontato l’inevitabile momento di crisi causato dal critico vendicativo ed opportunista. Crisi che verrà risolta felicemente, anzi traendone la necessaria forza per diventare migliori e per vivere il resto della vita felici e contenti.
Alcune mie osservazioni sulla trama:
Rispetto allo standard dei film romantichelli, questo Amore a quattro mani è ricco di spunti di riflessione, contiene molti dettagli su cui porsi dei dubbi amletici, e su cui sorridere un po’. Ne ho scelti alcuni, non tutti (perché erano troppi!):
– Le ricette della blogger sono cucinate male. E nonostante ciò lei ha 1,5 milioni di followers, che poi nel risvolto del libro diventano 1,6 milioni. Tutti ammirano le sue ricette, ma a quanto pare nessuno del milione e mezzo di seguaci si è ancora accorto che sono immangiabili.
– La foodblogger, se vorrà veder pubblicato il libro, dovrà necessariamente migliorare le sue capacità di cuoca. Mi piace puntualizzare il dettaglio che lei in realtà non aveva minimamente nei suoi progetti la pubblicazione di un libro. È tutta una decisione dell’editore, è lui che decide di contattarla («Kacey Cooke, a quanto pare stai per scrivere un libro di cucina»), dopo averla scelta a tavolino in virtù del numero elevato di followers, possibili acquirenti del libro.
– Lo chef-nipote-dell’editore ambisce a scrivere un libro di ricette tutto suo, comprensivo di ricette della mamma, che conserva scritte su un taccuino di cui è molto geloso. Le ricette della mamma scritte su taccuini sono un must nei romantichelli. Questo in particolare è corredato di disegnini e cornicette e fiorellini, più che un taccuino sembra un diario di una dodicenne!
– Il critico egocentrico e senza scrupoli indovinate un po’ con chi ha/aveva una storia? Così come le ricette della mamma, anche i critici gastronomici, nonché gli ex che mettono i bastoni fra le ruote, sono figure ricorrenti in questo genere cinematografico. A volte penso che un po’ di fantasia in più non guasterebbe. 😄
COSA HO PENSATO DI QUESTO FILM LA PRIMA VOLTA CHE L’HO VISTO:
Il film è su Prime Video, ma era uscito in prima visione su TV8 il 31 maggio 2022 (dettaglio fornitomi da Lucius, del cui database mi fido ciecamente), e non ho dubbi d’averlo visto in tv proprio quel giorno, insieme a mia suocera.
Vi ho già raccontato, nella prima ricetta di questa rassegna, del legame che ho con questo genere cinematografico, e dei motivi per cui spesso associo questi romantichelli al ricordo di mia suocera e di quando li guardavo insieme a lei.
Mi ricordo bene che questo film all’epoca mi era piaciuto, lo avevo guardato con piacere, seduta accanto a lei. Era stato il film perfetto da far vedere ad una persona anziana, e malata di Alzheimer.
Il film, nell’ambito di questo genere – cioè il tv-romance di serie Z – è un bel film. È pieno di colori, pieno di fiori, ci sono fiori ovunque, anche negli abiti della blogger sempre fiorati e colorati, ed è un film pieno di sorrisi, tanti sorrisi, quasi in ogni inquadratura un sorriso. I visi sorridenti dei protagonisti, le ambientazioni colorate, l’atmosfera felice che trasmette è quel che più mi era piaciuto del film. E che la mia cara, fragile, suocera (quasi centenaria in quel momento) aveva recepito e apprezzato, sorridendo di rimando.
Se state accudendo una persona affetta da Alzheimer o da altra malattia cognitiva, vi consiglio di cuore questo film. Per la mia esperienza è un bel film, che ha diffuso sorrisi e che ne ha ricevuti in cambio.
Sapere che un film, seppur banale e di certo non d’autore, può regalare un’ora di serenità a chi purtroppo vive in un mondo tutto suo, mi è consolatorio. Ed è anche, diciamola questa verità, una piccola pausa nella lunga e difficile giornata del caregiver. 🌸
COSA PENSO ORA DI QUESTO FILM (DOPO AVERLO VISTO UNA SECONDA VOLTA):
Ho rivisto il film nei giorni scorsi, appositamente per scrivere questa recensione e per estrapolare la ricetta. L’ho rivisto dal pc, non più alla tv, non più accanto a mia suocera, ora libera, non più sorvegliando lei nel frattempo e sorridendo delle sue reazioni. Insomma l’ho riguardato con più attenzione. E ho notato dettagli che due anni fa non avevo considerato importanti.
Sono arrivata ad una conclusione salomonica: questo film dovrebbe essere visto senza audio! 😃
Eh sì. I dialoghi, purtroppo, sono un compendio di frasi fatte e luoghi comuni, e di dettagli assurdamente assurdi. È una miscellanea di nonsense. A cominciare dalla storia-nella-storia dei due amici (lei libraia e lui barista), comprimari della narrazione. Due adulti che si comportano come due preadolescenti e che meriterebbero una recensione a parte. 😀 Ma li sorvolo, ho già abbastanza materiale anche solo con i due protagonisti principali!
Alcuni esempi:
1) La foodblogger da 1,5 milioni di followers assaggia un boccone di una (normalissima) frittata cucinata dallo chef e all’improvviso si rende conto di non saper cucinare e di non aver «cucinato mai niente di così buono». Va nel panico chiedendosi «chi vorrà comprare le mie ricette?», e di colpo ha un dubbio epocale: e se per caso i followers «proveranno le ricette e scopriranno che sono un’imbrogliona?».
Be’, ma davvero bastava una semplice frittata per rendersi conto di non saper cucinare? Ma soprattutto: allora è proprio vero, che nemmeno uno del milione e mezzo di followers ha mai provato a cucinare una sua ricetta e mai gliel’ha comunicato in un commento su instagram!
2) Ma lo chef con dolcezza la rincuora: «Ci ho messo anni alla scuola di cucina a imparare a fare l’omelette così soffice, ci vuole tempo e pratica».
Giusto, anni di scuola di cucina per imparare a fare l’omelette.
3) Lui la porta a visitare una fattoria e a raccogliere le verdure dell’orto. Lei è estasiata, non ha mai visto un orto in vita sua, perché «strappare le carote dalla terra» non è cosa per lei, e si chiede, anzi chiede allo chef che cosa mai c’entra la visita ad una fattoria con un libro di ricette (ehhh, domanda da un milione di dollari). E poi si sorprende nel sapere che chi gestisce la fattoria «vive davvero qui?» (vivere in una fattoria, una cosa assurda, impensabile). Per non parlar dei pomodori, eh già, lei non ha mai visto «dei pomodori così belli».
Insomma, in poche frasi dette una via l’altra abbiamo un concentrato di affermazioni e domande che avrebbe potuto fare un bambino di tre anni. Ma poi mi chiedo: com’è possibile che non abbia mai visto dei pomodori “belli” (che in realtà sono normali)? Chissà come saranno brutti brutti brutti i pomodori a cui lei è abituata e che ha sempre usato nelle sue ricette! 😄
4) Ma in ogni caso chi se ne importa, tanto lei i pomodori non li mangia! Eh proprio no, non li mangia perché non le piacciono! Però poi all’improvviso dopo un nanosecondo le piacciono, cioè dopo che lui le fa assaggiare una fetta di pomodoro condita con l’aneto al posto del banale basilico, e poi anche una «caprese rivisitata», cioè disposta a torretta (wow che invenzione!).
E io che da una vita provo a far mangiare i pomodori ai miei figli! Perché mai non ho mai saputo che l’aneto fa questi miracoli?, e una caprese (rivisitata) anche?? 😂
5) La foodblogger, sempre forte dei suoi 1,5 milioni di followers, che basa tutta la sua cucina sui colori e pubblica solo ricette colorate, non sa che i cibi si possono decorare con i fiori, non sa che esistono i fiori edibili, e non sa che certi alimenti colorano. E allora, dopo aver saputo tutto ciò, lei che frasi iconiche pronuncia? Queste: «Se solo la gente sapesse che esistono i coloranti naturali! Perché non dirglielo? La gente deve sapere! Possiamo inserirlo nel libro!».
È la scoperta del secolo, la gente deve sapere queste verità.
Ma poi, riflettendoci su, mi vien da dire che forse è così per davvero. Forse è proprio vero che l’americano medio non lo sa. Dopo aver letto alcuni articoli del blog The Obsidian Mirror (e in particolare questo articolo) mi sto convincendo che il cibo per gli americani sia veramente un argomento misconosciuto. Un giorno o l’altro dovrò farlo un viaggio negli States per testare con mano questa verità!
6) Lo chef, be’, mi sta simpatico, non si può non volergli bene. Ha la faccia da bravo ragazzo di buona famiglia e ha un cuore d’oro. Ma ogni due per tre se ne esce con frasi prese da un libro di citazioni. Tipo queste:
«Ogni ricetta necessita di un suo equilibrio, ogni ingrediente dovrebbe completare l’altro e allo stesso tempo metterlo in risalto».
«Le grandi storie nascono dalle esperienze e dai ricordi, perciò devi guardare dentro di te e trovare la tua storia».
Cuoco sensibile e ispirato, filosofo, psicanalista, quasi tuttologo.
Ma la più incomprensibile, per me, pronunciata dallo chef (a proposito, si chiama Gavin, Gavin Bloom) è questa:
«È lo zafferano, cambia completamente l’affumicatura del gouda».
Prego?? 😳 Che ha detto?
Cioè… esiste un gouda affumicato allo zafferano?
Illuminatemi!
Potrei proseguire con altre citazioni o fatti che paiono inverosimili. Come ad esempio il copyright per il taccuino dello chef, copyright che l’editore ottiene in cinque minuti per telefono avvalendosi di una data scritta sul taccuino (ma la data non c’è, ho controllato! 😂). Ma soprattutto: si comunica al telefono la data scritta su un quaderno, dopodiché… et voilà ecco pronto il copyright??? Ah ma giusto, il film è ambientato in America, dove tutto si può!
Ma voglio concludere con una citazione romantichellissima: «Senza di te questo libro sarebbe come una torta senza zucchero».
Ahhhh l’amour, l’amour!
Comunque, a dispetto delle risatine sotto ai baffi che mi sono fatta riguardando questo adorabile film, alla fine, sul finale mi sono commossa. Sul serio.
Ma ora passiamo a parlar della ricetta, ché devo addolcire le lacrimucce! 😍
LA RICETTA CHE HO TRATTO DAL FILM: Scones bicolore ai lamponi e mirtilli
Replicare questi scones bicolore è stata un po’ un’impresa. Li ho provati tre volte, senza riuscire ad ottenere i colori rosa e azzurro che fanno bella mostra di sé negli scones del film.
Sebbene non siano la ricetta principale del film (la ricetta principale sarebbe la caponata al cacao, che troverete domani su questi stessi schermi 😉), ho scelto gli scones proprio perché colorati (ma avrei dovuto rifletterci su meglio! 😃).
Volevo una ricetta colorata che fosse in sintonia con lo spirito floreale e colorato della protagonista: Kacey Cooke è La Cuoca Colorata e il suo libro si intitola Il Ricettario Colorato perché le ricette sono dedicate ai colori dell’arcobaleno.
Ma volevo anche che fosse una ricetta di buon sapore e che fosse replicabile da tutti con poca fatica e con soddisfazione nel gusto.
E questo almeno l’ho ottenuto, a noi sono piaciuti! Li abbiamo fatti fuori tutti a colazione!
- DifficoltàMedia
- CostoMedio
- Tempo di preparazione15 Minuti
- Tempo di riposo15 Minuti
- Tempo di cottura25 Minuti
- Porzioni12
- Metodo di cotturaForno
- CucinaBritannica
- StagionalitàTutte le stagioni
Ingredienti
per gli scones bicolore:
per le salse di lamponi e mirtilli:
Strumenti
Passaggi
PREMESSA:
La colorazione naturale degli alimenti, per mia esperienza, non è così semplice come lo chef Gavin ce la racconta nel film. Perlomeno non con colori che, nonostante le buone premesse da crudi, mantengano la resa brillante anche dopo la cottura.
Sono certa che un pasticcere – o chi abbia sperimentato più di me (alla terza prova mi sono arresa!) – sorriderà delle mie difficoltà ad ottenere degli scones rosa e azzurri uguali a quelli che si vedono nel film (sempre che lì non abbiano usato i coloranti per esigenze cinematografiche! 😄).
Ma, comunque, quel che conta è che i miei scones sono riusciti bene e ci sono piaciuti.
E l’aspetto vagamente lilla, in omaggio ai lillà di altre ricette del film, ha chiuso il cerchio 😃 perciò… missione compiuta!
Come preparare gli scones bicolore ai lamponi e mirtilli:
Per prima cosa preparare il colorante naturale, cioè la salsa di lamponi e di mirtilli (due velocissime composte fatte di sola frutta e poco zucchero).
Cuocere i lamponi e i mirtilli. Io ho cotto 100 g di lamponi e 100 g di mirtilli con 20 g + 20 g di zucchero.
👉 Ma si può anche dimezzare. Infatti la quantità di salsa da usare negli scones è minimale: dopo aver usato i 25g+25g di salsa me ne sono comunque rimaste due ciotoline, che noi poi abbiamo usato per farcire gli scones (è ottima anche come topping per il gelato, se vi serve un’idea in più).
👉 In alternativa si può usare della semplice marmellata, ho provato con marmellata di mirtilli e di fragole (quella di lamponi non l’ho trovata) e la colorazione dell’impasto è risultata simile.
Preparare due impasti, uno risulterà viola, l’altro rosa.
Impasto viola: versare in una ciotola 150 g di farina, un cucchiaino di lievito, 90 g di yogurt ai mirtilli, 25 g di salsa di mirtilli e 20 g di burro (ammorbidito). Lavorare con un cucchiaio, poi brevemente a mano, fino ad ottenere un impasto morbido di colore viola chiaro.
Impasto rosa: versare in una ciotola 150 g di farina, un cucchiaino di lievito, 90 g di yogurt ai lamponi (in mancanza si può usare alla fragola), 25 g di salsa di lamponi e 20 g di burro (ammorbidito). Lavorare con un cucchiaio, poi brevemente a mano, fino ad ottenere un impasto morbido di un lieve colore rosa.
Mettere i due impasti in frigo per almeno 15 minuti.
👉 Sono impasti un po’ morbidi, il raffreddamento aiuterà a stenderli.
Su un tagliere, o sulla spianatoia, sovrapporre i due impasti e stenderli delicatamente con un matterello cercando di lasciarli sovrapposti, in modo che i due colori rimangano separati. (Anche se poi la cottura vanificherà buona parte di tutto ciò, ma almeno ci abbiamo provato!).
☝ Consiglio di lasciare la pasta alta un dito, per ottenere degli scones abbastanza alti (con la pasta stesa troppo sottilmente gli scones rimangono bassi. Poi in fondo vi mostrerò le foto di come mi sono riusciti quelli bassi).
Ritagliare la pasta con un bicchiere, o una formina per biscotti, o un coppapasta, diametro 6-7 cm (non più grande).
Con le quantità che ho indicato nella lista ingredienti si ottengono 11-12 scones bicolore, secondo la dimensione della formina.
Alcuni dovranno necessariamente essere ricavati dai ritagli di pasta. Un’operazione che personalmente mi ha divertita parecchio 😊 i disegni astratti che ho ottenuto mi hanno dato più soddisfazione del bicolore a doppio strato!
☝ Vi ricordo che è bene non reimpastare i ritagli, gli scones fatti con i ritagli crescono di meno in cottura (tutti gli scones, non solo questi bicolore).
Unire fra loro i ritagli delicatamente, e ritagliarli di nuovo con la formina o il bicchiere.
Sistemare i dischi di pasta bicolore su una teglia o sulla leccarda del forno ricoperta di carta forno.
Spennellare la superficie con del latte.
Infornare e cuocere per 25 minuti a 180°C. Come sempre, è bene regolarsi in base al proprio forno: si può anche abbassare a 170°C allungando di qualche minuto il tempo.
Servire gli scones farciti con la stessa salsa di mirtilli e di lamponi utilizzata all’interno dell’impasto:
Oppure, come da tradizione anglosassone, si possono farcire con una doppia farcitura costituita da marmellata + un latticino (burro, panna montata, formaggio spalmabile, o l’inglesissima clotted cream).
Io ho provato con spalmabile di kefir (fatto in casa da me) e salsa di mirtilli 😋 un connubio ottimo che vi consiglio di provare!
🤩 La vera tradizione britannica prevede di farcire le due metà di ogni scone (aperto rigorosamente con le mani, non tagliato con il coltello) e di mangiarli aperti. E in effetti lo confermo, è decisamente più comodo mangiarli aperti (anche se li ho fotografati chiusi perché più fotogenici!). Tutto ciò mi ha ricordato la merenda di quando eravamo bambini, quando la mamma ogni volta ci chiedeva se pane burro e marmellata lo volevamo aperto o chiuso. E infatti volevamo la fetta aperta! 😉
Concludo questo lungo percorso tra cinema e realtà con altre tre, ultime, foto.
Si tratta di:
Una foto di come erano riusciti i miei scones bicolore le prime due volte che li ho fatti: erano troppo bassi, perché stesi troppo sottilmente, ma in compenso avevano i due colori distinguibili e separati (rosa e violetto) (no azzurro!).
Poi, un fotogramma degli scones bicolore rosa e azzurri originali del film Amore a quattro mani. Eccolo lì quell’azzurro molto azzurro! E il rosa molto rosa!
Infine un’ultima foto dei miei scones bicolore, fotografati cercando di ricreare in modo più o meno somigliante il set originale.
(Ahhh e ora li voglio anch’io quei mini piattini per la marmellata!).
Consigli
Si consiglia, sempre (e indipendentemente dal loro colore 😜), di consumare gli scones tiepidi, non troppo tempo dopo averli sfornati.
Il giorno dopo sono certamente ancora buoni, ma perdono la loro fragranza perciò è consigliabile scaldarli brevemente.
Eventualmente si posso congelare.
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Grazie per questa nuova collaborazione deliziosa e saporita 😛
È la prima volta in assoluto che sento citare gli “scones”, questi film romantichelli a sfondo culinario sono pieni di nomi strani ed esotici, mai nessuno che mangi del semplice pane e salame 😀
Ahahaah! Ma per fortuna! Non oso immaginare che salami di alta qualità sappiano apprezzare da quelle parti!