Malloreddus con salsiccia, fave e crema di pecorino – Simone D’Aniello

Malloreddus con salsiccia, fave e crema di pecorino – Simone D’Aniello

Ero indeciso come cucinare i malloreddus 😋😋😋 sono buonissimi in tutti i modi e li adoro con la salsiccia…. mi hanno regalato un paio di fave fresche ed ecco il piatto 😋😋😋

Malloreddus

Ingredienti

  • 500 gr di malloreddus

Per il condimento

  • 1 carota
  • 2 gambi di sedano
  • 1 cipolla e mezza
  • 1 kg di salsiccia fresca
  • 1 kg e mezzo di fave intere
  • 200 ml di spumante
  • Sale, pepe q.b.
  • 800 gr di pelati
  • Olio d’oliva

Per la crema di pecorino

  • 300 gr di pecorino sardo
  • Acqua di cottura q.b.

 

Procedimento

Per cuocere le fave
Iniziamo a preparare il condimento pulendo le fave, apriamo il baccello, togliamo il seme e continuiamo così per tutte le fave ( io uso il seme così intero, molti aprono il seme eliminando la pelle, se non vi piace la pelle eseguirete anche questo procedimento ). Laviamo bene i semi e li facciamo bollire in acqua leggermente salata per 20 minuti circa poi spegniamo, scoliamo e lasciamo da parte.
Per la crema di pecorino
Passaggio da fare mentre stanno cuocendo i malloreddus a metà cottura
Grattugiamo il pecorino in un recipiente.
Aggiungiamo qualche cucchiaio di acqua di cottura e con una frusta iniziamo a mescolare. Continuiamo a mescolare e aggiungere acqua di cottura in piccolissime quantità, dobbiamo partire da una crema molto densa per arrivare a una crema fluida e cremosa. Se versate troppa acqua tutta insieme si formeranno dei grumi e non sarà più fluida. Lasciamo da parte fino al momento di servire.

Adesso prendiamo una padella molto capiente, aggiungiamo abbondante olio d’oliva e facciamo rosolare la carota, il sedano e la mezza cipolla tutto tritato molto finemente. Incorporiamo anche la cipolla tagliata a strisce molto fini e facciamo rosolare per bene per almeno 10 minuti a fuoco moderato. Eliminiamo il budello ( la pellicina che racchiude la salsiccia ) e sbricioliamo la salsiccia nel soffritto. Lasciamo cuocere girando per bene e appena avrà cambiato colore, aggiungiamo lo spumante, facciamo evaporare, incorporiamo le fave, saliamo pepiamo e aggiungiamo i pelati passati precedentemente con un mixer a immersione.
Lasciamo cuocere per una mezz’ora aggiungendo un po’ di acqua se dovesse asciugare troppo. Spegniamo e lasciamo riposare coperto per mezz’ora.
Passata la mezz’ora cuociamo i malloreddus, accendiamo la padella del condimento e scoliamo molto al dente direttamente dalla pentola alla padella in modo da tenere l’acqua di cottura. Ultimiamo la cottura amalgamando per bene tutti gli ingredienti così da far prendere bene il sapore ai malloreddus, aggiungendo acqua di cottura in modo da creare la densità giusta quasi cremosa. Spegniamo e serviamo caldissimo. Prendiamo la crema di pecorino, la posizioniamo in superficie e serviamo.

Buon Appetito!!!

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Approfondimenti

I malloreddus, a volte italianizzati in gnocchetti sardi, sono un tipo di pasta tipica della cucina sarda. Hanno la forma di conchiglie rigate lunghe da circa 2 cm in su, e son fatti di farina di semola e acqua. Si mangiano con varie salse.

Nel Sassarese sono chiamati cigiones o ciciones, nel Logudoro macarones caidos o macarones de punzu, nel Nuorese cravaos.

Da sempre i malloreddus sono stati il piatto tradizionale più preparato in Sardegna in tutte le occasioni più importanti, sia nelle feste e nelle sagre paesane, sia durante i matrimoni.

Fin dall’antichità le massaie hanno preparato questo tipo di pasta. L’origine è da ricercarsi nello schema millenario della coltivazione-alimentazione contadina nell’area mediterranea, basata prevalentemente sulla coltura del grano.

Il termine malloreddu (plurale malloreddus) è un diminutivo di malloru, che in sardo campidanese (Sardegna meridionale e centro-meridionale) significa toro. Di conseguenza, malloreddus vuol dire vitellini.

L’origine della denominazione è da ricercarsi nel modo di esprimersi in ambito contadino. La lavorazione manuale dei malloreddus in ambito domestico avveniva impastando la semola di grano duro con l’acqua, e si creavano delle listarelle arrotolate di pasta della lunghezza di circa 15 cm, le quali venivano tagliate a cubetti. Dopodiché si otteneva la forma schiacciando i cubetti di pasta contro l’estremità di un cesto in paglia, detto su ciuliri (il setaccio) per ottenerli rigati, oppure per averli lisci bastava schiacciarli semplicemente contro una base in legno. Se ne ricavava un prodotto panciuto che nell’immaginario del mondo agropastorale assumeva la forma di piccoli vitelli (si pensi a espressioni quali bello grasso come un vitellino).

Tratto da:https://it.wikipedia.org/wiki/Malloreddus