La montagna nel cuore ovvero tapas pinchos e montadito a mille metri

La montagna nel cuore ovvero tapas pinchos e montadito a mille metri, come è possibile?

 

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Una cosa che mi sono sempre ripetuta spesso fino a farmene una convinzione è che in una vita precedente io dovevo essere sicuramente vissuta in montagna. Porto dalla gioventù la montagna nel cuore e anche se sono nata in città i dejà vu più nitidi e vivi li ho sempre avuti nei boschi, osservando meravigliata qualche cima innevata, riempendomi lo sguardo di brillanti fiocchi di neve.

Sia d’estate che d’inverno, in tutte le stagioni quando posso vado sui monti.  Subito sento che sono nel mio ambiente ideale, mi sento in pace con il mondo. Così ora e così tanti anni fa, quando mi alzavo anche alle quattro del mattino per andare a fare sci alpinismo con gli amici del Cai.
Ma non era un blog di cucina questo? Stiamo parlando di me e della mia amata montagna perchè?

 

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Perchè voglio parlarvi di tapas di casa nostra, pinchos del territorio omontadito di montagna ancor meglio chiamati da noi spuncioti.

Ma cosa sono le tapas?
Il termine “tapa” deriva dal verbo “tapar” che in spagnolo significa “coprire”. La loro origine è incerta: si conoscono, infatti, diverse versioni sulla loro storia. Secondo una tradizione popolare, sembra che si utilizzasse un pezzo di pane per coprire il bicchiere di vino riparandolo dagli insetti e che, in seguito, questo pane fosse poi stato condito con diversi ingredienti. Alcuni esperti sostengono, invece, che le tapas vennero inventate nel XVI secolo nella regione della Mancha, ad opera di osti “furbastri” che per servire vino meno buono lo accompagnavano con pezzi di formaggio in grado di “coprirne” il sapore cattivo. Un’altra leggenda racconta che la loro origine proviene dalla visita di un re spagnolo in un bar di una città costiera. Il re chiese una coppa di vino ma giusto al momento di servire il calice si alzò il vento e il cameriere collocò un piattino, con una “tapa” di jamón (prosciutto), sul bicchiere per evitare che vi entrasse la sabbia, e il re apprezzò tanto il gesto che chiese una tapa per ogni bevanda. Secondo un’altra versione, le tapas nacquero a causa di una rara malattia del re spagnolo Alfonso X el Sabio, che era obbligato a mangiare a tutte le ore e a bere un po’ di vino, tanto che da allora non si servì più vino senza cibo.

Potremmo chiamarle stuzzicchini e dividerli in tre categorie. Ci sono le Tapas che vanno mangiate da seduti, una mini porzione di un piatto intero. Ci sono i Pinchos puntati con lo stuzzicadente che si mangiano invece al bancone del bar, il conto viene fatto contando gli stuzzicadenti che si lasciano sul piatto. Infine i montadito, un piccolo panino o tramezzino, qualcosa con il pane insomma.

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Troppo facile una sfida che parlasse delle tapas spagnole, ma  trovare un legame tra qualcosa che sentiamo nostro o come dice Mai Esteve spagnola:

ogni tapa dobra essere legata l’una con l’altra, con un filo condutore, una storia, un raggionamento più tosto che una spezia un territorio… fatte voi e sorprendeteci e sorprendetevi! ma sopratutto vi chiedo di spiegare cosa vi ha spinto a tale scelta a qualle legame o elemento lega le vostre tapas tra loro.

Ecco qui svelato l’arcano, amo la montagna, il mio territorio di montagna del Vicentino, perciò ho preparato dei bocconcini montanari con prodotti veneti.

LA TAPAi colori dell’autunno in montagna: Zucca e patate di Rotzo in saor

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Ingrediente del territorio la patata di Rotzo:Qui da noi nel Vicentino, quando arriva il tempo delle patate nuove, in tanti corriamo su in montagna a far scorta delle famose patate di Rotzo, uno degli otto comuni dell’altopiano di Asiago.

Per 4 tapas:

  •  250 grammi di zucca
  • 1 cipolla rossa
  • patate di Rotzo
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • aceto di vino bianco
  • qualche pinolo
  • 20 gr. di uvetta sultanina
  • olio extra vergine di oliva qb
  • sale.

Preparazione:

  1. Lavate pelate, tagliate a fette le patate di Rozto e cuocetele al vapore.
  2. Mettete in ammollo l’uvetta per una mezz’ora, intanto preparate la zucca, togliendo la buccia e tagliandola a fettine piccole e poi a cubetti.
  3. In una padella stufate la cipolla  con un filo  d’olio, il pizzico di sale, aggiungete dopo un pò il cucchiaio di zucchero per  caramellare e poi l’aceto di vino a discrezione (se vi piace di sapore più o meno forte) e lasciare evaporare.
  4. In un altra  padella  sempre con un filo d’olio mettere i cubetti di zucca a cuocere finchè si ammorbidiscono, devono restare sodi, fatelli saltare spesso a fuoco medio.
  5. Nella padella della cipolla, aggiungete l’uvetta strizzata, i pinoli e insaporite per qualche minuto, unite poi zucca e patate e saltate ancora un attimo.
  6. Servite le tapas in coccottine monoporzione.

 

PINCHOS – Il profumo dei boschi e della terra: Polpettine di mais Marano ai funghi e erbetta rossa

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Ingredienti del territorio: Mais Marano . Noi qui usiamo la polenta gialla di mais Marano, la chiamiamo Marano o maranélo” diffusa nel vicentino.

Ingredienti per 4 pinchos:

  • 500 g di acqua
  • un pizzico di sale per l’acqua della polenta
  • 80 g di farina  mais Marano
  • 20 g di farina di grano saraceno
  • un cucchiaino di funghi secchi fatti a polvere
  • olio extravergine di oliva q.b
  • sale, pepe q.b.
  • una rapa di Chioggia (erbetta rossa)
  • un pezzetto di formaggio Morlacco del Grappa
  1. Preparate la polentina morbida: Fate bollire l’acqua (ci vorrebbe il caliero 😉 paiolo di rame dal fondo spesso e ben ricurvo, ma noi useremo una pentola dal fondo spesso, quando bolle buttate a pioggia la farina di mais Marano e quella di grano saraceno con la mano sinistra e con la destra mescolate bene con la frusta per evitare i grumi. Unite anche il cucchiaino di funghi secchi in polvere. Continuate a mescolare, per circa 40 minuti.
  2. Lasciate raffreddare, intanto lavate e pelate la rapa e fatela a fettine sottili. Passatela in padella dieci minuti finchè diventa morbida.
  3. Tagliate a cubetti minuscoli il pezzetto di morlacco del Grappa.
  4. Con la polentina formate delle polpettine, inserendo nel centro un pezzetto di formaggio,  passatele velocemente su un pizzico di farina di mais, scaldate una padella con un filo d’olio e fate fare una crosticina.
  5. Infilate nello stecchino polpetitne alternate con fettine di rapa.

 

MONTADITO – Il sapore di pane e formaggio – Crostino di pan di segale, formaggio Asiago DOP fuso topinambur e chiodini

 

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Ingrediente del territorio: Formaggio Asiago DOP prodotto della montagna. 

Ingredienti per 4 crostini

  • 100 g di formaggio Asiago DOP prodotto della montagna
  • 2 fette di pan di segale
  • 2 topinambur
  • qualche chiodino ripassato in padella
  • sale, pepe, olio extra vergine

Preparazione:

  1. Lavate, pelate, tagliate a rondelle sottili i topinambur e passateli 15 minuti in padella con un filo d’olio extravergine. Salate e mettete da parte.
  2. Fate lo stesso con i chiodini di bosco
  3. Scaldate le fette di pane, sovrapponete le fettine di formaggio Asiago DOP sopra topinambur e ancora chiodini.
  4. Passate in forno caldo dieci minuti e servite subito.

 

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16 Risposte a “La montagna nel cuore ovvero tapas pinchos e montadito a mille metri”

  1. Che idee carine, voglio provare a replicare tutte!
    Io, del mercato di Madrid, ricordo i dolci al cucchiaio al mango, mhhh…

    1. Grazie Claudia, i sapori di una volta, di caminetto acceso, di integrale 😉 volevo ricreare quelli 🙂 anche se amo si tanto anche il mare ma mi sento proprio bene tra il verde e l’azzurro dei monti. Un bacione

    1. Ma grazie Lisa, io adoro la polenta e queste palline sono venute buone con un pò di saraceno il profumo dei funghi e quel cuore morbidino, l’altro giorno mi sono gustata le tue …. amiamo la tradizione delle nostre terre. Un grande abbraccio!!!

  2. Carissima, complimenti per il bel post e per le eccellenti idee… quando ho letto il prologo sul tuo amore per la montagna mi son detta “vediamo le proposte ” e con grande sorpresa le tromolt simili, come d’altronde lo sono le materie prime
    Ma qui tu hai fatto delle grandi meraviglie. Brava !!

    1. I sapori della montagna sia veneta che lombarda sono simili. Mi ero persa il tuo post e sono corsa a leggerlo. La zuppetta di castagne è meravigliosa e anche tutto il resto. Complimenti Cinzia. Un abbraccio

  3. mi complimento con te. prima di tutto per l’amore per la montagna, che condivido in toto, anche se per me è montagna solo da camminatrice, (non scio).
    e poi per queste ricette, che mangerei subito adesso. buonissime, invitantissime, sfiziose ma vere. ricette che fanno venire voglia di sedersi a tavola e assaggiarle tutte. una due o anche tre o quattro volte.
    peraltro, le polpettine di polenta non sono così dissimili dalla mia proposta, anche se le tue hanno decisamente quel tocco in più.
    p.s. il mio fornitore di verdure bio mi procura sempre la rapa di chioggia, ed è bellissima!!!

  4. Brava davvero Daniela, me le mangerei volentieri le tue tapas a quest’ora. E soprattutto complimenti epr le bellissime foto, non solo dei piatti.

  5. Pure io mi ricordo il mercato san Miguel a Madrid, sopratutto per letapas di cipriones i la cerveza o per il bocadillo de calamares fritos! Tutti ricordi di un addio al nubilato che credevo recente e invece sono già passati 5 anni!!!! Aiuto!
    Tu dici che in una vita precedente avevi vissuto in montagna e ci credo queste cose succedono a tutti ci sentiamo come a casa in luoghi dove magari è la prima volta che ci mettiamo il piedi. Ma da come lo racconti tu pure in quella vita precedente hai amato la montagna. Io ti capisco perché si può dire che ci sono natta e tutte le volt che ci torno mi sembra come di rinascere, come fare pulizia respirando a pieni polmoni. I paesaggi delle tue foto si addicono alle tue tapas, potrebbero essere anche delle tapas da mangiare in una scampagnata o attorno a un camino in una casa di campagna mentre si racconta della giornata passata a cercare funghi o castagne mentre tu sei stata in cucina a preparare queste bontà! Come que montaditos che non riesco a mandare via dalla mia testa! O quelle che sembrerebbero polpette infilzate da uno stechino tra “farvalan” di rapa di chioga, che in realtà sono bontà fatta pallina!

    Non ce niente in questo post che non mi piaccia, niente!

    un besos

    1. Ciao Mai, non sai come mi fanno felice le tue parole. SOno tornata in questi giorni nella tua Spagna anche se proprio al confine. A San Sebastian e ti ho pensato, ho pensato che grazie a te conoscevo tutto delle tapas e pinchos, o come li chiamano nei pais vaschi pintxos. Ci siamo praticamente ingozzati, e anche di vegetariani ne avevano un incredibile varietà, abbiamo fatto anche noi dentro e fuori dai locali ad assaggiarne di tutti i tipi. Grazie ancora di tutte le nozioni che metterò in pratica e ho già promesso ai figli che prossimamente farò una cena di sole tapas. 😉 Un grande abbraccio.

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