Pecorella Pasquale Tarantina di mandorle

Pecorella Pasquale Tarantina di mandorle DSC_0956fQuesta Pecorella Pasquale c’è costata un grandissimo impegno, del risultato possiamo considerarci soddisfatti anche se, sicuramente si può fare di meglio nell’estetica, quest’anno cercheremo di toglierle quell’aria da vispa furbetta anche un po’ cattiva. La nostra Mission era: Fare la Pecorella partendo da Mandorle e Zucchero ed il minimo indispensabile di “aiutini” che si possono trovare nella più normale delle case italiane, anzi, meno, la nostra.

Facciamo la Pecorella Pasquale ispirandoci a quelle che per decenni i miei suoceri hanno regalato alle nostre bimbe, ordinandole nelle migliori pasticcerie di Taranto. Abitualmente se ne fanno e di varie misure, riservando la migliore qualità alle più grandi, dai costi giustificatamente alti, e facendo le più piccole con maggiore percentuale di zucchero e cuocendo anche questa pasta di mandorle per aumentarne la durata. Giustamente per produrre il numero occorrente, trattandosi comunque di una produzione artigianale, fatta con il semplice ausilio di qualche stampo, dovevano iniziare uno o due mesi prima a produrre. Alcune contengono un po’ di ripieno, sempre per abbattere i costi; non così se si trattasse della meravigliosa faldacchea delle Monache Leccesi, diamo a Cesare quel che è . . . , ci mancherebbe, piuttosto si trovava un po’ di Pan di Spagna imbevuto di liquore e/o della confettura di frutta, buona, se si trattava delle artigianali Perata o Cotognata, del resto, aggiunte della tradizione Salentina, ma qualche volta non è così ed allora rimaniamo fedeli alle migliori e la facciamo interamente di Pasta di Mandorle, pur avendo a disposizione sia Perata che Cotognata fatte da noi, ma non è detto, se riuscissi a trovare la ricetta della Faldacchea delle Monache . . .

Il tempo occorrente: tanto, quanto? non sappiamo, tre buone ore circa, spese anche in tentativi, esperimenti e prove. Più che di tempo, devo dirvi, c’è voluta pazienza ed inventiva. Per una pecorella lunga 17/18 centimetri ed alta 14/15, sono occorsi:

  • mezzo chilo di Mandorle sgusciate e spellate
  • mezzo chilo di zucchero semolato
  • pochissimo zucchero a velo per impolverare il piano di lavoro
  • mezzo bicchierino di un liquore all’arancia o comunque aromatico
  • un pezzetto di Pasta di Zucchero di 25 grammi
  • tracce di Cacao e coloranti alimentari rossi e verdi
  • Campanellino e nastrino, unico acquisto extra, anzi, in verità, messo da parte da una pecorella regalataci, probabilmente da mio suocero, buon siciliano.

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Sagomiamo innanzitutto la testa della Pecorella Pasquale, utilizzando la Pasta di Zucchero, probabile che in famiglia occorra chiedere aiuto a quello più bravo a plasmare con argilla, cere  o altro, è la stessa cosa, ci siamo aiutati con uno stuzzicadenti per segnare narici e bocca. La testa, per consentire un facile e stabile inserimento, ha un foro conico. Con quantità infinitesimali di granellini di colorante diluiti in una goccia d’acqua, un pennellino ed uno stuzzicadenti abbiamo dato un colorito appena rosaceo al volto e segnato bocca narici e occhi, i contorni occhio e gli zoccoli sono stati fatti con polvere di cacao. Questa fase può essere ovviata, acquistando la testa nei negozi ben forniti. Ma volete mettere la soddisfazione di provare a dare una espressione sorridente e sagace ad un pezzo di zucchero? Giocando con le posizioni di occhi, orecchie e bocca si può provare a dare altre espressioni.

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Mentre la testa della Pecorella Pasquale si asciuga, siamo passati alla Pasta di Mandorle, una sorta di Marzapane grezzo, più che sufficiente per quello che vogliamo ottenere, della pasta abbiamo già parlato a Proposito del Panettone Incassato, qui. Volendo, sarebbe meglio usare zucchero a velo, non è indispensabile, usiamo il semolato che riduciamo a qualcosa di simile con un robot dal buon motore, il nostro ha una quarantina d’anni, oggi avrete cose incredibili con cui farlo. Anche la farina di mandorle è già disponibile, preferiamo però farla con lo stesso metodo. Usando le mandorle, specie se di eccellente qualità, si avrà un impasto più umido naturalmente, ricche come sono le mandorle del loro prezioso olio, avremo meno bisogno di bagnare l’impasto di liquore, teniamo sempre presente che questi sono dolci anche e soprattutto per bambini. Alla fine si dovrà ottenere un impasto piuttosto consistente, si lavorerà meglio se lo lasciate riposare una mezz’oretta, ne tagliamo un terzo circa, servirà a fare il manto di lana, con i due terzi si prepara invece quello che definirei una sagoma o manichino, in effetti il corpo di una pecorella adagiata, leggermente acciambellata, con il collo eretto, che finirà in un abbozzo di testa adatto ad essere infilato nel cono della testa di pasta di zucchero, abbiamo messo un pezzo di stuzzicadenti per maggiore sicurezza. Non dimenticate i due pezzetti che diventeranno le sole due zampette a spuntare dal manto. Quest’anno (2015) abbiamo aggiunto una sequenza fotografica esplicativa.

Passiamo ora al manto della Pecorella Pasquale, rilavorando il terzo di pasta di mandorle, messo da parte, con qualche altro cucchiaio d’acqua, uno o due, possono anche bastare le mani inumidite, potremmo usare liquori ma ne abbiamo già parlato. La rilavoriamo fino a renderla tale da passare agevolmente dal beccuccio n° 5 di una sac a poche a sbuffetti o a tratti più lunghi, il nostro è un evidente esempio, sicuramente si può fare anche di meglio e parecchio, addirittura un lavoro più raffinato. Ad esempio miscelando bianco d’uovo e non semplice acqua e/o partendo con zucchero a velo, quello impalpabile, ottenendo così un vero Marzapane, questo darebbe sicuramente particolari più raffinati al vello; l’abbiamo considerato superfluo, ma non è detto che abbiamo ragione.Pecorella Pasquale Tarantina di Mandorle DSC_0940f

Ci spiace solo non essere riusciti, come nostra intenzione, a fare questo articolo qualche giorno fa, teniamolo buono per il prossimo anno. Questo lo dicevamo nel 2014, quest’anno era disponibile per tempo ed abbiamo aggiunto anche qualche nuova foto e qualche notizia in più, cercando sempre di migliorare.

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C’hama mangià josc . . . mamm ce croc stu mangià

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