Frittata con Pianta di Papavero

Frittata con Pianta di Papavero DSC_0034pLe verdure, se ben pulite, non nel senso dell’igiena ma in quello di farlo con accortezza senza sprecarne, fruttano molto, capita così di acquistarle in misura esagerata nel continuo timore che siano poche. E’ capitato così che un chilo di Paparine, per giunta buon peso, diventasse per due soli commensali “una esagerazione veramente esagerata”, scusate la ripetizione ma ci vuole. Ne è avanzata di semplicemente soffritta ed allora perché non farne una frittata? E’ stata, almeno per noi, una piacevolissima e gustosissima nonché gradevolissima conferma.

Ecco come abbiamo proceduto, lavorando una buona oretta e un quarto ed impiegando questi ingredienti, essendo la Frittata con Pianta di Papavero per quattro commensali (per restare nelle abitudini):

  • mezzo chilo di Paparine
  • due spicchi di Aglio
  • un Peperoncino
  • quanto basta di Sale
  • quattro cucchiai di Olio Extra Vergine di Oliva
  • sei o sette Uova
  • due o tre cucchiai di Canestrato Pecorino
  • uno o due cucchiai di Pangrattato
  • una spolverata di Pepe Nero macinato

Sinteticamente i passaggi della preparazione sono:

  1. Pulire le Paparine separando cime da foglie
  2. Sbollentare rapidamente le foglie
  3. Intanto scaldare nell’olio profondo l’Aglio ed il Peperoncino
  4. A aglio colorato aggiungere le foglie ben scolate e le cime crude, salare
  5. Portare a cottura a fiamma vivace la verdura
  6. Mischiare le Uova al formaggio, al Pangrattato e alla polvere di pepe, salare
  7. Alzare la verdura dalla padella, lasciando il condimento ben pulito
  8. Far evaporare l’acqua residua e buttare le uova
  9. Aggiungere la verdura appena accenna a rapprendersi l’uovo sul fondo
  10. Quando l’uovo è ben rappreso rigirare e completare la cottura

Frittata con Pianta di Papavero DSC_0016f

Approfondiamo la preparazione, entriamo nei particolari

In una Frittata con Pianta di Papavero va da se, che, essendo, quella della verdura, una doppia, se non tripla, cottura, la prima deve essere molto accorta ed al dente, le Paparine sono molto delicate, specie le cime, cuociono in un niente. Come tutte le verdure in cottura verrà fuori un bel po’ d’acqua di vegetazione, dobbiamo farla evaporare rapidamente, quando è cotta la solleviamo, facendola scolare nella padella, non vogliamo una frittata piena d’acqua ma neanche buttare il suo condimento. Faremo evaporare quell’acqua prima di buttare le uova, che dovranno friggere in un velo d’olio, già ben saporito. Per inciso, l’uso del pane nelle frittate per noi non è abituale, in effetti è uno degli espedienti per riempire le pance con poca spesa, utilizzando sopratutto rimasugli raffermi, questa volta l’abbiamo adottato anche perché disponevamo solo di un Pecorino Canestrato stagionatissimo, tre anni o più, troppo saporito in definitiva, da usare a pizzichi, abbiamo usato il pane come un disperdente, un supporto, meglio sarebbe stato un pecorino giovane appena grattugiabile. Non appena vediamo addensarsi l’uovo a contatto con la padella, versiamo la verdura e, agitando vigorosamente la padella, aiutandoci con una forchetta, facciamo compenetrare il più possibile l’uovo nella verdura e viceversa. Con una lenta cottura a fiamma moderata, portiamo all’addensamento l’uovo, una fiamma alta non la farebbe cuocere prima, la farebbe solo bruciare prima, per quanto, quel che di “abbruscatello o abbruciatello” superficiale doni alle frittate, sono garanzia di una buona cottura anche al centro. Cosa c’è di peggio di una bella frittata, tirata su con tanto amore e della quale ci siamo inebriati per il profumo, che al taglio si riveli ancora bavosa, non è mica una francese omelette, stiamo parlando di maschia frittata. Le femministe scusino l’aggettivo maschilista ma l’altro che m’è venuto in mente era ancor più maschilista, le femmine moderne l’hanno, inspiegabilmente e ingiustificatamente, fatto loro, è vero, stanno sempre a dire “due . . . di qua due . . . di la” ma io, che non l’ho mai usato, non lo farò mica adesso!

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Abbiamo lasciato la nostra frittata al punto di girarla; lo confesso, non siamo capaci di farlo al salto, ci è sempre mancato il coraggio d’allenarci, forse troppo rispetto per il cibo e per il sudore che costa alla gente onesta, rigiriamo le nostre frittate con un coperchio o un piatto, entrambi di diametro appena superiore alla padella, ve la rivoltiamo velocemente e la rimettiamo in padella facendovela dolcemente scivolare, se è ad un buon punto di cottura, la padella è buona e giusta ed il condimento non è eccessivo, l’operazione è abbastanza facile. Ora non resta che completare la cottura a fiamma moderatissima, dando qualche scossa alla padella. La frittata è buona sia calda che fredda ma se volete sapere come la preferisco io è calda, calda e bella unta tra due fette di pane, che se ne impregnino riposando un po’.

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C’hama mangià josc . . . mamm ce croc stu mangià
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